Rifiuti Zero: è la Natura che ce lo insegna ...

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Intervista a Paul Connett e Michele Bertolino di Alessandro Mortarino.
ImageIl 23 e 24 Ottobre, il prof. Connett sarà ad Asti per un tour di incontri pubblici nelle sale dell'amministrazione provinciale e di alcuni istituti scolastici: un'occasione da non perdere ... Ne approfittiamo per riproporre un articolo/intervista pubblicato su AltritAsti a Febbraio e quanto mai attuale.

I potenti hanno un concetto assolutamente "usa e getta" del pianeta: la stessa visione della catena McDonalds. Secondo la filosofia americana (che guida ed influenza le tendenze dei cittadini di ogni angolo del nostro mondo), oggi vige l’imperativo categorico: più consumo, più sono felice.
Viviamo come se avessimo a disposizione un altro pianeta su cui trasferirci, ma le risorse non sono infinite. E se continuiamo a gettare via tutto, alla fine queste risorse si esauriranno ...

Partono da questa assodata certezza (almeno per noi, ma non per la maggioranza degli umani …), l’analisi e le proposte concrete di Paul Connett, professore di chimica alla St. Lawrence University a Canton, New York, considerato il “padre” della teoria “Rifiuti Zero” ed ospite nelle scorse settimane di molti incontri nel nostro paese, ultimi quelli di Biella,Settimo Torinese e Cuneo.

Connett, negli ultimi anni, ha studiato a fondo le problematiche collegate alla gestione dei rifiuti, con un’attenzione particolare ai pericoli derivanti dall’incenerimento ed alle alternative di non-combustione più sicure e più sostenibili; ha condotto quasi 2000 presentazioni pubbliche in 48 stati degli USA e di altri 40 paesi del mondo. Con la moglie Ellen edita il notiziario "Waste not", giunto al suo quattordicesimo anno di pubblicazione.
Difficile, dunque, poterlo scambiare per un semplice “visionario”, un puro utopista. Semmai, come un coraggioso “rivoluzionario”, che concettualizza una possibilità – applicabile - di cambiamento: una chiara dimensione di quel modello (“altro modello” …) di vita, che le nostre società faticano a disegnare compiutamente.

Incontriamo Connett in modo virtuale, grazie alla complicità di Michele Bertolino, responsabile del settore rifiuti di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, che lo ha accompagnato e “tradotto in simultanea” nel recente incontro di Settimo Torinese e che ci ha messo in contatto con lui o – meglio – con una enorme quantità di slides prodotte a raffica dalla filosofica mente del professore newyorkese. Testimonianze concrete. Ma, anche, suggestioni. Che toccano le emozioni, abbandonano la sterilità delle teorie. Rendono palpabile il senso del poter fare, dell’”ora e adesso” …
Ecco una sintesi di questo nostro “triangolo virtuale” (o virtuoso ?).

AltritAsti: Professor Connett, la sua teoria “Rifiuti Zero” si pone e ci pone l’obiettivo di non produrre più residui entro il 2020. Ma le nostre città sono al collasso, le emergenze si moltiplicano, Napoli è diventato l’emblema della degenerazione ambientale: cosa intende proporre ?

Connett: Quello del 2020 è un obiettivo ideale, volutamente legato ad una scadenza di tempo definita e, dunque, reale. Sarebbe un errore grossolano affermare (e anche solo pensare) di voler raggiungere l’obiettivo “Rifiuti Zero” immediatamente, cioè domani; così ci siamo posti un traguardo raggiungibile: entro una data realmente possibile.
Dobbiamo fare uno sforzo concreto e spostarci dal considerare il problema “a valle”: occorre andare “a monte”, cioè alla radice della produzione industriale.
Ci sono tre elementi essenziali per raggiungere l'obiettivo della riduzione dei rifiuti:

1. La responsabilità delle industrie;

2. la responsabilità della comunità;

3. una buona leadership, per permettere un corretto dialogo tra i due soggetti.

Se posso tradurre in un semplice slogan il programma di “Rifiuti zero”, sintetizzerei che la nostra strategia recita questi versi “poetici”:

AltritAsti: lo slogan è interessante e chiaro, ma i modi per renderlo concretezza ?

Connett: Inizierei col dire che l’Uomo dovrebbe imparare, una volta per tutte, dalla Natura. Dovrebbe “copiare” la Natura, che non produce rifiuti !
I rifiuti sono una (pessima …) invenzione dell’Uomo.
A nostro avviso, una società sostenibile non può che essere un società a “Rifiuti Zero” … Esistono già centinaia di buone pratiche in giro per il mondo, che delineano il percorso per raggiungere l’obiettivo “Rifiuti Zero”.
Un esempio di responsabilità industriale è quello della multinazionale Xerox, che sta recuperando tutte le vecchie fotocopiatrici da ben 16 paesi del pianeta e le sta trasferendo in depositi in Olanda, dove le fotocopiatrici vengono smontate in parti riutilizzabili, raggiungendo ben il 95% del riciclaggio e risparmiando 76 milioni di dollari all'anno. Questo metodo può essere applicato da qualsiasi industria che risparmierà denaro ogni volta che cercherà di ridurre la produzione di rifiuti.
Ci sono tre punti fermi nella nostra strategia.
Il primo ci impone di arrivare alla riduzione dei rifiuti: ci sono tantissimi oggetti che potrebbero essere riciclati o essere riparati e rimessi sul mercato. Tutte soluzioni che generano business e creano posti di lavoro. Che gli Imprenditori avveduti aprano gli occhi e si rendano conto della situazione: il futuro delle loro aziende è lì …
Poi, occorre potenziare la raccolta “porta a porta” e la raccolta differenziata; naturalmente, c'è bisogno di fare la raccolta differenziata del materiale organico pulito per fare il compostaggio e di fare la raccolta dei rifiuti riciclabili.
La terza azione consiste nel concentrarci sui residui che sono frutto di una cattiva interpretazione della modernità e della tecnologia: i rifiuti non sono un problema “teologico”, sono un problema di progettazione industriale !
Insomma: il problema non è “come eliminare i rifiuti” ma piuttosto “come non produrli” !

AltritAsti: E con le discariche, immagino stia per ricordarci, noi non facciamo altro che sotterrare la dimostrazione concreta dei nostri sbagli. Mentre con gli inceneritori, non facciamo altro che bruciare queste “prove”. Invece, dovremmo affrontare il vero problema …

Bertolino: Le normative dicono che l’Italia dovrebbe raggiungere l’obiettivo di raccolta differenziata (pari al 65 %) entro il 2012 e la conseguente riduzione degli imballaggi “usa e getta”. Siamo, in realtà, ancora ben lontani e ciò è anche causato dalla sovvenzione all’industria dell’incenerimento e delle cosiddette ”fonti assimilate” (leggi: combustioni di derivati del petrolio), che ha rappresentato - e continua a rappresentare - un’anomalia tutta italiana davvero non più tollerabile, anche alla luce delle normative comunitarie.
Con la legge finanziaria 2007, questo meccanismo è stato in parte interrotto ma, attraverso un vero e proprio “blitz” parlamentare, si è permesso che continuasse a prosperare per gli ”impianti esistenti” (come se la nozione di fonte di energia rinnovabile non fosse “oggettiva” ma “discrezionale” e soggetta a “compromessi” di natura “politica” ) e per altri non ben precisati, che “pur non operativi, siano concretamente in costruzione”.  Così è iniziata una corsa contro il tempo da parte delle potenti lobbies economiche ed amministrative trasversali, per “portare a casa” gli agognati “Certificati Verdi” senza i quali, evidentemente, gli inceneritori rischiano di non avere sufficiente autonomia per “stare sul mercato”.
Così si è cercato (e si continua tuttora a cercare) di far “rientrare” nella “torta” dei sussidi pubblici impianti ben lungi da essere in via di costruzione e in diversi casi addirittura in via di autorizzazione e comunque ancora non operativi. Anche in Piemonte, dove il Gerbido è tra gli impianti che “sperano” nella manna dal cielo ...
Non solo, ma abbiamo assistito proprio in questi giorni ad una prima deroga da parte di un governo che non ha più una maggioranza parlamentare eppure, con decreto, finanzia indebitamente i tre inceneritori campani, con la scusa dell’emergenza: una soluzione tutta italica.
I cosìddetti CIP6-92, in quindici anni hanno “drenato” dalle tasche dei contribuenti, attraverso il 7% della bolletta elettrica, circa 34 miliardi di euro a vantaggio di petrolieri e di gestori di inceneritori, ad evidente discapito dello sviluppo di energie davvero pulite e rinnovabili (solare, eolico, piccolo idroelettrico, geotermico, moto ondoso ecc,) nonché di riciclaggio e compostaggio.
Lo Stato italiano, praticamente unico in Europa, ha favorito il rovesciamento della gerarchia europea nella gestione dei rifiuti, che “confina” nella fase residuale dello smaltimento l’incenerimento con recupero di energia. Ricordo che anche in quei paesi che vengono assunti a modello dai sostenitori dell’incenerimento (Danimarca, Germania, Svezia, Austria, Olanda), il ricorso alla combustione è sottoposto a tassazione per evitare che esso confligga con il riciclaggio ed il compostaggio.
Al contrario, in Italia, esso è stato (e viene tuttora…) incoraggiato con denari pubblici sottratti a quelle fasi “virtuose” che, secondo le normative europee, andrebbero privilegiate. 
Questa patologica forma di “assistenzialismo” all’industria “sporca” italiana, teso a mantenere sul “mercato” tecnologie altrimenti non competitive sul piano imprenditoriale (l’incenerimento è la forma più costosa di trattamento dei rifiuti), sta alla base anche degli evidenti ritardi con cui la maggior parte delle regioni e province italiane sta rapportandosi agli obiettivi minimi di raccolta differenziata che non vengono raggiunti da intere aree del nostro paese. 
Questo “assistenzialismo” alle tecnologie sporche ha anche “depresso” lo sviluppo di una imprenditoria sana, sia riferita al mercato delle energie rinnovabili e sia a quello dello sviluppo di una filiera del recupero dei materiali che, invece, laddove è stata appena-appena sostenuta, ha prodotto nuovi posti di lavoro. 

AltritAsti: Però siamo in tremenda emergenza …

Connett: E tutto pare lecito … Ma l'incenerimento è uno spreco di energia: il riciclaggio di una tonnellata di rifiuti urbani permette di risparmiare 16-17 milioni di unità termiche britanniche (btu), ma se la si bruciasse, questa tonnellata genererebbe oltre 4 milioni di  btu. Che cosa significa ciò? Se la questione centrale è l'energia, la cosa da fare è riutilizzare i rifiuti e non bruciarli !
Incenerendo, si convertono 3 tonnellate di rifiuti in 1 tonnellata di ceneri tossiche che nessuno vuole !
Con la strategia “Rifiuti Zero”, le stesse 3 tonnellate di rifiuti si convertono in 1 tonnellata di risorse compostabili, 1 tonnellata di risorse riciclabili e 1 tonnellata di consapevolezza …
Alle Industrie dobbiamo dire: “se Noi non possiamo compostare, riutilizzare o riciclare, allora Voi non dovete produrlo … “
! In definitiva, le nostre società non hanno bisogno di inceneritori: esistono alternative più sicure, più economiche, migliori per i vostri figli, migliori per l’intero pianeta.

AltritAsti: Ad esempio ?

Connett: Premetto che negli Stati Uniti, dal 1985 ad oggi, sono state bocciate oltre 300 proposte di costruzione di nuovi inceneritori e dal 1996 non è stato autorizzato più nessun nuovo progetto di inceneritore: in Italia non è così. Perché continuate a fare i dinosauri della situazione ? Bertolino vi ha già dato prima la risposta: gli incentivi statali agli impianti di incenerimento … Perché il vostro governo ha emanato una legge che paga tre volte di più le aziende che producono energia ? Gli inceneritori sono industrie estremamente sovvenzionate ma, in realtà, se andiamo a guardare da vicino, l'incenerimento è un investimento economico per nulla redditizio. Pensateci. Con l'incenerimento, gli investimenti vanno in macchinari problematici e complessi. Se, invece, gli investimenti andassero alle alternative, ecco che il denaro servirebbe alla realizzazione di nuovi posti di lavoro. Con l'incenerimento, la maggior parte del denaro lascia le comunità locali e se ne va altrove.
La raccolta differenziata fa risparmiare e funziona non solo nei piccoli comuni ma anche in grandi città, come San Francisco con una popolazione di 850.000 abitanti, uno spazio ristretto e tre differenti lingue parlate.
Nel 2000, la raccolta differenziata era al 50 %. Nel 2004 al 63%, l'obiettivo per il 2010 è di raggiungere il 75% di raccolta differenziata e l'obiettivo per il 2020 è zero rifiuti. Lo fanno con tre cassonetti: quello blu per i rifiuti riciclabili, quello verde per i rifiuti organici e quello nero per i residui. La città è tappezzata ovunque di questi manifesti pubblicitari. Ogni singola famiglia pone i tre contenitori davanti alla propria porta per la raccolta che destinerà i rifiuti presso un impianto di compostaggio a settanta miglia da San Francisco, in una zona circondata da terreni agricoli.
Gli agricoltori sono contenti perché utilizzano il compost ricavato come fertilizzante per le loro coltivazioni di frutta e verdura, che ritorna a San Francisco.
La Nuova Scozia
(una delle province canadesi), in soli cinque anni, si è riusciti a raggiungere il 50% di differenziazione e la capitale Halifax ha raggiunto il 50%. In questo periodo sono stati creati mille posti di lavoro connessi alla gestione di questo tipo di rifiuti e altri 2000 posti di lavoro sono stati creati nelle industrie che riutilizzano questi materiali, li riparano e riciclano. Praticamente, tutti i materiali cosi separati sono riutilizzati. 

AltritAsti: Ma non tutto può essere compostato, riciclato o riutilizzato …

Connett: Una delle questioni chiave, quando parliamo di rifiuti, è cosa fare con la frazione residua. Quello che l'incenerimento vuole fare lo sappiamo bene: semplicemente far scomparire  la frazione residua. Ma noi non siamo struzzi e non vogliamo nascondere la testa nella sabbia …
In Nuova Scozia hanno un impianto per la separazione della frazione residua;  queste frazioni residue sono immesse su nastri trasportatori, numerosi addetti vengono impiegati per separare quanti più rifiuti riciclabili possibili dalle sostanze tossiche. Gli imballaggi non tossici vengono smaltiti in discarica, mentre la frazione organica sporca viene spezzettata e passata ad un altro impianto di compostaggio. Ma non per andare a costituire un prodotto da immettere sul mercato, quanto ai fini della stabilizzazione biologica.
Una volta smaltita in discarica, questa frazione organica non sarà più tossica. E' un impianto che funziona 24 ore al giorno, dal 1985 ad oggi. E' la prima discarica al mondo in cui non vi sono cattivi odori.
Io penso che l'Italia possa rappresentare un punto di eccellenza e possa fare ancora meglio. Vorrei che si creasse un centro di ricerca sulla separazione della frazione residua prima di arrivare alla discarica, in maniera che ci sia un reparto presso le università locali dove professori e studenti potrebbero costituire un panel di ricerca dei residui per trovare degli utilizzi locali per alcuni di questi materiali.
In alternativa, potrebbero fare consulenza alle industrie locali per stimolare cambiamenti nei processi di produzione. E questa dovrebbe essere un'idea da replicare su tutto il territorio italiano.
Ma la cosa che veramente  mi piacerebbe vedere accadere, sarebbe la creazione di un Istituto Nazionale per una Società Sostenibile, che lavori attorno al concetto della “cattiva progettazione industriale”. Questo Istituto dovrebbe essere in contatto con tutti i centri di ricerca, ma ciò naturalmente richiederebbe una consapevolezza da parte del governo italiano, in modo da prendere sul serio la questione del trattamento dei rifiuti. Ovviamente, i rifiuti dovrebbero  rappresentare uno strumento fondamentale per avviarci verso una società sostenibile.
Tutti produciamo rifiuti e siamo tutti parte del problema; ma se avessimo la leadership giusta noi saremmo sicuramente tutti parte della soluzione.  Ed è ora che  i politici pensino sul serio al problema …

La nostra conversazione a “tre voci” potrebbe proseguire per qualche ora, ma crediamo non sia il caso … Ci auguriamo che la sintesi di AltriAsti vi abbia messo un po’ di sana curiosità e vi induca a lanciarci qualche stimolo.Tutti i materiali che stiamo raccogliendo sull’argomento, potrebbero costituire un ottimo archivio documentale da custodire non soltanto “gelosamente” per noi stessi, ma da mettere a “fisica” disposizione di tutti, Amministratori compresi …

Vogliamo parlarne ?

 

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Paul Connett a Settimo Torinese