L‘arte come strumento per il cambiamento sociale

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Durante il mese di settembre l'associazione di promozione sociale MiCò proporrà alla cittadinanza una serie di appuntamenti per ripensare il teatro, il circo e l’arte come strumenti potenti ed evocativi per inscenare e promuovere un cambiamento sociale. La rassegna di concerti, laboratori, spettacoli rientrano nel progetto di Zoé in Città, lo spazio culturale che anima la città di Cuneo da inizio agosto attraverso iniziative artistiche rivolte a tutte le fasce d’età sotto il grande tendone da circo al Parco della Gioventù, vicino al parcheggio delle piscine lato Casa del Fiume.

Gli appuntamenti proposti dall’APS MiCò iniziano mercoledì 9 settembre, con la serata “Arte fuori confine: esperienze di circo e teatro sociale in Etiopia”. Ingresso a offerta libera. Dalle 19:30 aperitivo con musica etiope e performance con strumenti di circo contemporaneo dell’artista Samuel Abebayehu, della compagnia di circo sociale etiope “FEKAT CIRCUS”. Sarà possibile ordinare la cena made in Birrovia entro le 19:30.

Alle 20:45 si terrà un incontro-spettacolo con assaggi esperienziali di circo e teatro sociale in Etiopia, che toccheranno il tema dell’arte come un mezzo per favorire l’inclusione sociale. Interverranno l’antropologa Giulia Marro che presenterà il progetto del Fekat Circus: un esempio virtuoso di circo sociale, che promuove l’arte circense come occasione per sviluppare la crescita individuale e l’inclusione sociale dei giovani vulnerabili ed emarginati della capitale Addis Abeba. Paola Galassi e Francesca Longo parleranno della della loro avventura professionale di teatro sociale con il progetto #100% Plastica – Intervento di sviluppo del settore di raccolta e riciclo dei rifiuti plastici ad Awassa”, in Etiopia, promosso da una collaborazione tra SCT Centre e Cifa Onlus.

Il tutto sarà intervallato da momenti di performance dal vivo dell’artista circense etiope. Sabato 12 e domenica 13 il tendone di Zoé in Città ospiterà in laboratorio di Teatro dell’Oppresso, al costo di 20€ previa iscrizione obbligatoria. Lo conducono Monica Prato, psicologa, psicoterapeuta della Gestalt e attrice, e Marco Pollarolo, economista e antropologo africanista. Il Teatro dell’Oppresso è un metodo teatrale potente che comprende differenti tecniche create dal regista brasiliano Augusto Boal per la messa in gioco di conflitti e oppressioni e la conseguente ricerca corale e collettiva di soluzioni alternative.

Il laboratorio vuole portare i partecipanti a riflettere sulle relazioni di potere/oppressione che ognuno di noi agisce o subisce nella quotidianità e che necessitano di strategie per essere affrontate e scardinate. Attraverso il lavoro di gruppo si elaboreranno situazioni di conflitto e oppressione del contesto sociale e personale in cui ognuno vive. Le scene di oppressione verranno presentate la domenica 13 settembre alle 17:00 all’interno dello spettacolo Forum aperto al pubblico: attraverso l'interazione e lo scambio diretto tra attori e spettatori si individueranno soluzioni alle situazioni di oppressione messe in scena dai partecipanti al laboratorio.

Nella serata del 12 settembre alle 21:00 ci sarà il Concerto con i Twenty-free e Pacifik, organizzato da “Start the change” un gruppo di 15 giovanissimi coordinato da MiCò e dal CISV di Torino, motivati ad essere attori e attrici del cambiamento e quindi pronte per mettersi in gioco sul proprio territorio. Questa serata è pensata come uno spazio dei giovani partecipanti del progetto per proporre momenti di ritrovo, incontro e confronto sui temi che si sono toccati durante il percorso, al fine di proporre un momento di convivialità offrendo alcuni input per l’incremento della consapevolezza e della comprensione critica del mondo.

L’ultimo appuntamento sarà il 25 settembre alle 21 con lo spettacolo-incontro “Bricks - Costruire comunità con il teatro sociale” condotto da Paola Cereda, regista della compagnia assaiASAI di Torino. Insieme agli attori Cristina Cerri, Federica Stevenin e Luca Tallarita racconteranno l’esperienza della compagnia teatrale nata in seno all’associazione ASAI: cinquanta persone di età e provenienze differenti che da quasi dieci anni si incontrano ogni settimana per raccontarsi storie e trasformarle in un atto artistico condivisibile, con umorismo e instancabile passione.

A partire da una scena dell'ultimo spettacolo dedicato alla migrazione ai tempi del web, alcuni componenti della compagnia racconteranno il loro percorso: come creare un gruppo artistico solidale e coeso? Come scrivere una drammaturgia collettiva? Come continuare a essere comunità creativa nel rispetto del distanziamento fisico imposto dall'emergenza sanitaria?