Sabato 24 aprile alle 17.30 il CPIA di Asti, l'Istituto Statale di Istruzione degli Adulti, in collaborazione con l’ISRAT, organizza la diretta Streaming “M come Maestri, M come Maestre”. Ospite della serata sarà lo storico Mauro Bosia.
Mauro Bosia collabora con l'ISRAT (Istituto per la Storia della Resistenza e nella Società Contemporanea in Provincia di Asti), con cui il CPIA condivide questa iniziativa in occasione del 25 Aprile 2021, per celebrare la Festa della Liberazione e narrare il ruolo della scuola nella resistenza.
L’ISRAT è una delle più belle e proficue esperienze di Ricerca Storica e di attività educativa sul nostro territorio e non solo. Un piccolo esempio astigiano di come si possa far ricerca e cultura in modo appassionato. Inevitabile che CPIA e l’Israt abbiano da tempo condiviso una passione per l’educazione alla cittadinanza e percorsi comuni.
L’iniziativa fa parte di due percorsi, “Alfabeti di cittadinanza” il percorso di educazione civica rivolto ai cittadini che il CPIA sta portando avanti in un cartellone molto ricco dedicato all’educazione civica e quello relativo al 25 Aprile 2021.
Il CPIA, insieme all’ISRAT, da più di cinque anni porta avanti in modo molto ricco gli eventi relativi alla educazione ai valori costituzionali, alla memoria e alla storia. Ed è il secondo anno che il ricordo del 25 aprile si svolge (purtroppo) in streaming.Il 2021 è un anno particolare, non era possibile pensare a eventi strutturati come gli scorsi anni e abbiamo scelto di approfondire, riflettere maggiormente sul ruolo che la scuola ha avuto nella liberazione e nella trasformazione dell'Italia.
L’appuntamento rivolto agli studenti e alla cittadinanza ha l'obiettivo di far conoscere e studiare la storia come insieme di esempi, narrazioni, come strumento di conoscenza del presente.
M come Maestri/e è un percorso alla ricerca di narrazioni all'interno della scuola e della resistenza, che sono diventati poi una spinta per i cambiamenti nella scuola italiana e locale.
Mauro Bosia definisce il rapporto fra scuola e resistenza come complesso "Abbiamo deciso di presentarlo sotto tre punti di vista. In primo luogo, infatti, parleremo dell”’antifascismo dei maestri” e, per esteso, di tutto il corpo docente. In questo caso la bibliografia è squilibrata: si parla molto di come il fascismo utilizzò la scuola in termini propagandistici ma quasi mai di come vissero quella stagioni gli insegnanti, categoria fra cui, negli anni precedenti la Marcia su Roma, il movimento socialista e quello cattolico avevano ottenuto un notevole consenso. Grazie a testimonianze pubblicate di recente, ci soffermeremo su forme di resistenza “passiva” messa in campo dai docenti per depotenziare, ed in alcuni casi eliminare completamente, gli effetti militareschi e propagandistici dei programmi scolastici di regime."
Quella scuola che aveva perso insegnanti, allievi per le leggi razziali, per la guerra e poi per la lotta di liberazione, si ricostruisce su esperienze popolari e pone le basi per la futura democrazia. In un paese ancora con bassi livelli di istruzione, era inevitabile che proprio in quell'esperienza ci si domandasse quale dovesse essere la scuola del futuro, quali valori dovesse promuovere, come colmare il divario nell'istruzione tra gli Italiani.
Tutte domande ancora attuali, tutte priorità che anche oggi dovremmo porci.
Quasi tutte le esperienze di libertà nelle repubbliche partigiane e zone libere si verificano nell’estate del 1944. Uno dei primi problemi con cui devono confrontarsi le Giunte popolari amministrative è quello della scuola, almeno a livello elementare, di cui incombe la riapertura in autunno: le repubbliche devono fornire i locali adeguati e gli insegnanti. I testi per tutto il ventennio fascista erano stati forniti direttamente dallo Stato, nella forma di un testo unico che insegnava ai giovanissimi a “credere, obbedire, combattere”. Si impone quindi anche l’elaborazione di nuovi programmi e nuovi testi.
In mezzo alle devastazioni prodotte dalla guerra, è già difficile reperire i locali adatti: molte scuole sono state bombardate, altre adattate a rifugio per le famiglie rimaste senza casa o per gli sfollati delle città. I locali devono inoltre avere qualche adeguata forma di riscaldamento, e quindi è necessario procurare combustibile in misura sufficiente.
Ma soprattutto bisogna inventare una scuola altra, impostata sui nuovi principi di democrazia.
Bosia precisa che questo cambiamento della scuola era già strumento per l’antifascismo: "In questo caso è doveroso un’excursus storico per mettere in luce l’importanza dell’istruzione per i movimenti antifascisti. Già prima del fascismo, le scuole e le biblioteche popolari, così come le scuole cattoliche, erano state un’importante veicolo di contenuti politici, morali e culturali per i ceti popolari. Durante la lunga stagione della dittatura, segnata da una società statica e costantemente sotto controllo, la formazione dei militanti del futuro diventa l’unica possibilità di manovra per i partiti antifascisti clandestini. Al confino di Ponza, fuorisciti a Parigi, riparati a Mosca, nelle baracche di un campo di concentramento oppure ancora in Italia, di nascosto, lungo le sponde di un fiume: è nelle scuole di partito e nella necessità di “seminare” i valori di libertà e democrazia che sopravvivono i movimenti antifascisti e che, forse anche inconsapevolmente, preparano la classe dirigente della Repubblica."
Uno dei temi che si affrontano è quello del basso livello di istruzione di contadini e operai, si fa scuola nelle Carceri, nelle formazioni e nei campi partigiani, in mezzo ai combattimenti per la liberazione. Ciò che si delinea è un'esperienza di Istruzione degli Adulti, precedente a quella poi istituita dalla Repubblica Italiana con le 150 ore e di cui i CPIA sono la forma attuale.
Bosia richiama l'esperienza astigiana, il terzo aspetto che tratteremo: "Ad Asti il corpo docente ha dato un contributo significativo alla sopravvivenza dei valori democratici durante il ventennio e alla lotta di Liberazione. E nell’immediato dopoguerra sono particolarmente interessanti i progetti di formazione messi in piedi per la popolazione partigiana dall’Anpi di Perez, fra cui spicca una scuola convitto per operatori ortofrutticoli, tentativo di limitare il disagio della popolazione partigiana dopo la guerra fornendole una formazione tecnica e un’educazione democratica."
Con le dovute differenze, anche oggi il mondo della scuola si sta interrogando sul futuro, sulle strutture e sui saperi, quali insegnamenti trarre dalla storia della Liberazione?
Mauro Bosia è uno storico. Nato ad Asti e formatosi presso l’Università di Torino, ha dedicato i suoi studi alla storia della politica locale. Attualmente è insegnante alle scuole medie. Collabora con l’Istituto storico della Resistenza di Asti e sta curando una monografia su Felice Platone, esponente nazionale del PCI e primo curatore delle opere di Gramsci. Da molti anni impegnato politicamente, a gennaio 2020 è subentrato a Beppe Passarino in Consiglio Comunale ad Asti.
L’evento, come quelli successivi, sarà online visibile sulla pagina facebook del CPIA: https://www.facebook.com/cpiaasti/live/
Successivamente sarà reso pubblico sul canale youtube del CPIA 1 Asti.