L'Acquedotto Valtiglione tenta di cedere quote ad azionisti privati

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Imagedi Alessandro Mortarino.

Sabato scorso, in tutta Italia, il "popolo dell'acqua" ha manifestato nelle piazze rinnovando la propria richiesta, a nome di quel milione e quattrocentomila sottoscrittori dei tre referendum, di moratoria immediata sulle scadenze del Decreto Ronchi almeno fino al voto referendario; per il diritto al voto referendario entro il 2011; per protestare contro l'abolizione degli Ato; per dimostrare vicinanza ai movimenti che da tutto il mondo sono arrivati a Cancun per il controvertice mondiale sul clima.

Nell'astigiano, intanto, accade l'esatto opposto: il presidente dell'Acquedotto Valtiglione Spandonaro sta formalmente richiedendo a tutti i Sindaci dei Comuni “soci” dell'Acquedotto stesso di approvare entro il 31 Dicembre p.v. una delibera di adeguamento/recepimento ai dispositivi della legge Ronchi. In altre parole: deliberare l'ingresso di azionisti privati nella SpA Acquedotto Valtiglione ! …

La notizia è grave e, anche, un po' sorprendente poiché questa accelerazione nell'adeguarsi alla nuova normativa non ha nessun motivo di urgenza: la legge Ronchi, infatti, stabilisce che per il mantenimento dell'affidamento da parte di un gestore attualmente interamente pubblico, l'ingresso dei privati (in misura non inferiore al 40 % dell'azionariato) debba essere effettuato entro il 31 Dicembre del 2011 !

Non si capisce, quindi (o, purtroppo, si capisce benissimo ...) il perché di questo accelerato tentativo in “punta di piedi”, particolarmente spiacevole in quanto le intenzioni del Consiglio di Amministrazione della SpA nulla ha fatto trapelare di un progetto che entra pesantemente in conflitto con le volontà di una larga percentuale di cittadini italiani, che ritengono necessario che le decisioni sul futuro della gestione dei nostri acquedotti sia stabilito dai cittadini stessi.

Il percorso proposto dal C.d’A. dell’Acquedotto Valtiglione intende scorporare in due parti l’attuale struttura: la prima resterebbe a totale capitale pubblico (ma sempre in forma di SpA) e sarebbe proprietaria delle reti idriche, mentre la seconda si occuperebbe della gestione del servizio idrico integrato e accoglierebbe un socio privato (o più soci) con non meno del 40 % del capitale sociale.

Da una prima rapida verifica, ci pare che diversi Sindaci dei Comuni "azionisti" dell'Acquedotto Valtiglione abbiano già manifestato la loro contrarietà a questa ipotesi. Che, naturalmente, vede il Comitato Astigiano a favore delle Acque Pubbliche pronto a far sentire la propria voce ed il proprio dissenso in ogni sede opportuna.

Perché si scrive acqua, ma si legge democrazia.

E la Democrazia e la voce dei cittadini, faremo in modo che abbiano il loro preciso ruolo nella gestione del più importante tra gli elementi della nostra vita ...