A proposito di inceneritori: parliamo di quello di Vienna ...

di Federico Valerio, direttore del Dipartimento di Chimica Ambientale dell'Istituto Tumori di Genova.
ImageA Vienna, l’ idea di realizzare un inceneritore nel quartiere di Spittelau risale al 1969, nell’ambito dell’ampliamento della rete di teleriscaldamento già operativa e la scelta del sito, allora, fu motivata dall’avere il più vicino possibile gli edifici da teleriscaldare, in particolare l’ospedale di Vienna, a circa due chilometri dall’impianto.
Ovviamente, l’impianto realizzato negli anni 70 non era un granch’è in fatto di trattamento fumi e negli anni successivi l’impianto fu necessariamente sottoposto a progressivi miglioramenti e agli inizi degli anni 90, insieme al completo rifacimento della linea di trattamento dei fumi, si decise di affidare ad un vulcanico architetto (Friedensreich Hundertwasser) il restyling estetico dell’impianto.

A parte il fatto che l’inceneritore di Spittelau non si trova affatto nel centro di Vienna, ma in un suo quartiere periferico, è evidente che la sua localizzazione non ha tenuto conto del possibile impatto sanitario da nano polveri e inquinanti persistenti su chi risiede controvento all’impianto, in quanto questa problematica negli anni settanta era in pratica ignorata.

Per inciso, le stesse considerazioni si possono fare per la localizzazione dei due inceneritori di Copenhagen, costruiti negli anni ’70, e per quello di Montecarlo (principato di Monaco), la cui localizzazione risale alla fine dell’800!

E ovviamente una volta fatto l’investimento occorre ammortizzarne nel tempo il valore. E questo vuol dire che per almeno 20 anni l’inceneritore non si muove di lì qualunque cosa succeda. Ogni anno l’impianto di Spittelau tratta 250.000 tonnellate di rifiuti urbani che richiedono il via vai giornaliero di 250 camion e il calore prodotto è utilizzato per il teleriscaldamento.

Complessivamente il bilancio energetico non sembra esaltante; il calore utile prodotto corrisponde al fabbisogno di 15.000 appartamenti da 80 metri quadri, abitati da circa 45.000 degli oltre un milione di viennesi che vivono nella capitale. Non è granchè e in effetti, a Vienna, per riscaldare tutti gli altri abitanti, ci sono altri cinque impianti di teleriscaldamento a gas e a olio combustibile. Peraltro, lo stesso inceneritore nelle fasi di avvio e spegnimento e per far fronte alla domanda di calore nei momenti di punta, brucia metano (cinque milioni di metri cubi all’anno) con il quale si copre circa il 10% della quantità di calore complessivamente prodotto dall’inceneritore.

Vediamo ora quale è il costo ambientale di questo beneficio termico, con la doverosa premessa che l’impianto come tutti i suoi "fratelli", rispetta a pieno i limiti di legge austriaci. Ogni giorno il bel camino emette circa 8 chili di polveri (nano polveri ?) e 120 milioni di picogrammi di diossine, quante ne bastano per coprire la dose tollerabile giornaliera di 870.000 viennesi.

Se questi inquinanti insieme agli ossidi di azoto, acido cloridrico, metalli pesanti, stanno creando problemi sanitari ai ragazzini e agli anziani, non è dato sapere. Comunque gli austriaci sono attenti ai problemi ambientali e vi posso testimoniare che si fa di tutto per scoraggiare l’arrivo in città con auto private, compreso quello di falsi messaggi di parcheggi esauriti da parte dei cartelloni elettronici che ti mandano ai parcheggi più lontani dal centro città.

Ovviamente anche l’inceneritore di Spittelau rispetta la legge di conservazione di massa e per ogni tonnellata di rifiuto termovalorizzato produce 280 chili di rifiuti solidi che, in vagoni coperti (altro traffico indotto), sono mandati nell’impianto di trattamento rifiuti di Rinterzelt. Qui si procede (con quali consumi energetici e impatti ambientali?) a recuperare il ferro, (24 chili per tonnellata di rifiuti trattati) e le ceneri pesanti sono mescolate a cemento e utilizzate per realizzare i muri di sostegno della discarica rifiuti solidi di Vienna.

Ovviamente se qualcuno ha creduto alla favola che i termovalorizzatori eliminano le discariche, ora sa che non è vero e nonostante i termovalorizzatori le discariche non ci sono solo a Vienna, ma anche a Copenhagen e a Brescia.

Le analisi dicono che i rilasci di metalli da questa miscela cemento-ceneri sono rassicuranti, peccato che nessuno ha probabilmente misurato la quantità di composti organici genotossici presenti in queste ceneri. Vi posso assicurare che non sono affatto trascurabili.

I residui del trattamento ad umido dei fumi (0,9 chili per tonnellata di rifiuto termovalorizzato) sono talmente tossici per cui non si è inventato niente di meglio per il loro smaltimento che inviarli per treno in Germania (con quali consumi energetici?) a riempire la miniera di salgemma in disuso di Heilbronn.

Terminiamo queste informazioni ricordando che comunque l’Austria nel 2001 riciclava e compostava il 60% dei sui materiali post consumo, ne inviava a discarica il 30% ( dopo biostabilizzazione con trattamenti meccanico biologici) e ne inceneriva solo il 10%, in gran parte nei due soli inceneritori di Vienna.

Se fosse così anche in Italia, ci metterei la firma.

 

Per maggiori informazioni: http://federicovalerio.splinder.com/

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