Gru e Ruspe : preferisco l'orto di mia madre

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di Mario Malandrone, Asti Social Forum.
ImageLeggo con interesse l'articolo comparso nei giorni scorsi su “La Stampa” dal titolo “dove dominano gru e ruspe”. Da poco sono tornato a vivere a Canova, dove mi legano le mie radici, e ho notato (non solo a Canova ma anche - in particolare - al Palucco e ad Asti ovest) in che modo si parli di sviluppo urbano in una zona che fortunatamente era stata finora mantenuta prettamente agricola. Insomma: nuovi centri commerciali a ovest, la Clinica Sant'Anna, il distributore a Canova, ma anche villette a schiera a Canova stessa, Valle Benedetta e Palucco e sulla bella collina della Torretta.
Molti stabili del centro andrebbero valorizzati; pare un paradosso che con tutte le proprietà dell'ASL, una clinica scelga di costruire ex-novo su terreno “vergine”, erodendo il patrimonio rurale e (magari) gonfiando tasche di proprietari di aree ...

Molte delle villette e capannoni che qui sono nati nel corso degli anni, sono rimasti sfitti; anche perché, come dimostrano innumerevoli dati macroeconomici, è in atto una crisi immobiliare che coinvolge non solo Asti, ma diversi Stati: potremmo chiamarla una crisi globale.
Da anni ho imparato dai miei genitori il profondo rispetto per la terra; da inizio secolo, la mia famiglia vive e vigila sul territorio e io stesso sono tornato a vivere in quei luoghi recuperando assieme a loro una parte rurale della cascina.

La zona ovest della città è un patrimonio importante per Asti; lì scorre il Borbore ed è uno spazio ancora verde: è la splendida valle del Borbore, appunto, che ha come cornice Vallarone e meriterebbe di essere tutelata anziché diventare occasione di altra erosione del territorio agricolo e naturale.
Vallarone e la zona ovest e sud stanno per essere stravolte dal passaggio della nuova Tangenziale.
Io lavoro con i bambini del mio quartiere e osservo spesso come le amministrazioni abbiano da sempre parlato loro di “azioni di valorizzazione del territorio e dei fiumi”. Asti e le sue zone rurali stanno, in realtà, seguendo un processo diverso: la porta est cementificata e la sud pure, oggetto di uno sviluppo urbanistico davvero discutibile.

Occupandomi di temi sociali, ho spesso avuto a che fare con dati che mostravano un'enormità di alloggi sfitti in Asti; i piccoli proprietari e la loro organizzazione associativa stimano in più di un migliaio.
A chi giova allora questa smania di cementificare ? Non certo ai ceti deboli.
Quale progetto strategico vi è dietro il fiorire di supermercati e villette a schiera ? In molti quartieri neonati si potrebbe parlare di  “non luoghi”, come li chiamerebbe qualche sociologo o urbanista, senza un vero punto di aggregazione.

I miei genitori hanno ricevuto nel tempo innumerevoli offerte a vendere e hanno sempre rifiutato; non sono certo Imprenditori né, tanto meno, ricchi ma hanno creduto che il luogo dove vivevano fosse da tutelare.
Mi chiedo quale “premio” hanno ottenuto per queste scelte; molto spesso la politica finisce per premiare soggetti che si accaparrano aree che non vedono l'ora di mettere a profitto: la politica fa da “notaio” e garantisce l'affare a colpi di variante urbanistica.
Io mi chiedo come si faccia a essere miopi e a trasformare passo a passo le porte di accesso di Asti in luoghi privi di identità culturale, non sforzandosi nemmeno di ascoltare i pareri degli abitanti.
Sono convinto che, a parte la rara eccezione di “ribellione” dei miei genitori, molti proprietari di area con pochi legami col territorio non vedano l'ora di poter far cassa sul nostro patrimonio comune agricolo e paesaggistico. Mi chiedo cosa pensino i molti abitanti che risiedono nelle frazioni e che hanno scelto di viverci anche tutelando il territorio, con la fatica quotidiana di coltivare, curare il bosco ... ma mi chiedo anche se gli abitanti delle frazioni non abbiano voglia di difendere il paesaggio del luogo in cui vivono.

La politica dovrebbe, a mio avviso, essere un arbitro fuori dai giochi economici: un soggetto che tutela il patrimonio del territorio, i paesaggi, le aree rurali.
In Europa queste scelte importanti si sono fatte; magari inimicandosi i “furbetti del quartierino”, ma tutelando realmente l'ambiente.
Quale è l'idea delle amministrazioni in merito ? Negli anni '70 si parlava di un indice di urbanizzazione da bloccare; da allora la popolazione non ha conosciuto un boom demografico, ma il mattone e i proprietari di aree hanno fatto in modo che la politica lasciasse incrementare ugualmente tale indice; io credo che sia ora di mettere un freno all'urbanizzazione selvaggia.

AltritAsti ha raccontato l'esempio molto interessante di Cassinetta di Lugagnano, che negli ultimi anni ha scelto di risparmiare il proprio suolo da nuove ondate cementificatrici e percorrere la strada della “crescita zero”, cioè della piena sostenibilità.
Il Sindaco di questo Comune è stato rieletto “nonostante” il suo coraggioso programma politico, consolidando di molto le preferenze ricevute nella precedente tornata elettorale.
Asti e la sua provincia ambiscono oggi al riconoscimento dell'UNESCO; credo - come altri hanno da tempo denunciato - che le attuali scelte urbanistiche abbiano già danneggiato gravemente (forse irreparabilmente)  l'immagine del nostro territorio.
Lo stesso Galvagno ha pubblicamente espresso la sua posizione, ovvero di vedere non di buon occhio uno sviluppo urbanistico così prepotente. Mi chiedo quali scelte assumerà l'amministrazione comunale; io spero possano essere scelte sagge: non dettate da pressioni, ma legate alla reale tutela del nostro territorio.