Glifosato: siamo tutti contaminati ma possiamo ancora farcela



di Vincenzo Vizioli, Presidente nazionale AIAB.


I dati che continuano a emergere sono preoccupanti ma ancora più preoccupante è il silenzio assordante e il disprezzo per la salute pubblica in nome del profitto di pochi. All’indomani della presentazione dei risultati del test condotto dal mensile “Il Salvagente” su 14 donne incinte, risultate tutte positive all’erbicida, anche la Coalizione StopGlifosato, promossa da AIAB e di cui fanno parte 45 associazioni conferma che “Il test è allarmante: la contaminazione da glifosato è pervasiva e incontrollabile, e nessuno sa con precisione quali danni possa apportare. Un’unica cosa è certa: i danni ci sono, e la posizione negazionista di alcuni organismi che dovrebbero vegliare sulla salute pubblica fa sì che non si sappia con precisione quali sono” ...

La Coalizione, che da due anni denuncia i rischi del glifosato, appoggia l’iniziativa dei cittadini europei (ICE) per una proposta di legge contro l’uso dell’erbicida nei campi e quindi la presenza di glifosato sulle nostre tavole.

Ricordiamo che l’Istituto per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale per la sanità, lo IARC, più di un anno fa aveva inserito il glifosato nella lista delle sostanze probabilmente cancerogene, mentre prima l’EFSA (l’agenzia europea per la sicurezza dei cibi) e poi l’ECHA (l’organismo europeo per il controllo delle sostanze chimiche) avevano emesso parere di non cancerogenicità.

Ma, come è stato ricordato lo scorso 24 maggio durante la conferenza stampa organizzata dal mensile “Il Salvagente”, il parere dello IARC si è basato su studi indipendenti e pubblici, mentre gli altri due hanno preso in considerazione anche gli studi presentati dalle aziende. Inoltre, l’Echa ha ammesso che il suo parere “non tiene conto della possibilità di esposizione alla sostanza e quindi non tratta dei rischi di esposizione“. In altre parole, non si sa quali potrebbero essere gli effetti a un’esposizione prolungata, come quella degli agricoltori che ne fanno uso o dei consumatori che ne assumono dosi regolari, anche sotto i limiti di legge, nel cibo.
E poi, come ha ricordato Patrizia Gentilini dell’Isde, “l’effetto cancerogeno del glifosato non esaurisce il ventaglio di tossicità. Esso è infatti un interferente endocrino e altera i livelli ormonali. Inoltre del glifosato viene analizzato solo il principio attivo e non il suo formulato commerciale, che è molto più tossico”.

Assodato dunque che non esistono pesticidi sostenibili e che gli organismi di controllo non sono in grado di gestire queste problematiche dobbiamo essere noi cittadini a prenderci la responsabilità della nostra salute.

Dobbiamo firmare la petizione europea, che scadrà a fine giugno, per fermare il rinnovo dell’autorizzazione all’uso del pesticida, e diffondere il messaggio il più possibile. Servono un milione di firme da qui a poche settimane, e siamo arrivati a quota 800 mila. Possiamo ancora farcela e sarebbe una bella vittoria sul potere delle multinazionali e su chi pur di fare soldi non si fa scrupolo ad avvelenarci.

Per firmare: http://www.stopglifosato.it.



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