Il messaggio quaresimale del vescovo di Asti Marco Prastaro

Il messaggio quaresimale era già pronto. Lo avevo pensato con calma, lo avevo scritto, riletto, limato qua e là ed infine messo “in bella” e salvato sul file “quaresima 2020” per essere stampato al momento buono.
Nel frattempo, il Coronavirus fa la sua comparsa anche in Italia contagiando persone, alcune delle quali, purtroppo, muoiono.
Domenica sera l’accelerata: l’ordinanza del ministro della salute e del governatore della regione, un’ordinanza comunale, chiudono le scuole e tante altre attività. Lunedì, è toccato a noi Vescovi del Piemonte chiarire che cosa, in base a tale ordinanza, bisognava fare e non fare: niente più messe, catechismo, oratorio incontri e altre attività in cui si radunano persone. Perfino sui funerali si è dovuto intervenire.
Risultato nel nostro territorio: i bambini e i ragazzi sono a casa e a casa sono in qualche modo costretti a restare, i genitori devono riorganizzare la vita familiare e lavorativa per assisterli, tanti nonni sono stati reclutati a tempo pieno per custodire i nipoti; molte attività commerciali e lavorative “pagano” subito le conseguenze di questo stop; i canali d’informazione ci tengono aggiornati con continui “bollettini medici” che rischiano di accrescere la nostra preoccupazione.

A livello nazionale, mentre il contagio continua, i morti aumentano e il personale sanitario lavora tantissimo, qualche politico ne approfitta per un’ulteriore litigata con le parti avverse, qualche confuso profeta di sventura tuona, magari alla radio, per dire che tutto quanto accade è una punizione di Dio…

Sono giorni che cerchiamo di rendere “normali” in un tempo che di normale ha ben poco, questo virus sconosciuto ci ha fatto perdere quelle sicurezze che danno ordine e serenità alla nostra vita.
Arriviamo al Mercoledì delle Ceneri. Per molti, anche per chi magari nelle pratiche religiose tende al tiepido, è un giorno importante, da celebrare, un giorno per digiunare e pregare e riconoscere che la nostra vita senza Dio è come la cenere che con un soffio si dissolve. Un Mercoledì delle Ceneri che diventa particolare per qualcosa che mai era successo: le funzioni sono rinviate a domenica, nessuna Messa delle ceneri!

A questo punto faccio mie e condivido con voi alcune riflessioni di Don Michele Berchi Rettore del Santuario di Oropa; un parroco le ha messe sul gruppo di WhatsApp dei preti della nostra diocesi e ci hanno incoraggiato:
Non tutti forse sanno che nella Liturgia Ambrosiana (che si celebra in tutta la Diocesi di Milano) nei venerdì di Quaresima non si celebra la S. Messa: si chiama digiuno eucaristico. Si tratta di una tradizione profondamente educativa perché aiuta ad accorgersi del bisogno e quindi del desiderio di Cristo. A riscoprire che ciò che normalmente abbiamo fra le mani non è scontato averlo, ma è un dono.
Io credo che queste misure di sicurezza e di responsabilità possiamo viverle con il medesimo spirito e con la medesima gratitudine. Quest’anno inizieremo la Quaresima vivendo “dal di dentro”, profondamente, il bisogno e il desiderio di partecipare alla Messa, di ricevere la Comunione; forse con un’attesa che non provavamo più fin dal giorno della nostra Prima Comunione.

In fondo, non è forse questa la profonda ragione della Quaresima che stiamo per iniziare? Riscoprire di cosa abbiamo veramente bisogno; di cosa viva la nostra vita.
Sì, questa occasione ci permetterà di ritornare a desiderare ciò che il Signore ci ha sempre regalato; di riscoprire che tutto è dono e non solo la S. Messa, la Comunione, la Chiesa, ma proprio tutto, anche la salute, il lavoro, la libertà di viaggiare, di comperare, di divertirci, di ritrovarsi fra amici,… tutto.
“Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada (il virus)? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8.35-39)

A questo punto mi sento di poter condividere con voi il messaggio quaresimale che avevo preparato, un messaggio che continuo a sentire importante e spero anche stimolante in questo tempo di digiuno, preghiera e carità.
Col cuore di Dio: “Convertiti e credi al Vangelo” cioè cambia la tua vita per conformarla al Vangelo, questo l’invito della Quaresima.
In questo tempo complesso che la nostra società vive mi chiedo quale possa essere una conversione da operare per essere come Dio ci ha voluto. Ritengo che il nostro impegno quaresimale possa avere come obiettivo il ritornare a “sentire” secondo il cuore di Dio. Paradossalmente direi: tornare a sentire col cuore di Dio per essere più umani.
Un cuore che sente come quello di Dio è un cuore che “sente” il dolore del fratello come il proprio dolore, che sente il grido dell’altro come il proprio grido, che sente l’anelito di pace e di bene di chi è oppresso come il proprio anelito.

Tutti presi dai nostri problemi, dalle lamentele per le nostre difficoltà, dalla rivendicazione dei nostri diritti, guidati sovente dal disagio e dalla rabbia che da esso nasce, abbiamo perso in umanità. E non siamo più capaci di compassione, di solidarietà, di empatia, cioè di provare in noi ciò che l’altro prova. Semplicemente risolviamo la faccenda dicendo: sono affari suoi, nessuno glielo ha chiesto, ben gli sta, con tutti i problemi che ho… e ci chiudiamo in noi, in uno sterile e controproducente risentimento.

Dio è maestro di umanità. Il suo cuore divino è un cuore “profondamente umano”. Ecco perché è vitale tornare a sentire con il cuore di Dio.
La quaresima è il tempo propizio per intraprendere questo cammino. La Pasqua sarà il dono di questo cuore che ha sconfitto ogni egoismo, ogni male, ogni dolore, perfino la morte! Un dono che è sempre immeritato, ma un dono al quale comunque dobbiamo preparare la strada.
Il sentiero che la Chiesa ci addita è fatto, come sempre, di preghiera, digiuno e carità.

La nostra preghiera sia sempre più frequente e intensa, sia stare con Dio a lungo. Proporrei di pregare di più per gli altri, per chi è nel dolore e nella fatica, ma ancor di più per chi sentiamo come nostro nemico, come qualcuno che ci toglie qualcosa. (Aggiungo oggi di pregare perché il Signore ci liberi da ogni malattia, abbia cura di chi è malato, sostenga le loro famiglie, protegga e renda forte chi si prende cura dei malati, accolga fra le sue braccia le persone decedute).

Il digiuno è sempre fatto di rinuncia al cibo. Ma sia anche fatto di rinuncia a tutto ciò che alimenta sentimenti che non sono secondo il cuore di Dio: il pettegolezzo, le parole di disprezzo, i programmi che urlano e accusano, il tempo dedicato a ciò che non ci fa stare con gli altri ma ci intrattiene in un social senza relazione faccia a faccia.
Infine la carità, che ci porta ad aprire il cuore verso chi è nel bisogno, a fare gesti concreti verso coloro il cui problema lo avvertiamo come nostro problema. Come Diocesi ci siamo impegnati ad aiutare la diocesi sorella di Juina, in Brasile, per l’acquisto di un’automobile per il seminario. Perché possano giungere, senza problemi, ovunque c’è bisogno di loro, od ovunque ci può essere un qualcosa per la loro crescita.
Buon cammino a tutti. Che il grande cuore divino del Signore renda umani i nostri piccoli cuori.

Vi benedico
+ Marco

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