Suolo e paesaggio: in Europa ancora tutto da costruire…

Un commento sulle posizioni dei candidati italiani al Parlamento Europeo.

di Mario Catizzone e Alessandro Mortarino.

A urne chiuse e responsi ormai definiti, possiamo provare a commentare (come promesso) l’orientamento mostrato dai candidati italiani verso i temi a noi più congeniali.
Necessario, innanzitutto, ripercorrere l’ultima parte di questa campagna elettorale guidata da toni forti e frasi ad effetto. Esattamente un mese prima del voto il nostro Forum aveva completato l’analisi dei programmi elettorali delle forze politiche in competizione e il dibattito in corso. Di tutela del suolo e del paesaggio ben poche erano le tracce visibili...

All’interno della mailing list del nostro coordinamento nazionale (oltre 300 persone) i commenti non lasciavano dubbi sulla delusione collettiva, tanto che qualcuno esprimeva un’opinione in formato epigrafe: «suolo e paesaggio? Non pervenuti…».

Già, non pervenuti. Il tema risultava gravemente distante dalle principali attenzioni delle forze politiche e ancora una volta la sensazione di marginalità estrema pareva inevitabile. Possibile?
Sì, possibile.
Di fronte alla chiara situazione, immediata nasceva la domanda: «cosa possiamo fare per portare all’attenzione dei candidati il tema del suolo e del paesaggio?». Troppo tardi per creare manifestazioni di richiamo, giudicati poco utili momenti di confronto attraverso convegni, dibattiti, duelli all’arma bianca; qualcosa però doveva essere fatto.
Qualcosa che non ci distraesse troppo dai mille impegni locali e dalla grande battaglia in corso per la nostra proposta di legge nazionale ora in (faticosa) discussione al Senato.

Nasceva così l’idea di provare a redigere un semplice documento in grado di sintetizzare in poche frasi i punti nodali della questione e di accompagnarlo a tre altrettanto stringati quesiti da rivolgere ai candidati, tutti e di ogni forza politica: i candidati, si sà, hanno sempre poco tempo per leggere le istanze “dal basso” e l’ultimo mese è scadenzato da agende fitte e non modificabili…

A venti giorni dal voto il documento e i quesiti venivano affidati ai nostri comitati e associazioni locali, con l’invito di inoltrarlo a tutti i candidati dei loro rispettivi collegi.
Qualche comitato non se la sente, forse per la sensazione di incolmabile distanza tra noi e la “politica” europea.
Altri si arenano nella ricerca faticosa degli indirizzi mail dei loro candidati locali. Molti si attivano e inoltrano, senza successo.
Altri – più fortunati o più in relazione – raccolgono le prime risposte.
Dalla nostra segreteria nazionale partono messaggi alle segreterie nazionali dei partiti e agli europarlamentari uscenti.

Il risultato finale potrebbe sembrare deludente: 19 risposte ricevute in tutto. Parrebbe un’inezia, calcolando che i candidati complessivamente erano più di 1.000.
Non tutti li abbiamo raggiunti e per tempo, ma il nostro obiettivo era sensibilizzare. Abbiamo ora 19 persone con cui affrontare un dialogo sulla dimensione europea del suolo. Un piccolo consistente nucleo che si aggiunge a quei (sempre pochi!) parlamentari europei e italiani sensibili alla tematica suolo, territorio, paesaggio.

Ricordiamo che i tre semplici quesiti che avevamo rivolto avevano una precisa motivazione: comprendere.
I primi due quesiti toccavano argomenti generalisti: chiedevano ai candidati di dirci se erano a conoscenza della situazione normativa legata al suolo di altri paesi dell’area UE e se concordavano con la necessità di istituire un tavolo partecipato permanente che vedesse coinvolti tutti gli “attori” (sociali ed economici).
Il terzo quesito toccava il cuore “italiano” della questione: il candidato, qualora eletto, è disponibile a proporre una norma comunitaria simile alla proposta di legge formulata dal Forum a livello italiano e promossa in sede parlamentare dal Movimento 5 Stelle?
Leggendo le 19 risposte pervenute, proprio questo terzo punto si evidenzia come vera differenza: tutti d’accordo a creare tavoli e studiare le legislazioni, tutti d’accordo anche a immaginare un percorso normativo comunitario per la salvaguardia del suolo. Pochi. però, pronti a ragionare di “arresto” immediato del consumo di suolo.

Questa nostra iniziativa, malgrado i molti limiti e il poco tempo a disposizione, ci ha permesso di ottenere una nitida visione della situazione: tutela del suolo, del territorio e del paesaggio sono ancora un tema “elitario”. Se a livello italiano abbiamo fatto enormi passi avanti (ma quanti passi dovremo ancora fare!), lo stesso cammino lo dobbiamo intraprendere a livello europeo. Qualsiasi cammino comincia sempre da piccoli passi. Dobbiamo allora imparare dagli errori del recente passato, dal fallimento della proposta di Direttiva europea del 2006 e dalla “maldestra” iniziativa della petizione dei Cittadini Europei ‘#Salvailsuolo’.

Se è chiaro per tutti che la strada da percorrere resta in salita anche per il livello europeo, abbiamo ora una sola cosa da fare: riprendere fiato e permettere al piccolo gruppo, già sensibile politicamente, di lavorare assieme. Abbiamo 19 persone in più con cui allargare la base di attenzione negli altri Stati membri dell’Unione Europea.

Il Forum Salviamo il Paesaggio, dopo otto anni – abbondanti – di intenso lavoro sa che le sfide impossibili non esistono e che le buone ragioni, prima o poi, trionfano.
Quindi: avanti tutta!

Il GSE-Gruppo Suolo Europa (il nostro organismo in chiave europea) ha già ricevuto mandato per relazionarsi con tutti i 19 candidati che hanno riposto ai nostri quesiti (5 dei quali risultano anche eletti nel nuovo Parlamento UE!) e per continuare a contattare gli altri rappresentanti italiani e europei che nei prossimi cinque anni avranno il compito di portare in sede comunitaria le istanze dei cittadini.
Non mancheranno le nostre proposte e non mancherà una nostra pubblica cronaca del dialogo con ciascuno di loro, delle loro reazioni, compreso titubanze e negazioni.

Parallelamente crescerà lo sforzo di creare una grande rete europea “per il suolo, per il territorio e per il paesaggio” in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea: non sarà facile, ci vorrà tempo e tenacia, ma il cambiamento arriverà…

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