Il Comitato Cuneese Acqua Bene Comune scrive al territorio saviglianese

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Di seguito il testo della lettera che il Comitato Cuneese Acqua Bene Comune ha inviato ai sindaci dell'area omogenea saviglianese contenente importanti approfondimenti sulla gestione del servizio idrico integrato sul loro territorio.

Egregi signori SINDACI dell’Area Omogenea Saviglianese presso i comuni di Savigliano, Caramagna, Cavallerleone, Cavallermaggiore, Marene, Monasterolo di Savigliano, Racconigi, Villafalletto, Vottignasco.

Il Comitato Cuneese Acqua Bene Comune si rivolge a Voi, nell’intento di fornire alcune informazioni che possano esservi utili allo scopo di avere un quadro completo valido a consentirvi una corretta e motivata decisione in merito alla futura gestione del Servizio Idrico integrato sul vostro territorio.

Nelle settimane scorse la vostra rappresentante di Area all’interno della Conferenza dei Rappresentanti di Egato4 Cuneese Roberta Barbero, sindaca di Marene, vi ha informati sui progetti che l’assessore alla sanità della Regione Piemonte, Luigi Genesio Icardi, intende mettere in atto sul territorio di Ato4 Cuneese. Tali informazioni sono state confermate nella risposta fornita dall’assessore all’ambiente della Regione Piemonte, alla interrogazione presentata dal consigliere Martinetti nel question time di martedì 10 dicembre e successivamente confermate in dichiarazioni alla stampa dello stesso Icardi.

Secondo queste fonti la giunta regionale vorrebbe smembrare, con proprio provvedimento non sindacabile dai comuni coinvolti, l’Ambito Idrico Ottimale n. 4 del Cuneese in due sub-ambiti gestionali, di cui uno a gestione mista privato/pubblica. La vostra Area Omogenea verrebbe obbligatoriamente inserita nel sub-ambito a gestione mista.

Il provvedimento sarebbe illegittimo perché confliggerebbe con l’art. 147 del decreto ambientale n.152/2006 e non rispetterebbe le prerogative riconosciute a voi stessi dall’art.149 bis del medesimo D.lgs. Il conflitto con l’art.147 si configura nel fatto che la legge nazionale riserva esclusivamente allo stato la definizione dei parametri che devono essere rispettati nella definizione dei territori degli Ato e stabilisce che la gestione deve essere unica per ogni Ato.

Inoltre l’art.3-bis della legge 148/2011 stabilisce che il territorio minimo non può essere inferiore a quello della provincia. Il non rispetto dell’art. 149 bis si manifesta con il fatto che la scelta del tipo di gestione spetta unicamente all’organo di governo dell’Ato (Egato) nel rispetto dell’obbligo di unicità della gestione. Anche se si volesse disconoscere quest’ultimo obbligo, la competenza non sarebbe della regione ma unicamente vostra tramite la Conferenza dei Rappresentanti di Egato 4 Cuneese.

Questi principi sono stati tutti efficacemente ribaditi dalla Corte Costituzionale con la sentenza n.173/2017 con la quale ha rigettato un simile provvedimento della regione Liguria che mirava ad istituire un nuovo ambito nella provincia di Savona.

Non vi tragga in inganno il fatto che in diversi ambiti ottimali italiani esistono più sub-ambiti: essi sono stati tutti istituiti prima dell’entrata in vigore della legge 148/2011 che tra l’altro statuisce anche che i provvedimenti successivi alla sua entrata in vigore devono tutti obbligatoriamente tendere ad unificare le gestioni anziché a smembrarle. Nel caso della nostra provincia, l’Assemblea Generale degli Enti Locali del marzo 2018 ha chiaramente indicato, a grande maggioranza, la forma gestionale completamente pubblica in house quale forma più adatta alla gestione del Servizio Idrico Integrato per tutta la provincia.

Successivamente le delibere adottate, sempre a grande maggioranza, dalla Conferenza dei Rappresentanti di Egato4 nelle date del 7 maggio 2018 e del 27 marzo 2019, hanno ufficialmente scelto la forma di gestione completamente pubblica in house ed affidato il servizio all’azienda consortile Cogesi, consorzio di 2° livello tra aziende territoriali partecipate unicamente dai comuni del territorio. Alcuni sindaci hanno voluto testardamente proporre ricorsi avversi al Tribunale Superiore delle Acque di Roma che a luglio ha rigettato la richiesta di sospensiva.

Nella udienza dello scorso 18 dicembre il giudice si è riservato un breve periodo di tempo per emettere la sentenza di merito. I ricorsi hanno comportato un rallentamento nella procedura di subentro ed un cospicuo dispendio di fondi comunali e di Egato4 che, non dimenticatelo, arrivano dalle tasse e dalle bollette dei cittadini. Se la regione metterà in atto il progetto sostenuto dall’assessore Icardi, si innescherà immancabilmente un ricorso alla Corte Costituzionale da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri che comporterà ulteriori gravosi costi, che in caso di soccombenza potrebbero configurare un danno erariale.

Tutto ciò mentre il percorso democratico e rispettoso dei territori, delineato nella delibera di affidamento, vi riconosceva il pieno titolo a fare nascere, o trasformare, una vostra azienda locale partecipata unicamente dai vostri comuni , nella quale avreste potuto esercitare il massimo potere di intervento. Questa azienda si sarebbe poi consorziata in Cogesi quale affidatario unico.

Non cadiate nel tranello di pensare che l’eventuale gestore di un sub-ambito misto possa essere l’attuale compagine societaria del gestore Alpiacque: l’ordinamento Europeo obbliga all’indizione di una gara d’appalto per l’identificazione del socio privato. Con la redditività garantita dall’attuale metodo tariffario sono molti e sempre più grandi i players nazionali ed internazionali che sarebbero interessati: immaginate quale potere di intervento potreste avere nei loro confronti!

È comunque fuorviante pensare che le delibere adottate abbiano comportato un giudizio negativo nei confronti dell’attuale gestore: semplicemente la sua convenzione è scaduta a luglio del 2017 ed è già stata prorogata di due anni, non erano possibili ulteriori proroghe. Inoltre tutti i suoi dipendenti passeranno al nuovo gestore, comprese le funzioni direttive, garantendo al territorio il know-how maturato in questi anni. Tenete anche conto che che il regime solidaristico previsto nel Piano d’Ambito per l’approvvigionamento di buona acqua potabile prevede l’utilizzo, reso sempre più necessario dai cambiamenti climatici, delle fonti carsiche esistenti nelle Alpi cuneesi: territori che la soluzione prospettata vorrebbe tenere separati dal vostro sub-ambito.

Non correte dietro le lusinghe di chi, avendo perso la partita come sindaco, pensa di portarsi a casa il pallone come assessore regionale! I vostri cittadini vi chiederanno conto del vostro operato. Cittadini che nella vostra Area Omogenea si recarono a votare per l’acqua pubblica nel referendum del 2011, nella percentuale del 59,3% degli aventi diritto con il 91,15% di si. Senza alcuna pretesa di possedere la verità, ma con il solo spirito di renderci utili per la migliore soluzione, rimaniamo a disposizione per ogni approfondimento o verifica che vorrete fare.