Centro di Prima Accoglienza: una realtà sconosciuta che salva il sociale.

Il Centro di Prima accoglienza in via Pola è gestito dalla Caritas Diocesana, in particolare dalla figura di Don Gigi Alessandria. Una struttura che ricopre un ruolo di importanza cruciale per l’organismo sociale, perché consente a persone che altrimenti dormirebbero in strada di avere un pasto, un letto e di intraprendere percorsi di apprendimento linguistico e lavorativo. Un vero antidoto per le falle nel sistema di accoglienza italiano e per un sistema economico-produttivo di tipo competitivo, che marginalizza i deboli costringendoli alla vulnerabilità e all’indigenza. Oggi il Centro ha bisogno di volontari e di supporto da parte della popolazione.

Spiega Don Alessandria: “I giovani che ospitiamo hanno tra i 20 e i 30 anni e arrivano perlopiù dall’Africa sub-sahariana (ma contiamo anche alcuni italiani ed est-europei) e hanno percorso tragitti molto lunghi. Hanno transitato attraverso la Libia, che li ha costretti ad atroci esperienze. Un dato importante: gli ospiti sono persone con documenti regolari, oppure in attesa di validazione o conferma del visto. Tutti vogliono lavorare, hanno competenze e capacità. Sovente però sono costretti all’ozio e alla solitudine protratti da un sistema burocratico macchinoso, eccessivo, labirintico. Un sistema che congela la persona in lunghi periodi di immobilismo. Servono volontari e risorse per ampliare il centro, e soprattutto una comprensione del ruolo svolto da questa struttura”.

Oggi Don Gigi può contare sull’aiuto di 40 volontari, che contribuiscono all’integrazione dei ragazzi. Ma mancano persone che si occupino della quotidianità, delle pulizie, delle faccende elementari. La struttura non è piccola: offre 18 posti letto per trascorrere la notte (i letti sono quasi sempre tutti occupati) e una cena per circa 60 persone. Il lavoro quotidiano richiesto è dunque tanto. Don Alessandria: “Chi frequenta questi locali non ha altro posto in cui dormire o in cui mangiare. L’alternativa sarebbe la strada. Queste persone non hanno necessità di ricevere carità o compassione, ma di una considerazione sociale maggiore, un’attribuzione di dignità e autonomia, un’occupazione che gli consenta di sopravvivere e di inviare soldi alla famiglia in patria”.

Tutti possiedono i documenti in regola, cercano lavoro oppure prestano servizio in una fabbrica, autolavaggio, nel comparto agricolo. Sono persone che arricchiranno il luogo in cui abitiamo grazie alle loro qualità umane, linguistiche, culturali, relazionali. Conclude Don Alessandria: “Alcuni purtroppo non trovano posto nel Centro, le richieste di accesso risultano in continuo incremento. Alba è una città che offre molto lavoro, soprattutto in campagna: vedremo nel periodo primaverile ed estivo cosa accadrà. Presumiamo un’impennata nelle richieste di accesso alla struttura”.

Per aiutare il centro o offrire la propria azione come volontario, chiamare il numero 0173 440490 o scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Comunicato stampa

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