Inceneritore ad Asti: si alza la voce dei Comitati

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ImageIl dibattito sollevato dalla proposta del Sindaco di Asti di “ragionare” attorno alla possibilità di ospitare un impianto di incenerimento dei rifiuti, si fa sempre più serrato.

Tra le molte voci contrarie, siamo lieti di ospitare una “lettera aperta” indirizzata a Giorgio Galvagno dal Coordinamento dei Comitati della Valtiglione e della Via Fulvia che, dopo anni di lavoro di base sul tema, esprimono la loro forte opposizione all’ipotesi ventilata.

LETTERA APERTA AL SINDACO DI ASTI

Al Sindaco pro tempore della Città di Asti, prof. Giorgio Galvagno
Comune di Asti, Piazza S. Secondo, 1 - 14100 Asti

Al Presidente Provincia di Asti Comm. Roberto Marmo
All’ Assessore all’Ambiente Dott. Giorgio Musso
Provincia di Asti, Piazza Alfieri, 33 - 14100 Asti

Organi di stampa e di Informazione radiotelevisiva, Loro sedi


Preg.mo Sig. Sindaco,
apprendiamo con preoccupazione del suo intervento alla conferenza dei Sindaci del 29 gennaio e della sua risposta al Presidente della Provincia in merito alla collocazione di un inceneritore ad Asti.

Quali comitati spontanei per la difesa del territorio e dell’ambiente, oggi riuniti nel Coordinamento Comitati Valtiglione e Via Fulvia abbiamo affrontato le tematiche relative all’incenerimento dei rifiuti a partire dalla fine del 2005, con la prima proposta di insediamento di un inceneritore nel territorio di Cortiglione ad opera di “misteriosi” emissari della ditta Foster-Wheeler, continuando nell’estate 2007 perché la stessa proposta era migrata a Mombercelli.
Abbiamo presentato agli abitanti della Valle del Tiglione e dei paesi della Via Fulvia le motivazioni della nostra assoluta contrarietà all’incenerimento dei rifiuti, per le emissioni di inquinanti in atmosfera, per i danni alla salute delle popolazioni, per il bilancio energetico negativo, per il danno patrimoniale al territorio ed alle attività insediate.

Lo straordinario consenso popolare che ha accolto le nostre tesi ha fatto sì che le Amministrazioni di Cortiglione e Mombercelli recedessero rapidamente dai loro propositi.
Il lavoro di informazione e divulgazione promosso dai Comitati è stato ed è un significativo apporto di cultura democratica.
Risolte le emergenze “inceneritori” i nostri comitati hanno maturato una propria capacità propositiva e, col contributo di ingegneri e curatori scientifici ben documentati, hanno proposto propri emendamenti ed osservazioni alla Provincia di Asti sulle Linee Guida per impianti a biomassa, la cui impronta è ben visibile nel testo definitivo.

Stiamo ora elaborando nostre proposte sul ciclo integrato dei rifiuti, sul piano paesaggistico provinciale, sul piano energetico, sulla tutela del territorio e delle acque.
La proposta di costruire un inceneritore ad Asti ci preoccupa. Noi non lo chiamiamo termovalorizzatore, perché tale denominazione, come è noto agli impiantisti, semplicemente non esiste nella letteratura tecnica, che parla più correttamente di termodistruzione con recupero energetico quando ci si riferisce al trattamento termico dei rifiuti negli impianti da Lei nominati. Conosciamo bene le differenze, la cogenerazione ed anche la trigenerazione; ma sempre di un forno si tratta, che brucia ciò che vi viene introdotto producendo fumi e ceneri in grande quantità, come ci preoccupava a Mombercelli: spostare il forno di 20 chilometri non consente di preservare i nostri territori, le emissioni non si arrestano ai confini comunali; immettere fumi da combustione nell’atmosfera della Pianura Padana, area tra le più inquinate al mondo è da noi ritenuto un crimine.

Inoltre, quando si propone la messa in opera di un tale manufatto, occorrerebbe specificarne la destinazione territoriale ad avere il consenso degli abitanti della zona: occorrerebbe anche possedere una pianificazione dettagliata sugli effetti del futuro traffico di camion per il trasporto del rifiuto, nonché l’area di stoccaggio e trattamento del residuo pericoloso dell’inceneritore, che le ricordiamo ammonta al 30% di quanto bruciato.

L’idea di risolvere il problema rifiuti bruciandoli si scontra con la nota legge di Lavoisier: in natura nulla si crea e nulla si distrugge. Sappiamo che un oncologo famoso ha definito gli impianti moderni a rischio zero e conosciamo l’affermazione che l’inceneritore di ultima generazione inquina come 6 automobili. Un minimo di scientificità, che sarebbe utile mantenere anche nell’informazione destinata al pubblico, evidenzierebbe che il confronto va fatto tra grandezze compatibili, altrimenti è privo di valore. In altre parole le automobili di cui sopra sono molte di più se il confronto avviene con auto euro 4, se si tiene conto che il forno lavora 24 ore su 24 e soprattutto se invece di confrontare le concentrazioni degli effluenti al camino si calcolasse, più correttamente, la loro quantità totale immessa in atmosfera che è proporzionale alla quantità di rifiuto trattata.

Ciò diviene ovvio confrontando la potenza dei 6 motori da 100KW delle automobili di cui sopra, anche alimentati a gasolio e di generazione euro 0, con un forno da 200MW termici alimentato per il 50% con della plastica: anche tenendo conto dei sistemi di abbattimento di ultima generazione il volume di aria necessario per la combustione è ben diverso e la quantità di aria “sporca” che esce dal camino scagiona ampiamente le 6 automobili. Relativamente poi al rischio zero, proponiamo un confronto serio e condotto da esperti realmente indipendenti sui dati dell’OMS. Ne ricaverebbe una domanda interessante: sono o no accettabili poche decine di tumori in più all’anno per i prossimi 10 anni nel raggio di pochi chilometri? Ci si accorgerà che in realtà tutti gli esperti conoscono i rischi (anche se lo dicono in forme e con modalità diverse) e che le vere divergenze riguardano l’accettabilità dei nuovi malati che indiscutibilmente ci saranno.

Riguardo poi all’impatto zero sarebbe opportuno chiarire che a norma di legge si misura un particolato (PM10) decisamente grossolano se confrontato con quello emesso dalle ultime generazioni di impianti. Se si brucia a temperatura più elevata. per ridurre le diossine (ma se si vuole approfondire si può rilevare che non è ancora sufficiente), non otterrà la distruzione del particolato, ma semplicemente ciò che prima veniva frantumato in una particella da 10 micron, ora lo ritrova in 1000 particelle da 1 micron e se alziamo ancora le temperature in 1.000.000 di particelle da 0,1 micron, che sono le più pericolose. Sugli effetti e sui danni per la salute non c’è disaccordo: semplicemente i PM1 e i PM0,1 non si misurano con le centraline, perché la legge non lo prevede, dunque tutto il particolato di quel diametro agli occhi dei profani sparisce. Sembra che si sia dimenticati Lavoisier, perché nell’inceneritore avviene una reazione chimica il cui bilancio di massa è in pareggio: entrano una tonnellata di rifiuto, due tonnellate di ossigeno ed escono due tonnellate di effluenti gassosi (invisibili e in gran parte non rilevabili dalle centraline, esclusa la frazione più grossolana) e una tonnellata di scorie e ceneri che devono essere smaltite in discarica speciale per rifiuti tossici. Quindi è falso che l’inceneritore inquina meno, perché produce una frazione consistente di particolato non rilevabile ed è falso che elimina le discariche, perché ne occorre una speciale per almeno 60.000 t/anno di ceneri.

Ci rivolgiamo a Lei non tanto per convincerla delle nostre argomentazioni, per quanto ce lo auguriamo allegandole parte del lavoro prodotto dai Comitati, visibile interamente sul sito internet http://www.ecologismi.it che si affianca ad una immensa letteratura in materia da noi condivisa, ma per informarla che, qualora diventasse vera intenzione della sua Amministrazione intraprendere tale progetto, i Comitati della Valle del Tiglione e della Via Fulvia, forti delle passate esperienze, impegnerebbero ogni possibile energia per convincere la popolazione di Asti sull’inutilità dell’inceneritore, in termini di bilancio energetico e conto economico, sui pericoli per la salute, sui danni di immagine per un territorio con diverse vocazioni.

Con osservanza.

Asti, 11 febbraio 2008

COORDINAMENTO COMITATI VALTIGLIONE E VIA FULVIA
Comitato Difesa Ambiente Valtiglione, di Belveglio
Comitato per la tutela e la valorizzazione del patrimonio territoriale, di Cortiglione
Comitato Difesa Valtiglione, di Mombercelli
Comitato G.E.A. (Gruppo per l'Ecosostenibilità delle Attività economiche), di Rocca d'Arazzo
Comitato Rocchetta G.A.I.A. Gruppo Azione Informativa Ambientale, di Rocchetta Tanaro
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web: http://www.ecologismi