Riprendiamoci l'Acqua. E la Democrazia

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di Alessandro Mortarino.
ImageAlla fine, anche alla Camera è passato il decreto legge 135 e il "perfido" suo articolo 15, che sancisce l'avvenuta privatizzazione di fatto dei gestori delle acque pubbliche italiane. Pareva che una parte della maggioranza fosse talmente contraria da voler sganciare l'articolo specifico dal resto del decreto, pena una crisi di governo. Poi tutti nei ranghi, come da (pessimo) copione.
E ora ? ...

Ora ripartiamo tutti con rinnovati stimoli e massima urgenza: è evidente che i mercanti vogliono fare di tutto per tentare di tenere in piedi questo mondo-mercato, nonostante tutti i danni e i limiti messi chiaramente in evidenza negli ultimi mesi ed anni.
Sarà l'ultimo colpo di coda ? A noi il compito di sentenziarlo.

A livello nazionale continua (più forte che pria ...) la campagna "Salva l'Acqua", mentre alcune forze stanno preparandosi a lanciare addirittura una raccolta firme referendaria (occorreranno 500.000 firme).

A livello astigiano, le ultime novità sono interessanti. Il Comitato Astigiano a favore delle Acque Pubbliche (che nel 2007 raccolse oltre 3.000 firme per la proposta di legge d'iniziativa popolare per la ri-pubblicizzazione degli acquedotti italiani) è ancora cresciuto: ora le Organizzazioni aderenti sono ben 51 (erano "appena" 27 nel 2007) e ben distribuite sul territorio provinciale.
Purtroppo Maria Teresa Armosino non ha ancora risposto alle nostre raccomandate e telefonate precedenti il voto alla Camera e, come sapete, questo spiacevole suo silenzio ha indotto il Comitato a diffondere un comunicato stampa di assoluto "j'accuse" nei confronti di un neo presidente della Provincia che agisce all'opposto di quanto una delibera del precedente consiglio provinciale definiva all'unanimità (senza discussione, senza una motivazione, senza una parola di risposta ai garbati quesiti a lei indirizzati).
Su nostra sollecitazione, nelle ore precedenti il voto alla Camera, parecchi messaggi via e-mail sono stati recapitati nella casella postale elettronica dell'onorevole-presidente provinciale: nessuno ha ricevuto un segnale di risposta.
Evviva il dialogo !
Evviva la democrazia !

Venerdì 27 Novembre il Comitato si riunirà (ore 21.00 presso il Centro Culturale San Secondo di via Carducci 22/24 ad Asti) per rispondere alla domanda: "cosa possiamo fare ad Asti e nell'astigiano ?".
Azzardiamo da subito qualche ipotesi operativa.
Ad esempio: promuovere in tutti i Comuni delibere d'iniziativa popolare per inserire negli Statuti il principio dell'acqua bene comune e diritto umano universale e la definizione del servizio idrico come “privo di rilevanza economica”, sottraendolo così alla legislazione nazionale (diverse decine di Comuni lo hanno già fatto, tra gli altri Caserta, Napoli, Venezia e Ferrara).

Oppure: raccogliere firme per una proposta di iniziativa popolare comunale per la proprietà e gestione pubblica dell’Acqua.

Oppure: chiedere ai gestori del servizio idrico del nostro territorio, oggi affidati a Società a totale capitale pubblico e dunque a rischio di finire nelle mani dei privati, di scegliere la loro trasformazione in enti di diritto pubblico, gestiti con la partecipazione dei cittadini e delle comunità locali, così come si appresta a fare l'Acquedotto Pugliese, il più grande d'Europa, e come da anni opera l'Acquedotto del Monferrato (Consorzio fra 101 Comuni).
Senza scordarci che, invece, l'ASP è già di proprietà di privati per il 45 % del suo pacchetto azionario ... (di questo tema specifico se ne parlerà Mercoledì 25 Novembre alla Casa del Popolo di Asti, ore 21, via Brofferio 129).

E poi: fare informazione, fare formazione. E AGIRE ....

Concludiamo con un contributo di Marco Bersani (responsabile di Attac Italia e autorevole esponente del Forum italiano dei Movimenti per l'Acqua) che riassume in una perfetta istantanea il quadro sociale e politico delle ultime settimane e gli stimoli di tutti noi.

Avevano studiato tutto per bene. La privatizzazione dell'acqua inserita in un decreto legge che nulla aveva a che fare con la stessa, il provvedimento tenuto sotto silenzio, le veline dei grandi mass media amici dei poteri forti e il consueto immobilismo delle opposizioni parlamentari. Ma improvvisamente il giocattolo si è rotto : diverse migliaia di email hanno inceppato i computer di deputati e senatori, oltre cinquantamila firme raccolte in pochi giorni sono state consegnate alla Presidenza della Camera, un presidio numeroso e colorato ha inondato Montecitorio e diverse decine di iniziative sono state organizzate in tutti i territori del Paese ...

E la campagna “Salva l'Acqua” promossa dal Forum italiano dei movimenti per l'acqua ha fatto precipitare il loro castello di carte : tutti hanno dovuto prendere atto della gravità della norma che si andava approvando e hanno dovuto prendere posizione (e perfino le opposizioni sono uscite dal letargo).

Sintomatica “La Repubblica”, costretta a passare dall'incredibile editoriale di Giannini del 9 novembre scorso (“La riforma dei servizi pubblici locali è l'unica cosa buona fatta dal Governo”) a quello di Rumiz del 18 Novembre ( “Con l'art. 15 siamo costretti a rinunciare ad un pezzo della nostra sovranità”).

Ed eccoli, Governo e Presidente del Consiglio “migliore degli ultimi 150 anni” costretti a chiedere la fiducia, perchè consapevoli di non averla; costretti a chiudere le finestre del Palazzo per non ascoltare la società che preme di fuori.

Hanno deciso di consegnare l'acqua ai privati e alle multinazionali, hanno consapevolmente ignorato una legge d'iniziativa popolare, firmata da oltre 400.000 cittadini, che giace nei loro cassetti dal luglio 2007, hanno ascoltato le sirene di Confindustria, ignorando la forte sensibilità sociale e la diffusa consapevolezza popolare sull'acqua come bene comune e diritto umano universale.

Ma la battaglia per l'acqua pubblica è appena cominciata e chi usa la forza e l'arroganza sa che non può far altro che rendere evidente la propria mediocre debolezza.

Chiederemo a tutte le Regioni di seguire l'esempio della Puglia e di impugnare per incostituzionalità la nuova legge.

Promuoveremo in tutti i Comuni delibere d'iniziativa popolare per inserire negli Statuti il principio dell'acqua bene comune e diritto umano universale e la definizione del servizio idrico come “privo di rilevanza economica”, sottraendolo così alla legislazione nazionale (diverse decine lo hanno già fatto, tra gli altri Caserta, Napoli, Venezia e Ferrara).

Chiederemo ai 64 ATO, oggi affidati a SpA a totale capitale pubblico e dunque a rischio di finire nelle mani dei privati, di scegliere la loro
trasformazione in enti di diritto pubblico, gestiti con la partecipazione dei cittadini e delle comunità locali, così come si appresta a fare
l'Acquedotto Pugliese, il più grande d'Europa.

E chiameremo tutte e tutti ad una grande manifestazione nazionale per la ripubblicizzazione dell'acqua e la difesa dei beni comuni per sabato 20 marzo, in occasione della giornata mondiale dell'acqua e ad una settimana dalle elezioni regionali.

E se la discussione che promuoveremo, ampia diffusa e partecipata com' è sempre stata nelle pratiche del movimento per l'acqua, la riterrà opportuna, valuteremo l'ipotesi di indire un referendum.

Perchè si scrive acqua, ma si legge democrazia.

E non abbiamo nessuna intenzione di rinunciare né all'una nè all'altra.