La salvaguardia dell'ambiente quando l'ambiente si chiama creato

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di Daniela Grassi.
ImageChi era presente all’incontro con Luca Mercalli di Martedì 26 Gennaio, lo avrà sentito affermare, sollecitato da una domanda, che, se scarsi sono stati i risultati del vertice di Copenaghen sull’emergenza ambientale del pianeta, ciò era d’altronde facilmente prevedibile, data la difficoltà delle enormi questioni internazionali incombenti dietro l’incontro e origine dell’emergenza stessa. Ma Mercalli ha anche fatto notare come questo summit planetario sia stato pur sempre un passo avanti, avendo se non altro ufficializzato la presa d’atto sull’alta drammaticità della situazione e sull’urgenza di una risposta concreta ...

Martedì 9 febbraio alle ore 21.00, sempre al Centro culturale cittadino san Secondo, v. Carducci, 24, Asti, si approfondirà ancora l’argomento attraverso l’incontro: “Quale etica ambientale per la salvaguardia del creato?...Per non fermarsi al fallimento del vertice di Copenaghen”  di cui sarà relatore il prof. Luciano Valle, , filosofo, ambientalista, o meglio ancora “ecosofo”, come è stato definito, libero docente dell'Università di Pavia, direttore del Centro “Ri-abitare la terra e la città”.

Teologo e formatore, presidente dell'Istituto Gregory Bateson, appassionato divulgatore di tutte quelle tematiche che insegnano a riconoscere tutto quanto ci lega profondamente all'ambiente circostante, è presidente del Centro di etica ambientale della Regione Lombardia ed è stato presidente delle Acli Pavia.

Luciano Valle è impegnato da anni nel trasmettere il suo appassionato messaggio il quale riapre la mente, il cuore e l'anima a una osservazione del mondo che rimette al centro della nostra visione culturale oltre al fattore umano, l'ambiente naturale, animato e inanimato.

Lo ha fatto attraverso le sue lezioni, le sue opere (tra cui ricordiamo l’ultima recente pubblicazione, “Ecosofia. Percorsi storico-epistemici tra cristianesimo, Oriente, Bateson e Einstein”, ed. Ibis, 2009), ma soprattutto attraverso un progetto concreto e di grande valore, il centro "Ri-abitare la terra e la città" nato a Travacò Siccomario (PV) il cui scopo è quello di "suscitare e diffondere una cultura dell'"Abitare" ispirata alle bellezze naturale, artistica e spirituale, all'armonia con la Terra, al rispetto di valori e beni delle tradizioni storiche generali e locali, e delle caratteristiche del territorio" e che come tale "intende promuovere iniziative culturali ad ogni livello atte a trasformare Travacò Siccomario ed il contesto pavese e lombardo, in un laboratorio pratico e concettuale per la costruzione di nuovi modelli sostenibili dell'abitare la campagna e la città, modelli volti alla valorizzazione delle attività agricole, artigianali e culturali proprie dei luoghi e della loro più che millenaria tradizione ed  ispirati al rispetto dei valori democratici, etici, estetici, ambientali e spirituali che sono alla base del vivere civile e solidale, al fine di promuovere per il terzo Millennio una rinnovata alleanza tra uomo e natura". 

In questo progetto, realizzato sul territorio, la comunità umana manifesta la sua simpatia, o addirittura la sua empatia, a tutto ciò che è altro da lui: fiori, erba, farfalle, alberi, cielo, pioggia...
Un aprirsi che è un farsi prossimo: un ascoltare la lezione della polifonia della natura, della varietà, dignità e bellezza della creazione, sentendola come parte di sé.
Scoiattoli, querce, ruscelli, nuvole e rocce non sono solo elementi indispensabili per la vita materiale, ma anche per l'equilibrio spirituale di un essere umano, che oggi ha perso il contatto col mondo di cui è parte.

Come già Luciano Valle dichiarava in un’intervista del 2004 (http://www.lifegate.it), oggi non si deve pensare a star bene, ma a far star bene. Dobbiamo tornare alla polis dei greci: il problema è il passaggio dal mio star bene a quello collettivo. "Non siamo noi a dover tornare nelle foreste - scrive Tagore - ma sono le foreste a dover entrare nelle città". Andiamo nelle foreste per respirare, in tutti i sensi, ma poi torniamo nelle città per ripensarle e rifondarle. Dobbiamo uscire dagli ashram, dalle catacombe, dai conventi, e dobbiamo incontrare il mondo per testimoniare e aiutare a crescere. Ognuno deve fare la sua parte, deve diventare anche missionario, deve incrementare la noosfera, la dimensione etica planetaria.”

E se il professor Valle ricorda come sia “la civiltà moderna a pensare separatamente economia e contemplazione, dicotomia sconosciuta al pensiero classico” e come sia stato  il cattolicesimo ad assegnare ” l’economia al tempo della città e (..) la meditazione al tempo del monastero”, evidenzia anche come non possa esistere azione concreta nei confronti della natura senza riservare uno spazio ad una dimensione dimenticata, la contemplazione: “La contemplazione è il luogo dove si prova stupore. Lo stupore della riscoperta delle cose” e aggiunge che “portare momenti di meditazione nel tempo del mercante rompendone la natura taylorizzata, riscoprire il silenzio, l’essenza delle cose”  è essenziale per l’uomo moderno e per il mondo.

Ascoltare ed incontrare il prof. Valle è l’occasione per confrontarsi con un’ottica dove la salvaguardia e la riqualificazione dell’ambiente naturale sono strettamente legati ad una visione altamente spirituale e poetica dell’esistente.
L’incontro, promosso dalla Diocesi di Asti e dal progetto culturale della Diocesi, con la collaborazione di molte associazioni cittadine, fa parte di una serie dedicata ai temi cruciali della cittadinanza, collegati alla lettera pastorale del Vescovo di Asti, mons. Francesco Ravinale, dal titolo “Nel mondo come cristiani”, dove si esaminano alla luce della tradizione e dell’attuale situazione storica i grandi e rivoluzionari temi del cristianesimo: il fare, di colui che ti sta di fronte, te stesso. E questo prossimo è persona, ma è anche l’intero creato di cui siamo parte consapevole e responsabile, nel bene e nel male.