Da stagionali ad apicoltori con Bee My Job

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L’iniziativa, rivolta a richiedenti e titolari di protezione internazionale, vuole fornire strumenti efficaci e concreti per l’inserimento lavorativo in ambiti diversi dall’agricoltura stagionale, in particolare quello apistico. La selezione, iniziata a fine 2020,  è stata condotta dall’Associazione Cambalache, in collaborazione con gli operatori del Presidio Saluzzo Migrante (per il Nord Italia) e la onlus MEDU – Medici per i diritti umani (per il Centro-Sud) tenendo conto delle esigenze e delle aspettative sia delle aziende sia dei beneficiari, oltre agli aspetti legati alla logistica e allo status dei candidati.

Dopo le lezioni teoriche online durante il mese di marzo, i tre beneficiari individuati da Saluzzo Migrante tra i suoi utenti avrebbero dovuto seguire un seminario pratico nella sede alessandrina dell’Associazione Cambalanche, cosa che non è stata possibile a causa delle restrizioni dettate dalla pandemia.

I tre giovani migranti coinvolti, due dei quali accolti in Casa Madre Teresa, hanno quindi intrapreso un primo avviamento al lavoro apistico grazie alla collaborazione di un volontario di Saluzzo Migrante e apicoltore, Matteo Mana, 35enne di Manta. Matteo ha ospitato gli “studenti” di “Bee My Job Academy” nel suo apiario, riferendo il loro grande entusiasmo verso questo mondo e il loro desiderio di riscatto attraverso l’apprendimento di un nuovo mestiere. Nessuno sembrava impaurito dalle api che, al contrario, hanno riferito essere decisamente più mansuete di quelle africane!

Ha avuto così inizio una nuova esperienza per M. 25enne originario del Gambia, M. e I., entrambi maliani di 27 e 29 anni, quest’ultimo con alle spalle un’esperienza da apicoltore nel suo Paese d’origine, aspetto che lo ha fortemente motivato ad approfondire le sue conoscenze per un futuro lavoro nel settore. Due di questi ragazzi hanno vulnerabilità psicologiche e la prima volta in cui gli operatori di Saluzzo Migrante li hanno incontrati erano senza dimora.

Nonostante le difficoltà dovute agli acuti della loro malattia, l’accoglienza in Casa Madre Teresa si è rivelata fondamentale per intraprendere un percorso di cura che ha consentito di affrontare la loro problematica in un luogo sicuro, nel quale sono stati accolti e accettati. M., inoltre, dopo un anno di accompagnamento, grazie a Saluzzo Migrante e al supporto della Human Rights & Migration Law dell’Università di Torino ha visto riconosciuto il suo status di rifugiato. Il percorso con “Bee My Job Academy” si è rivelato utilissimo per restituire loro un nuovo orizzonte di vita. Due sono stati accompagnati dai nostri operatori ad Acqui Terme ad incontrare l’azienda apistica per iniziare il tirocinio. Purtroppo al momento l’attivazione è stata solo per uno di loro per via delle problematiche derivanti dalle procedure sulle attese dei rinnovi dei permessi di soggiorno e l’assenza di ricevute che abbiano valore legale tra un rinnovo e l’altro. Non è certo come proseguirà il cammino di questi ragazzi, ma è evidente l’importanza di questo primo passo verso una maggiore autonomia e un equilibrio di vita.

Grazie al progetto “Bee My Job Academy” l’inserimento in azienda è facilitato grazie ai fondi della Compagnia di San Paolo che hanno permesso all’Associazione Cambalache di coprire per le aziende apistiche aderenti il 50% degli indennizzi di tirocinio, a fronte di un’attivazione minima di 4 mesi, garantire la copertura dei costi per le pratiche di attivazione dei tirocini, dare una consulenza sulla normativa sul lavoro per l’impiego di soggetti vulnerabili, offrire un tutoraggio educativo e interventi di mediazione linguistica e culturale durante tutto il percorso. Per quel che riguarda invece la ricerca dell’alloggio da parte dei beneficiari, il progetto offre loro supporto logistico e, se necessario, può arrivare a erogare un contributo economico per affittare un alloggio vicino alla sede aziendale durante il periodo di tirocinio.

La Caritas di Saluzzo e gli operatori di Saluzzo Migrante ripongono grandi aspettative in questo progetto di apicoltura sociale, riconosciuto a livello internazionale come buona pratica di inclusione, grazie alla collaborazione a partire dal 2018 con l’UNHCR – Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. La speranza è quella che, attraverso una formazione qualificata, un accompagnamento professionale di operatori sociali e strumenti concreti come l’inserimento lavorativo in tirocinio, i tre giovani africani coinvolti possano uscire dalle condizioni di disagio e marginalità in cui vivevano.