A proposito di inceneritore: le competenze della Regione

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di Marina Ferrari (Associazione Ecologisti Democratici Astigiani), con una nota finale di Roberto Cavallo (Presidente Cooperativa Erica).
ImageDopo aver letto il puntuale resoconto pubblicato da AltritAsti dopo il primo incontro/confronto pubblico (di Lunedì 20 Ottobre) tra Amministratori e Cittadini sul tema del possibile inceneritore di rifiuti ad Asti o nel Piemonte orientale, vorrei proporre alcune osservazioni in merito alle dichiarazioni dell’Assessore Regionale all'ambiente Nicola De Ruggiero …
 Inizio ricordando che l’art. 196, comma 1, lettera g, del D.Lgs. 152/06 e s.m.i. “ Testo Unico Ambientale”, pone in capo alle Regioni le competenze in merito a:

g) la delimitazione, nel rispetto delle linee guida generali di cui all'articolo 195, comma 1, lettera m), degli ambiti territoriali ottimali per la gestione dei rifiuti urbani e assimilati”.

La Regione Piemonte con deliberazione della Giunta Regionale 5 febbraio 2007, n. 19-5209 Linee programmatiche per la gestione dei rifiuti urbani (B.U. n. 6 dell’8 febbraio 2007 ; http://extranet.regione.piemonte.it/ambiente/rifiuti/normativa.htm ) aveva anticipato tale delimitazione rispetto alla definizione del nuovo Piano Regionale dei Rifiuti, promuovendo poi il protocollo d’intesa tra le sei province e gli ATO del futuro ATO 2, per favorire l’anticipazione di atti di programmazione necessari ad arrivare a questa gestione unificata.

Dunque l’Assessore Regionale non può affermare che poco importa, a lui ed ai cittadini, che il nostro Ato sia a 6 oppure a 2 province; infatti è fondamentale - per affrontare una corretta programmazione - definire la dimensione, in termini di bacino di utenza e di produzione dei rifiuti, degli ambiti ottimali di gestione.

La gestione dei rifiuti è materia senza dubbio complessa e gli scenari possono mutare in un breve lasso di tempo; tuttavia se i soggetti che sono preposti a definire gli indirizzi si sottraggono a questo compito la gestione diventa addirittura impossibile.

Ora, mi sembra opportuno che l’amministrazione regionale dica se ritiene di confermare gli indirizzi definiti con la DGR del 2007, oppure se le mutate condizioni del contesto richiedono una revisione di quegli indirizzi e su quali basi tecniche.

E’ chiaro, però, che tale compito spetta a lei direttamente, altrimenti se ne deduce che non è in grado di governare la situazione.

Allo stesso modo, se tali indirizzi sono confermati, dovrebbe richiamare le province e gli ATO al rispetto degli accordi sottoscritti con il protocollo, e non lasciare che ciascuna agisca a sua discrezione, mossa da motivazioni non ben definite, soprattutto dal punto di vista della corretta e sostenibile gestione del sistema rifiuti.

Per quanto concerne la politica provinciale astigiana di gestione dei rifiuti, penso che per capire la situazione in cui ci troviamo, può essere utile fare un raffronto con ciò che fanno gli altri. In particolare, la Provincia di Torino ha elaborato il rapporto sullo stato del sistema di gestione dei rifiuti - luglio 2008 (con dati del 2007, aggiornamento al 19/09/2008), che è possibile scaricare all’indirizzo : http://www.provincia.torino.it/ambiente/rifiuti/osservatorio/rapp_oss_08 .

Il rapporto presenta un buon inquadramento normativo della materia e delle competenze. Inoltre è utile per fare un raffronto sui quantitativi, sui costi, sulla diffusione della raccolta differenziata.

E’ interessante anche il capitolo 3, pag. 92-93, dove si parla della localizzazione degli inceneritori.

Ma, soprattutto, è utile per fare un raffronto tra le politiche degli Enti.

Intanto la provincia di Torino ha mantenuto la competenza di Osservatorio dei rifiuti, che le consente di monitorare i dati sulla produzione e gestione dei rifiuti in ambito provinciale. Che cosa fa la provincia di Asti in proposito ?

Inoltre nel rapporto vi è un capitolo che riguarda:Incentivi alla raccolta differenziata e al passaggio tassa/tariffa ( http://www.provincia.torino.it/ambiente/file-storage/download/rifiuti/pdf/rapporto08/cap6.pdf ).

Si legge in particolare che:

Fin dal 2002 la Provincia di Torino, per far fronte alle difficoltà di spesa degli Enti Pubblici, ha deciso di destinare a contributi finanziari tutte le ecotasse introitate dalla Provincia sullo smaltimento dei rifiuti, individuando come soggetti beneficiari in particolare i Comuni nell’ambito dell’implementazione di sistemi di raccolta integrata incentrati sulle raccolte domiciliari”.

Complessivamente, la provincia di Torino ha finanziato 443 progetti, stanziando 27.397.151 euro in:

Inoltre, la provincia ha promosso e sottoscritto numerosi protocolli d’intesa indirizzati a ridurre la produzione dei rifiuti e migliorare il recupero ed il riciclo :

Marina Ferrari

Ringrazio tutti coloro che hanno voglia di superare l'ignavia e mettersi in discussione, da qualunque parte essi stiano. Ringrazio Marina Ferrari per la sua lucida competenza. Vorrei attirare l'attenzione dei lettori e frequentatori di AltritAsti sul fatto che la gestione integrata dei rifiuti non è solo una questione di quantità, ma anche di TEMPI e QUALITA'.

Ora, se è vero che la prevista ATO2 produce 300.000 tonnellate di indifferenziato (non capisco però il dato, perché se è riferito alla produzione di Rifiuto Indifferenziato nel 2007 le 6 province ne hanno prodotte 431.690 tonnellate, se invece si tratta del dato previsto al 2012 col 65% di RD di legge, le tonnellate residue alla produzione attuale sarebbero 276.218, cioè quasi 25.000 tonnellate in meno!!) in ogni caso dicevo, 300.000 tonnellate, si tratta di secco residuo dalla raccolta.

C'è da dire però che il piano di Asti prevede il 14% di prevenzione, che Novara e il VCO si avviano a superare il 65% di RD, che il piano di Asti prevede il 70%, che il consorzio COVEVAR di Vercelli ha appena (28 ottobre) approvato in assemblea un piano delle raccolte che prevede il porta a porta quasi ovunque: è fortemente pensabile che tale quantità possa scendere attorno alle 220.000 tonnellate.

Considerata poi l'esistenza di 2 impianti di TMB e di uno di bioessicazione sul territorio delle 6 province, converrebbe pretrattare tale frazione, con un'ulteriore perdita di processo (deferrizzazione e evaporazione) di circa 45.000 tonnellate. Il che equivale ad ottenere non più di 175.000 tonnellate di frazione residuale. Ora senza voler entrare in ulteriori percorsi virtuosi, ma stando appunto ai dati attuali (tecnici, normativi ed impiantistici) verrebbe da dire che un revampig fatto bene di Vercelli è più che sufficiente. Tenuto conto che la frazione residua, tra l'altro, avrebbe un potere calorifico non adatto a tutte le tecnologie.

Roberto Cavallo