I rifiuti di Vinchio: un'esperienza "da copiare" ...

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ImageMentre “infuria” il dibattito sull'opportunità o meno di ospitare un inceneritore nei dintorni di Asti, a pochi chilometri di distanza è in piena azione una virtuosa esperienza pubblica di gestione dei rifiuti nell'ottica del miglioramento continuo e dell'obiettivo “zero sprechi”.

Si tratta del Comune di Vinchio (678 abitanti), patria di un vino (il barbera) osannato sui mercati mondiali e prodotto da una felice realtà di Cantina fra produttori (esempio sempre più raro nell'individualismo del Piemonte enoico) ...

 Un paese che poggia su un significativo retroterra culturale (quello di Davide Lajolo, giornalista e scrittore, ora valorizzato dall'importante lavoro della figlia Laurana e della omonima associazione culturale) e che ha saputo imboccare la strada della “qualità ambientale” (anche certificata, secondo la Iso 14000 e l'Emas), fino ad essere il primo Comune astigiano ad aderire alla rete “Rifiuti Zero”.

Negli ultimi due anni, Vinchio ha ridotto di circa il 37 % la produzione di rifiuti e si prepara a superare nel 2008 il 75 % di raccolta differenziata, con l'obiettivo di raggiungere la quota di “zero rifiuti” nel 2020. E, nel frattempo, ha deciso di distribuire pannolini lavabili ai suoi 14 bebè ... Già, perché non bastano le adesioni formali e di principio per dirigere un paese verso una drastica riduzione della produzione dei propri rifiuti: occorrono anche incentivi che stimolino i cittadini a sperimentare nuove strade.

Come AltritAsti ha già recentemente raccontato “un bambino produce nei suoi primi tre anni di vita circa 1 tonnellata di pannolini sporchi”. Pannolini “usa e getta”, abitualmente; dunque un tipo di rifiuto indifferenziato, “roba buona per discariche o inceneritori” (un pannolino si degrada nell'ambiente dopo 500 anni...).

Il Comune di Vinchio ha studiato i casi già in corso in molti Comuni italiani ed ha deciso di sviluppare un proprio progetto; alle 14 attuali famiglie con bimbi in età da “pannolino”, donerà un kit di pannolini in cotone, lavabili e riutilizzabili (costo di mercato attorno ai 60/70 euro) e offrirà uno sconto del 50 % sull'acquisto di ulteriori tre kit e dei relativi veli interni.

Per le famiglie, il risparmio economico totale potrebbe aggirarsi attorno a 1.500 euro rispetto agli “usa e getta”.

Ma come funziona l'«eco-pannolino»?

Diciamo subito che non si tratta dei vecchi e mai rimpianti pannolini in stoffa del tempo andato: quelli lavati dalle nostre nonne, per di più a mano, dopo ogni «deposito» da parte del bebè.

I pannolini riutilizzabili sono costituiti da una mutandina esterna in tessuto tecnico, che assicura impermeabilità e traspirazione della pelle, da un pannolino vero e proprio completamente in cotone e da un velo in materiale biodegradabile che può essere gettato nel wc. Sono lavabili in lavatrice (a 40 gradi), hanno una durata che spesso supera il tempo di utilizzo di un solo bambino e sono adattabili alla crescita del bimbo grazie a bottoni e chiusure in velcro che consentono di regolare la “taglia”. In sostanza, si cambia soltanto il velo di cellulosa risparmiando il resto dell'involucro, che oltretutto occupa più volume.

Una ottima soluzione dal punto di vista della salute del bambino (i materiali naturali agevolano la corretta circolazione dell'aria ed evitano l'insorgere di fastidiose dermatiti), che aiuta le tasche delle famiglie e risparmia l'ambiente.

Una bella soluzione da “copiare” per qualsiasi oculato Amministratore locale: e se la smettessimo di pensare agli inceneritori come “soluzione”, chissà quanta buona creatività in più ci permetterebbe di costruire miriadi di esempi concreti di quotidiana e facile gestione all'insegna del risparmio, della salute, del benessere ambientale ...