Se 15 ettari di pannelli fotovoltaici lungo Tanaro vi sembrano pochi ...

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Imagedi Maurizio Bongioanni.
Se il Tanaro fosse una persona in carne e ossa probabilmente si sarebbe già lasciato soffocare dalle sfiancanti richieste di costruzione giunte negli ultimi anni. Ma essendo un fiume, e quindi un robusto elemento della natura, il sesto corso d'acqua d'Italia sta ora resistendo all'ennesimo assalto ...


Il progetto di installare pannelli fotovoltaici lungo il fiume nel Comune di Castagnole delle Lanze - progetto presentato in inverno dall'azienda Cascina Luisa di Mauro Paracchino, titolare anche di alcune cave limitrofe - ha incassato, durante la Seconda Conferenza sui Servizi di Asti svoltasi il 18 febbraio, il parere discordante del Comune interessato, della Coldiretti e della Cia (Conferenza Italiana Agricoltori) astigiana.
«Come CIA non siamo contrari al fotovoltaico – chiarisce il direttore Mario Porta - ma riteniamo che debba essere fatto con criterio e nelle opportune zone. Un conto sono i pannelli sulle case o sui capannoni, un altro è utilizzare terreni agricoli».
Oltre all'ubicazione impropria di tale impianto, la CIA è anche interessata a controllare i prezzi di vendita del terreno agricolo, per evitare qualsiasi rischio di speculazione.

Il sindaco di Castagnole Marco Violardo, presente all'assemblea con il geom. Luigi Biestro, ha aggiunto critiche sul progetto giudicato troppo esteso (15 ettari) e di forte impatto ambientale in una zona a vocazione essenzialmente agricola.
Il primo cittadino ha ricordato i criteri ERA (zone di Esclusione, Repulsione, Attrazione), approvati dalla Regione Piemonte in merito al posizionamento dei pannelli fotovoltaici a terra. Tra le zone di esclusione figurano le fasce A e B del PAI (Piano Assetto Idrogeologico), ovvero le zone collocate a ridosso dei fiumi: l'impianto fotovoltaico di Cascina Luisa si trova proprio in fascia A e, pertanto, in una zona a rischio di esondazione.

Come la CIA, anche il Sindaco ha invitato l'azienda a considerare una collocazione alternativa dell'impianto e, precisamente, a considerare l'eventualità di collocarlo nel PIP (Piano di Insediamenti Produttivi) attualmente in fase di realizzazione nella piana di Valle Tanaro, cioè in una zona industriale e non agricola.

In seguito alla Conferenza, Paola Borrione, presidente della Commissione Ambiente di Castagnole, ha specificato l'importanza di norme alle quali attenersi e ha ricordato che il suo organo consultivo sta studiando, con l'appoggio di esperti del settore e le delibere suggerite dal Movimento Stop al Consumo di Territorio, un regolamento specifico per la gestione del fotovoltaico sul territorio specifico.

Da sottolineare che negli ultimi mesi le principali organizzazioni agricole hanno iniziato a sollecitare le amministrazioni a fermare il proliferare di nuovi impianti fotovoltaici su terreni agricoli, quelli di I e II classe, i più fertili in assoluto.
Nel vicino cuneese (iniziando da Langhe e Roero), il fenomeno è addirittura una “esplosione”: Cherasco, Ceresole, Ceva, Monesiglio, Genola, Fossano, Cavallermaggiore, Savigliano, Saluzzo …
A Busca, la presa di posizione più netta arriva dalla sezione locale della Coldiretti, che ha inviato questa sollecitazione al Primo cittadino:

Egr. Sig. Sindaco,

con la presente, visto il costante incremento di progetti per la realizzazione di parchi fotovoltaici di grande dimensione nel suo Comune, la Coldiretti di Cuneo intende segnalare alcuni aspetti di forte rilevanza soprattutto in merito all’incidenza che questa materia ha sull’economia delle imprese agricole operanti sul territorio.
Va evidenziato innanzitutto che i parchi fotovoltaici attualmente in progetto andranno ad occupare terreno oggi utilizzato per fini agricoli; in molti casi si tratta di interventi il cui impatto ambientale negativo (sotto il punto di vista paesaggistico, e per la sottrazione di terreni fertili) supererà di gran lunga i benefici apportati causando inoltre uno sbilanciamento nel mercato degli affitti e della compravendita dei terreni a destinazione agricola.
Questo andamento segue una direzione ben diversa da quella assunta da Coldiretti in merito alle energie rinnovabili, che secondo l’organizzazione andrebbero sviluppate in un’ottica si sostenibilità ed armonizzazione con lo sviluppo rurale. In questo senso a febbraio 2009 Coldiretti ha deliberato in materia di fotovoltaico evidenziando quanto segue:

• Impegno dell’Organizzazione nel supporto e nella sensibilizzazione alle imprese agricole sulla valenza imprenditoriale ed ambientale di un razionale utilizzo del fotovoltaico con installazione su tetti per non sottrarre terreno fertile all’agricoltura.
• Installazione di fotovoltaico a terra per impianti di piccola/media dimensione in armonia con il concetto di multifunzionalità in agricoltura.
• Installazione di grandi impianti solo nelle aree definite degradate e comunque non ad utilizzazione agronomica.

Tale delibera esprime appieno la posizione assunta da Coldiretti sul tema del fotovoltaico, supportata inoltre dalle indicazioni che la Regione ad oggi ha fornito in materia.
Nella specifico fa riferimento ai documenti di seguito elencati:

• Relazione programmatica sull’energia redatta dalla Regione Piemonte.
• Piano Territoriale Regionale.
• Piano Paesaggistico Regionale.

Da tali indirizzi forniti dalla Regione Piemonte si rileva innanzitutto l’indicazione che le autorizzazionei ad impianti di dimensioni superiori ad 1 Mw di potenza non vengano accordate se in progetto su terreni di I e II classe e se ne sconsiglia vivamente l’autorizzazione su suolo di III classe di capacità d’uso.

Negli anni passati, quando si parlava di fonti di energia rinnovabile, la mente andava subito al fotovoltaico e a quei grossi pannelli lucidi che attirando i raggi del sole producevano, quasi per magia, energia pulita senza alcun tipo di inquinante tossico.
Superato un primo periodo in cui il fattore economico era considerato l'unico ostacolo per un accesso paritario, si pensava che presto il business del petrolio – e chissà: pure le guerre in nome dell'oro nero - sarebbe stato rimpiazzato dalle tecnologie del solare.

Ma ora sappiamo che quella non era altro che l'ennesima favola raccontata a noi italiani, per farci stare meglio, per darci una speranza con la quale impedire una lamentela nell'immediato. Infatti già allora, quando si pensava a come sostituire i pozzi con i pannelli, c'era chi progettava come fare di questo un business avaro e assetato di denaro. La trovata era mettere i pannelli a terra, coprendo campi agricoli o verdi prati caratterizzanti un paesaggio in salute e rurale tipico delle nostre zone.
Pagare profumatamente i proprietari terrieri o addirittura spingere poveri contadini a cedere la propria terra giudicata improduttiva da asettiche leggi di mercato è quanto ora sta accadendo nel maggiore dei casi.

Gli impresari del sole stanno puntando le Langhe e il Roero per piazzare i loro pannelli. Alcune terre (e i loro residenti) resistono alle pressioni, altre hanno già ceduto alle lusinghe del denaro (o alle costrizioni di mercato). Monesiglio è uno di quei tanti comuni che ha intenzione di costruire un impianto di 8 Mw il quale necessita di un intero versante di collina stimato in 20 ettari.
Alcuni abitanti si sono immediatamente mobilitati, chiedendo aiuto all'Osservatorio del Paesaggio di Langhe e Roero e ai movimenti ambientalisti, fra cui la rete di Stop al Consumo di Territorio.
Insieme mercoledì scorso, durante una riunione serale, si è arrivati a produrre una lettera da inviare al Comune per chiedere il blocco dei lavori e specifiche su un progetto, come tanti altri, presentato con troppa fretta. Fretta di far cassa, probabilmente.

Autostrade, parcheggi, capannoni: quante sarebbero le superfici da coprire – limitando inoltre l'impatto visivo da cemento esposto – per produrre energia davvero pulita ?
Perché l'energia pulita non si ha solamente quando per generarla si evita di produrre CO2, ma anche – e soprattutto nelle nostre terre – quando si impedisce che la natura, e la sua cultura, vengano deturpate irrimediabilmente.