Coronavirus e Chernobyl, due facce della stessa medaglia

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di Giuseppe Sammatrice.

Molti di noi ricorderanno i giorni successivi all’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl dal 26 aprile al 8 maggio 1986, la nube radioattiva coprì i cieli dell’intera Europa e il 30 aprile toccò il nord est dell’Italia espandendosi nei giorni successivi in tutto il resto del territorio nazionale; il nostro Paese subì delle conseguenze gravose per la salute degli italiani e ancora oggi ne paga le conseguenze.
Le terre agricole colte ed incolte furono coperte da particelle di Isotopi radioattivi come cesio137/134 – Iodio 131/132 – Cerio 134 – Bario 140 e Zirconio 95, tutti Isotopi con massa atomica nel range 130 – 140...

La gente comune del potenziale cancerogeno di questi elementi ne sapeva poco e in alcuni casi ne ha ignorato gli effetti letali; ci dicevano di stare chiusi in casa finché quella nube restasse sopra le nostre teste e di non mangiare nulla che arrivasse dalla terra a partire da quel fatidico 26 aprile.

Il Coronavirus oggi, come Chernobyl allora, sta colpendo non solo la Cina e l’Europa ma l’intero globo e il pericolo di infezione altissimo ci costringe a fermare ogni nostra attività sociale ed economica.
Il confronto tra Chernobyl e Coronavirus viene spontaneo, molte corrispondenze tra le conseguenze provocate dai due eventi ci portano a fare le stesse considerazioni di allora, in cui raggiungemmo la consapevolezza del grave pericolo che l’umanità stava correndo se si fossero costruite nuove centrali nucleari e se non venissero spente quelle già operative.

Al referendum dell’8 e 9 novembre 1987, a un anno e mezzo dalla catastrofe, gli Italiani decisero di dire NO alle centrali nucleari e lo ribadirono ancora il 12 e 13 giugno del 2011 chiamati alle urne durante il IV governo Berlusconi e dopo aver subito la catastrofe nucleare di Fukushima.

Il Coronavirus ha già cambiato la coscienza di noi italiani e noi tutti abbiamo assorbito la consapevolezza che un nuovo stile di vita potrà rendere il nostro pianeta più vivibile e le nostre vite più rispettate.

La sanità non può essere trascurata dai bilanci dello Stato, il servizio sanitario nazionale non può essere delegato alle Regioni, le molteplici discrepanze emerse durante quest’emergenza nazionale hanno evidenziato le debolezze di alcune maglie della rete sanitaria nazionale.

Il meridione d’Italia, nel caso in cui quest’epidemia dovesse subire la stessa capacità di infezione come lo è stato per la Lombardia, non sarà in grado di sopperire a un tale carico di lavoro.
Le Strutture sanitarie obsolete e il carente numero di operatori sanitari hanno fatto emergere le gravi criticità che certe Regioni del sud esprimono.

L’Italia non può permettersi un servizio sanitario diviso in due o a macchia di leopardo, un cittadino europeo deve avere la certezza di poter essere curato ovunque con gli stessi protocolli e le medesime capacità professionali.

Le misure giuste e necessarie che il Governo Conte ha intrapreso con i decreti dell'8 e dell’11 marzo 2020 hanno evidenziato la vera causa dell’inquinamento da polveri sottili nelle nostre città e in particolare della pianura padana: la netta riduzione del traffico automobilistico privato per conseguenza dei decreti a una settimana dalla loro pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, hanno ridotto la presenza di polveri sottili in Piemonte ai minimi storici, con parametri prossimi allo zero (fino 7 mg x m3 ad Ivrea e un massimo di 36 mg a Torino).

La riflessione è d’obbligo e le politiche da intraprendere devono essere drastiche, degne di un paese civile con tanta voglia di cambiare in meglio con nuovi stili di vita più lenti, meno frenetici, in cui il lavoro possa essere condiviso con chi non ce l’ha, parità di stipendio tra uomini e donne e libertà di svolgere il proprio lavoro per periodi alterni on line da casa, nuove forme di lavoro che possano rendere la vita degna del suo nome.

La Pianura padana vista dal satellite finché nessuna limitazione era in atto, mostrava una nube tossica su tutto il bacino del Po, i nostri polmoni indeboliti da questo continuo flusso di particolato sono divenuti sicuramente più vulnerabili agli attacchi virali del Coronavirus, esposti molto più facilmente ad infezioni polmonari più di quanto lo siano i polmoni degli abitanti di Seulo in Sardegna.

La crescita esponenziale dei contagiati da Coronavirus nel nord Italia e gli alti valori di PM 10 e PM 2,5, sono la conseguenza di un modello di sviluppo economico e sociale completamente sbagliato, basato sul consumismo e su un concetto di globalizzazione che ha determinato povertà e disuguaglianza sociale in tutto il globo e in cui il potere economico è stato concentrato in mano all’1% della popolazione terrestre.

Se i Sapiens saranno in grado di superare questa pandemia, sicuramente dovranno fare i conti con la prossima emergenza, se non cambiamo radicalmente il loro modo di vivere e di rapportarsi con Rispetto e Amore per la Madre Terra.

La politica dovrà per forza tener conto di quanto oggi la nostra gente sta subendo, non potrà ignorare in futuro le scelte che ha dovuto intraprendere per mettere qualche pezza qua e là per frenare le gravi conseguenze di politiche sbagliate e protagoniste di un Antropocentrismo che ha portato il Pianeta alla distruzione e a una ennesima estinzione di massa del genere umano.

La Politica deve essere attenta in primo luogo alla sanità pubblica, alla vita sociale, ai consumi, alla salubrità della biosfera, al benessere di ogni forma di vita esistente sul pianeta.

L’Uomo deve avere l’umiltà di inginocchiarsi davanti alla natura che rimane e chiedere perdono...