Venerdì 22 Febbraio gli Ambientalisti saranno davanti alla Provincia ...

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di Alessandro Mortarino.
ImageLa notizia è di poche ore fa: il palazzo della Provincia di Asti sarà la cornice di un incontro “storico” fra gli Assessori all’Ambiente delle 6 Province del Piemonte orientale per la stipula della convenzione che ratificherà la futura politica comune a proposito di rifiuti. Con loro, ci sarà l’Assessore regionale all’Ambiente De Ruggiero.
L’appuntamento di questo “G7 di casa nostra” è per Venerdì 22 Febbraio, alle ore 10,30. Ma i “padroni di casa” devono essersi distratti: forse volevano “partecipare” l’evento come si conviene abitualmente, cioè con un “G8” … e dato che l’invito non è arrivato, gli Ambientalisti astigiani si sono dati appuntamento – in fretta e furia, chi può si faccia vedere …  – in piazza Alfieri per ricordare a tutti che “gli inceneritori NON servono” !

Un comunicato stampa dell’amministrazione provinciale astigiana così racconta i termini dell’incontro: "Venerdì 22 febbraio, alle 11 nella Sala Giunta del Palazzo della Provincia, i rappresentanti della Regione Piemonte e di sei delle otto Province piemontesi sottoscriveranno il Protocollo d'intesa per lo smaltimento rifiuti nel costituendo e sperimentale Ambito di Bacino sub regionale che comprenderà gli attuali sei bacini del Piemonte orientale. La stipula dell'accordo getta le basi per una collaborazione ampia e concordata tra le Province di Asti, Alessandria, Biella, Novara, Vercelli, Verbano-Cusio-Ossola, le attuali Ato Rifiuti e la Regione Piemonte in materia di smaltimento rifiuti. Si tratta di cooperare in termini di sviluppo economico sostenibile fra le sei aree piemontesi utilizzando in comune gli impianti esistenti e lavorando per la formazione di un piano condiviso che avrà come punti fondamentali: la riduzione della produzione rifiuti; il recupero di materia dei rifiuti urbani; la sicurezza ambientale delle discariche esistenti e la riduzione dei quantitativi di rifiuti smaltiti; la riduzione della pressione antropica sul suolo a destinazione agricola; l'uso sostenibile delle risorse ambientali".

In parole povere, significa che sei delle otto province piemontesi (Torino e Cuneo sono le escluse) vogliono sviluppare un percorso comune e costituire l’Ato (Ambito Territoriale Ottimale) rifiuti n° 2 della nostra regione: ci pare una buona sinergia.
Ridurre, recuperare, assicurare la salute umana e dei suoli e la sostenibilità complessiva dei nostri territori paiono messaggi nobili, condivisi, in assoluta armonia con le disposizioni dell’Unione Europea e gli ammonimenti dell’IPCC e di mille altri centri di ricerca …

Ma a noi la situazione mette qualche sospetto, vuoi perché da mesi si sente circolare la voce che il Piemonte ha bisogno di tre termovalorizzatori (Torino/Gerbido, Settimo Torinese e un terzo in comune per le sei Province del costituendo Ato 2 …) e vuoi per le molteplici disponibilità ad ospitare inceneritori e/o discariche recentemente annunciata dal Sindaco di Asti.

Il comunicato stampa della Provincia, per amplificare i nostri sospetti, aggiunge una conclusiva considerazione dell’Assessore Giorgio Musso a proposito del prossimo G7: “questo atto è il risultato di un lavoro importante per condividere un ciclo integrato che possa condurre ad un recupero del rifiuto e ad un utilizzo del residuo ai fini energetici”.

Utilizzo del residuo ai fini energetici ?

Dato che stiamo parlando di impianti inceneritori, il minimo è dire che si sente un certo odore … di bruciato ! Scusate la battuta; in realtà non ce la sentiamo affatto di riderci su.
E Venerdì “ci tocca” darsi appuntamento in piazza Alfieri, ore 10,30. Ci riconoscerete non per il proverbiale garofano rosso all’occhiello, ma per la mazzetta di volantini tra le mani, con cui cercheremo di ricordare alcune cose, ad esempio che:

GLI ASTIGIANI RIBADISCONO: NO AGLI INCENERITORI DI RIFIUTI IN PIEMONTE

Molti sono i motivi per giustificare questa richiesta e tutti già ampiamente portati a conoscenza dei nostri Amministratori Pubblici, con tanto di dati “misurabili”. In particolare, ricordiamo:

•        Impariamo a NON produrre rifiuti. Le Amministrazioni sviluppino una campagna seria per favorire la drastica riduzione dei rifiuti “a monte” dei processi produttivi e incentivino la vendita di prodotti sfusi o “alla spina”: NO ad una Società “usa e getta”;

•        Sviluppiamo la raccolta “porta a porta” e seguiamo l’esempio di megalopoli come San Francisco o Los Angeles che prevedono nel 2020 di raggiungere l’obiettivo di “rifiuti zero” (oggi già al 65 %): meno rifiuti uguale nessun bisogno di nuovi impianti di “termovalorizzazione”;

•        La raccolta “porta a porta”, il riciclo, il riuso significano risparmio di risorse, posti di lavoro stabili, salute: a Novara, dove la raccolta “porta a porta” funziona da anni, le aziende agricole che ricevono i residui organici hanno aumentato fino al 25% le loro produzioni ed hanno, di pari passo, ridotto l’ uso di fertilizzanti chimici;

•        Chiediamo al prossimo nuovo Governo di abolire definitivamente gli incentivi (Cip6) per i nuovi impianti: senza “aiuti finanziari” (derivanti dal 7 % delle bollette Enel pagate da noi tutti !), i conti economici non offrono profitti significativi e verrebbero cancellate le ipotesi di puro business per Imprese costruttrici, gestori ed Enti locali;

•        Negli USA, dal 1996 non viene più realizzato nessun nuovo impianto: se è l’energia prodotta, quella che interessa, è bene sapere che i rifiuti è meglio riutilizzarli che incenerirli;

•        Numerosi studi scientifici hanno dimostrato un aumento di malformazioni nei bambini e di forme tumorali nelle zone dove sono attivi gli inceneritori: la prudenza non consente a nessuno di sorvolare su questi dati segnalati da decine di Ricercatori e Medici (ad esempio: Istituto Oncologico Veneto per il rischio di sarcoma, Università di Firenze per i linfomi non Hodgkin, epidemiologi di varie parti del mondo per le malformazioni del palato e per l'endometriosi, Associazione Italiana Medici per l’Ambiente);

•        Un inceneritore è progettato allo scopo di lavorare 24 ore su 24 e deve essere alimentato pienamente per un periodo di 25 anni con il rischio, dunque, di scoraggiare la riduzione e il riciclaggio e/o di dover ricorrere all’acquisizione di rifiuti altrui.