Amazon e la servitù volontaria

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di Paolo Farinella, prete*.

Faccio mia la proposta di alcuni amici, che stanno diventando “molti”, di fare una scelta di civiltà e di difesa della Democrazia, scegliendo da che parte stare con un’azione semplice, concreta e rivoluzionaria. Con tre piccoli gesti possiamo essere i nuovi Davide che affrontano i Golia di ieri, di oggi e specialmente di domani, perché se gli lasciamo campo libero ci sotterreranno, dominando la nostra libertà, svuotandoci le tasche e uccidendo il piccolo commercio artigianale ...

Molti, moltissimi oggi si lamentano che non c’è lavoro, che i piccoli negozi di prossimità chiudono, che la grande distribuzione avanza come una valanga e come una valanga produce solo distruzione e danni irreparabili. Occorre che ci difendiamo da una economia politica e finanziaria che privilegia solo la produzione di “merci” per produrre denaro che produce altre “merci” che ormai ci seppelliscono. Chi si lamenta, chi s’indigna, chi si addolora, chi piange per il figlio/figlia senza lavoro, può fare la differenza, passando dal concetto di “merce” a quello di “bene” che serve la vita, e la vita felice (leggi anche Beni e merci: è così difficile da capire?, ndr).

Nel panorama mondiale, Amazon è l’emblema più atroce di quello che sta accadendo, nell’indifferenza di quasi tutti: da distributore di libri, in pochi anni è diventato l’universale padrone del commercio on line, guadagnando miliardi su miliardi, al prezzo osceno e immorale e anti-economico e anti-sociale della schiavitù dei suoi operai-schiavi, monitorati istante su istante, anche nelle esigenze più naturali, come i bisogni corporali.

Ogni giorno, ascolto persone che si lamentano, s’indignano e poi, comodamente seduti, davanti al pc o a Mc, esauriscono ogni indignazione con un “like”. Ecco, i like sono l’invenzione di chi vuole imbrigliare la nostra libertà, la nostra insopprimibile libertà di scelta e di decidere della nostra vita. Amazon e i suoi simili non solo vogliono farci schiavi, ma esigono anche che lo siamo “volontariamente”, come in modo lucido nel secolo XVI aveva descritto Ètienne de la Boétie nel suo splendido saggio La servitù volontaria. Per quanto mi riguarda cerco di essere un libero volontario e appassionato.

Chiudono le piccole librerie, i negozi di artigiani e commercianti a struttura familiare vicino casa nostra, con perdite di posti di lavoro di prossimità che erano pure presidi sociali d’incontro, cultura, informazione tradizione, conoscenza. La conseguenza è: dove chiudono questi “pilastri” del vivere quotidiano, si fa il deserto e cresce l’abbandono. Chi può competere con il prezziario di Amazon che fa risparmiare qualche euro, ma uccide la vita? Chi può competere con uno che fa lavorare gli altri come schiavi, senza tempo e senza dignità, ricavando ricchezza dalle loro fatiche, dalla loro povertà e disperazione di avere uno straccio di possibilità di vita. Chi può competere con chi alimenta la guerra tra poveri perché oggi per avere il minimo necessario per sopravvivere bisogna attrezzarsi per fare tre o quattro lavori, escludendo qualsiasi progetto di vita?

Ecco, resistere, resistere, resistere, oggi ad Amazon, domani ad altri suoi simili, significa riappropriarsi di fondamentali indispensabili per progettare il presente e il futuro dei vostri figli e nostri nipoti: a) sostenibilità ambientale; b) equità sociale che deve essere estesa anche sia alle generazioni future sia a tutte le specie viventi (animali, vegetali e al territorio che non è inanimato, ma vive e respira).

È finito il tempo di stare alla finestra a guardare il genocidio di massa cui stiamo assistendo passivamente. È arrivato il tempo, ed è questo, di alzare lo sguardo al cielo, raddrizzare la schiena, risorgere dall’ignavia e urlare con la forza della nostra dignità che non abbiamo paura dei Golia di tutti i tempi perché con la sola fionda della nostra coscienza possiamo ribaltare le sorti dell’umanità tutta. Non più un solo Davide, ma 10, 100, 1000, migliaia, milioni di Davide si ergono sulle gambe della loro dignità di persone che convivono con altre persone e dicono “No” ai nuovi aguzzini, agli schiavisti, al furto del lavoro e dell’anima di ciascuno di noi.

Potete leggere l’appello che stiamo facendo e divulgando – Amazon addio – e credo e penso e spero che ciascuno sappia valutare sulla bilancia della vita se comprare qualcosa da Amazon, risparmiando qualche euro, valga la candela della schiavitù allargata. No, Parigi non sempre vale una Messa.

Questo passo potrebbe essere il “principio” di azione più ampia, di grande portata politica per un progetto organico, strutturato di azione civile e sociale che possa incidere e possibilmente anche entrare nelle stanze delle decisioni economiche e politiche per riprendere il filo che in questi anni di stravolgimento di valori e principi si è spezzato. Ogni cosa a suo tempo. Ne riparleremo perché da Amazon parte un processo che non si arresterà.

Il 25 Aprile è l’anniversario della Liberazione da cui ebbe origine la Costituzione nostra. Torniamo ad essa, assumiamola alla lettera e ricominciamo a resistere, resistere, resistere per costruire insieme non un governo di transizione e provvisorio, ma una visione di vita, un mondo, una prospettiva dove ognuno ha diritto di essere felice e non sommerso da merci inutili e anche dannose alla terra e alle anime nostre.

In questo Internet può essere strumento potente e gradito.

Se seguite passo passo l’Appello, avrete anche modo di interloquire con il gruppo, cui potete iscrivervi, che sta al principio di questa iniziativa che non esito a definire rivoluzionaria perché fondata sulla coscienza spirituale di ogni singola persona.

 
*Sacerdote a Genova, è biblista, scrittore e saggista (scrive su blog del fatto quotidiano, di MicroMega e della rivista Missioni Consolata). Il suo libro più recente, edito per Il Saggiatore, è Cristo non abita più qui.

Tratto da: https://comune-info.net/2018/04/amazon-la-servitu-volontaria/