Cosa c'è dietro l'aumento dei prezzi ?

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Un po’ di siccità, un po’ di benzina verde, una generosa spruzzata di finanza speculativa; shakerare con forza e servire freddo … Se stessimo trattando di un cocktail, questa potrebbe essere la composizione consigliata da un esperto; invece, il nostro titolo introduce una domanda ben più forte a cui il Gruppo di Acquisto Solidale “Il Gasti” ha tentato di dare qualche risposta organizzando un incontro con Maurizio Gritta e Fulvia Mantovani, fondatori e “guide” della cooperativa cremonese Iris. Un’azienda agricola “storica” nel panorama del biologico nazionale (fondata pioneristicamente nel lontano 1978), che da qualche anno ha rilevato la gestione (e, tra breve, anche la proprietà) di un pastificio di medie dimensioni, fornitore di centinaia di GAS del centro e nord Italia.

Un incontro tra due degli anelli di una stessa catena (che va oggi  di moda definire “filiera corta”): chi consuma e chi produce, in rapporto diretto e cioè senza intermediari commerciali frapposti fra loro. Che intendeva mettere in luce lo scenario mondiale che ruota attorno al forsennato crescere dei prezzi di grano, mais, farro e ogni tipo di cereale degli ultimi mesi, identificare le cause, provare a setacciare alternative e disegnare proiezioni future: nuvole nere (anzi, nerissime) paiono all’orizzonte …

Per Maurizio Gritta, le cause degli aumenti, come detto in apertura, sono in particolare tre, fortemente correlate e conseguenti tra loro.

MINORE PRODUZIONE

Varie cause hanno effettivamente concorso ad un raccolto complessivo che pare essersi attestato attorno ad un 34-35 % in meno rispetto al 2006. La siccità ha ridotto le produzioni di Canada e Ucraina e flagellato quelle dell’Australia. Piogge violente e prolungate hanno causato danni alle coltivazioni in Cina e nei paesi europei a ridosso del Mar Nero.

In generale, il cambiamento climatico planetario (ormai manifestatosi nella sua piena evidenza) mette a rischio la permeabilità dei suoli e rende sempre più ampio il processo di desertificazione e di impoverimento dei terreni.

GLI AGRO-COMBUSTIBILI

Secondo Gritta, la sola diminuzione dei raccolti non sarebbe causa sufficiente per scatenare la corsa al rialzo dei prezzi. Ecco, allora, il secondo motivo: tra Gennaio e Febbraio di quest’anno, il presidente degli Stati Uniti Bush dà mandato ai suoi dirigenti nazionali di accaparrarsi il maggior quantitativo possibile di cereali da destinare alla produzione di “benzine verdi” e la decisione scatena un susseguirsi di reazioni da parte dei principali competitori della prima potenza mondiale. E’ l’effetto etanolo: grano e cereali in genere, coltivati non per cibarsi ma per “far andare le macchine dello sviluppo”.

Per l’amministrazione Bush, questa è la prima risposta alla crisi petrolifera e agli aumenti del brent quasi alla soglia dei 100 dollari. Per Usa e Unione Europea, ora l’obiettivo è di portare al 10-18 % entro il 2017-2020 l’utilizzo degli agro-carburanti per usi energetici, a discapito delle fonti fossili.

LA FINANZA MACINA ANCHE IL GRANO

Ed eccoci al terzo punto: i futures. Una così ghiotta situazione non può non far scatenare gli appetiti delle Borse. I compratori di cereali sono disposti a pagarlo di più pur di garantirselo e, addirittura, giungono a versare contanti subito per un ritiro dilazionato a quando il raccolto sarà disponibile. Questi futures sono armi forti da offrire alla Borsa di Parigi, che nel frattempo ha sostituito quella tradizionale di Chicago, assai frequentata anche dai “nuovi ricchi” della finanza russa, cinese, indiana, araba … E i “pezzi di carta” passano di mano in mano, a cifre in costante crescita, generando enormi e rapidi guadagni. I nomi più ricorrenti in queste scorribande, sono quelli di multinazionali di prima grandezza quali Monsanto o Novartis. O Mc Donald’s: dentro un hamburger (e nell’intero ciclo) ci sono molti cereali …

Per rendere ancora più evidente la situazione, Gritta porta un esempio: ad Aprile 2007, 1 quintale di semola biologica valeva 39 euro (di cui 20 euro remunerati al contadino). A Dicembre 2007, lo stesso quintale di semola biologica vale 85 euro ! Quanto rimane ora nelle tasche del contadino ? Tra 25 e 28 euro: tutto il resto se ne va in intermediazioni e finanza.

E le prospettive non paiono poter fermare il trend negativo in corso. In attesa di verificare a breve la bontà e quantità dei raccolti nell’altro emisfero (i primi segnali non sono incoraggianti), secondo Gritta e Mantovani è difficile prevedere che gli aumenti si fermeranno poiché le Borse non hanno alcun vantaggio a calmierare e molte nazioni ad alto tasso demografico non possono permettersi di lasciarsi soffiare il cibo e vederlo andare in fumo nei motori altrui …

E non dobbiamo scordarci che i cereali fanno parte di innumerevoli “catene alimentari”, nel senso che stanno alla base di una sterminata quantità di prodotti (dai mangimi alle “merendine” e in avanti …): merceologie che per il momento non hanno avuto sensibili variazioni di prezzo ma che è presumibile prevederne un’accelerazione a breve termine (dopo le festività natalizie …).

Quindi, come sempre, quando entriamo in panetteria e ci troviamo costretti a pagare una pagnotta tra il 20 e il 30 % in più, dentro al nostro portafoglio indebolito c’è null’altro che l’effetto della globalizzazione e dello sviluppo a tutti i costi …

C’E’ RIMEDIO ?

Qualcuno … Ad esempio, esiste la possibilità di uscire dalla logica del “Mercato” (o, almeno, di renderla meno totalizzante …)  partecipando o costruendo un Gruppo di Acquisto Solidale ed iniziando un percorso ravvicinato con fornitori dotati di “valori”, alla ricerca di rapporti e non di semplici transazioni economiche …

Consumatori Consapevoli e Produttori Solidali, assieme, possono fare molto per cambiare (nel loro “piccolo mondo” …) la situazione.

Ma non basta. Ed è ancora Maurizio Gritta a fornirci un esempio: << il nostro pastificio utilizza, oltre ai cereali prodotti dalla nostra azienda agricola, materia prima biologica, certificata e selezionata, di molti contadini sparsi per l’Italia intera. La nostra cooperativa corrisponde loro un prezzo migliore rispetto a quello “normale” (nel caso della semola prima indicato, ad Aprile di quest’anno Iris ha corrisposto al contadino 32 euro al quintale anziché i 20 euro abitualmente offerti allora dagli “altri”). Con un 20 % di questi contadini circa, il rapporto è di tale simbiosi che gli aumenti richiesti ultimamente risultano assolutamente fisiologici ed accettabili, mentre il restante 80 % dei fornitori ha posto il rapporto con noi in diretta concorrenza con “il miglior offerente” … E’ evidente che la nostra filiera corta ha bisogno di irrobustirsi ancora un po’ e rendere parte integrante anche la componente agricola con la sua “materia prima”. Ecco perché stiamo cercando di allargare la composizione sociale della cooperativa agli agricoltori: dobbiamo uscire, tutti assieme, dagli ingranaggi perversi della pura speculazione …>>.

Chi volesse approfondire la conoscenza dei GAS (con particolare attenzione alla lettera finale: la “S” di Solidale …), può visitare il sito www.ilgasti.it , il primo gruppo formalmente nato nella provincia di Asti. Ora in buona compagnia: dallo scorso anno anche il nord e il sud astigiano hanno visto la nascita di altrettanti GAS: se i “semi” saranno forti, ci auguriamo che germinino altre aggregazioni e sappiano fare “sistema” tra loro.



ImageQUALCHE NOTA SULLA COOPERATIVA IRIS

La Iris Società Cooperativa Agricola ha sede a Corteregona di Calvatone (Cremona), all’interno del parco Oglio sud, collocazione ideale per un’azienda agricola che ha scelto di produrre con il metodo biologico e di privilegiare la qualità delle proprie produzioni.

Nata nel 1978, la cooperativa ha contribuito con il presidente Maurizio Gritta alla fondazione dell’Aiab, Associazione italiana per l’agricoltura biologica, ed ha collaborato alla stesura del regolamento per la certificazione.

Iris ha promosso, da sempre, iniziative culturali presso associazioni private ed enti pubblici, per divulgare il metodo di coltivazione biologica sostenibile economicamente.

Dopo dieci anni di coltivazione biologica ad indirizzo cerealicolo ed orticolo industriale, la cooperativa Iris ha intrapreso la strada della trasformazione del proprio prodotto, con l’obiettivo di coltivare, trasformare e vendere direttamente al consumatore la qualità legata al rispetto ambientale, migliorando le prospettive agricole ed incentivando produzioni rispettose dell’ambiente e dell’uomo, scegliendo i canali di vendita diretti tramite il prodotto a proprio marchio.

Nel tempo, il prodotto di qualità ha avuto successo anche all’estero: Germania, Svezia, Francia, Spagna, Inghilterra …

La crisi del pastificio Nosari di Piadena, ha fatto scattare nella cooperativa l’intenzione di poter subentrare nella sua gestione per salvaguardare l’azienda e, quindi, l’occupazione (oltre 30 persone), immaginando lo spazio di un progetto di rilancio impostato su una filiera integrata di produzione di pasta biologica.

La cooperativa produce oggi circa 50.000 quintali di pasta bio e ciò genera il primo pastificio interamente bio-dedicato d'Europa.

Oggi la pasta Iris è fra le prime paste bio vendute in Germania, ha vinto premi come miglior pasta italiana bio in scandinavia, esporta in 10 paesi europei e d'oltre oceano.

E i progetti commerciali sono importanti: basti pensare alle mense scolastiche e ospedaliere che vogliono consumare pasta bio, controllata e certificata e proveniente da una filiera totalmente biologica.  

La fabbrica produce circa 62 formati di pasta, all'uovo, di semola, semi-integrale, integrale e paste speciali.