Ricominciare dai rioni

Per una città di prossimità: dodici proposte per una città a misura di persona.
Gli ultimi decenni hanno spesso portato a città a misura di automobile.
Si abita in un luogo in cui si trascorrono quasi soltanto le ore in cui si dorme, si lavora in un altro luogo, si fanno acquisti nella grande distribuzione organizzata, eccetera...

I centri storici hanno perso il proprio tessuto produttivo e le loro funzioni e pian piano si sono svuotati, così come i piccoli borghi.

La recente pandemia ha svelato, tra le altre cose, la necessità di ridare vita e funzioni a molte zone delle città, l’importanza di una economia di prossimità, l’urgenza di un mondo in cui le persone, il cibo che mangiano, le cose che producono e consumano, si muovano un po’ meno.

Questo comporta un ripensamento delle città su base rionale: in molti luoghi si inizia a parlare di “città dei quindici minuti”, una città dove casa, lavoro, spesa, svago, siano raggiungibili per lo più a piedi, un maggior tempo trascorso all’interno di una realtà locale sempre meno spersonalizzante e sempre più accogliente, sempre più simile a una comunità.

Una città del genere dovrebbe essere organizzata in unità più piccole degli attuali quartieri: rioni aventi 10-15mila abitanti al massimo: questo è infatti il limite massimo all’interno del quale si riesce a identificare una realtà comunitaria.

Per raggiungere questo obiettivo servono scelte e proposte concrete.

Proviamo a elencare alcune idee, dodici proposte per una trasformazione della città in senso rionale.

1) Servizi sanitari In ogni rione: un centro sanitario di base, con i medici di famiglia, i pediatri, il consultorio. Un posto in cui fare un prelievo dovrebbe esistere in ogni rione, a pochi minuti a piedi dalla propria abitazione.

2) Centro civico In ogni rione: un centro, che possa essere multifunzionale, luogo di aggregazione, ufficio per la burocrazia di base e aiuto nel disbrigo di pratiche in digitale, sede per un mediatore civile e commerciale.

3) Rappresentanza e Gestione dei beni comuni: Il rione elegge i propri rappresentanti, residenti nel rione stesso. La natura geografica e sociale del rione permette ai rappresentanti di conoscere le caratteristiche del proprio territorio. Il rione deve essere dotato di un piccolo bilancio e risorse da impiegare, con rendicontazione, in regime semplificato.

4) Servizi per la riparazione e il recupero degli oggetti. Quei mestieri che consentono di andare nella direzione delle “tre R” dovrebbero essere presenti come servizi di prossimità ed essere incentivati, con sconti su Tari, Imu, canone d’affitto eccetera.

5) Mercati rionali. Firenze, ad esempio, ne ha 29. Questi mercati dovrebbero il più possibile essere agganciati al territorio e anche alle piccole produzioni, magari anche hobbistiche, presenti sul territorio, il loro potenziamento deve andare di passo con il potenziamento di orti rionali, ovunque possibile, anche recuperando spazi dismessi o sottoutilizzati.

6) Servizi di coworking e smart working: una rete di spazi recuperando dei fondi sfitti, uno per ogni via o quasi, luoghi in cui trovare una scrivania, un collegamento internet e alcune “facilities”, la rilocalizzazione dell’economia avrà un carattere unitario e sarà guidato dall’obiettivo di realizzare reti economiche imperniate su reciprocità e solidarietà, oltre che su un sempre maggiore adeguamento del numero di posti di lavoro presenti sul territorio e il numero dei suoi abitanti (logica “uscio e bottega”).

7) Banche del tempo ed economie locali: il ruolo delle banche del tempo è duplice: da un lato favoriscono scambi prevalentemente locali, dall’altro in un tempo di crisi, in cui tante persone con delle competenze importanti potrebbero trovarsi inoccupati o disoccupati, possono diventare un ausilio mettendo in contatto domanda e offerta. potrebbero essere inserite in più ampi “centri per l’economia locale”, in cui si attivano circuiti di microcredito locale, si sperimentano economia del dono e/o valute locali.

8) Verde pubblico. Una rete di giardinieri a cui viene affidata una piccola zona, equivalente a 1-2 ettari di verde massimo a testa, che operano in sinergia con associazioni e cittadinanza locale. Togliere spazio al suolo impermeabilizzato, piantando alberi ovunque possibile. Gli operatori del verde e la cittadinanza dovranno essere formati ai principi dell’ecologia e della gestione sostenibile degli ecosistemi urbani.

9) Centri rifiuti ed ecostazioni. Diffusi capillarmente. Immaginando un futuro con servizio di rifiuti porta a porta, esso dovrebbe essere affiancato da piccoli centri per il conferimento.

10) Parcheggi e riparazioni bici: Ogni rione dovrebbe avere adeguati parcheggi sicuri e luoghi di riparazione bici. Un piccolo fondo di qualche decina di metri quadri può diventare un “garage”, magari abbinato a un’officina di riparazione.

11) Zone pedonali: le zone pedonali non dovrebbero essere soltanto in centro, ma in ogni rione. Ogni grande modifica urbanistica, come ad esempio la costruzione di un grande centro commerciale o il ripensamento di una grande area dovrebbe essere fatta con percorsi davvero partecipativi.

12) Zone 30 per stimolare la mobilità dolce, zone realizzate anche con accorgimenti che impediscono fisicamente il raggiungimento di grandi velocità.

Queste 12 proposte vogliono essere un punto di partenza per imprimere alla città una direzione diversa, per molti versi opposta a quella che ha seguito per decenni.

A questa riflessione sulla città, che si concentra maggiormente sulle sue funzioni, si affianca una riflessione sulle “forme”, sui volumi costruiti, sugli edifici, sulle superfici occupate.

Alcune di queste 12 proposte richiedono scelte amministrative a livello locale, altre chiedono scelte di portata regionale o superiore, o modifiche di alcuni decreti.

L’adozione di queste suggestioni può però già essere fatto a livello di comune o anche di quartiere, per cercare di indirizzare la città del futuro.

Oltre ai relatori, collaborano e aderiscono per primi all’appello che presenteremo tante altre personalità e realtà, in ordine alfabetico:

Caterina Arciprete, ricercatrice sociale

Associazione Confluenze

Associazione Ideale Ambiente

Associazione Piazza della Vittoria

Giovanna Balzanetti, Università di Firenze

Ugo Bardi, Università di Firenze

Mania Brundu, attivista ecologista

Fanny Di Cara, Università di Firenze

Comitato Cittadini Villa Strozzi

Grazia Francescato, politica e attivista, ex presid. Federazione dei Verdi

Piero Funis, architetto

Alberto Magnaghi, architetto e urbanista

Rita Micarelli, ecologia umana

Pinuccia Montanari, ex amministratrice a Reggio Emilia, Genova, Roma

Silvia Pennazzi, rivista Senso Comune

Beniamino Peruzzi, Università di Pavia

Giogio Pizziolo, Università di Firenze facoltà di Architettura

Gianfranco Polvani, sindacalista Spi Cgil

Gianni Scotto, Università di Firenze e Piccola Scuola di Pace dell’Isolotto

Lista civica “Per una cittadinanza attiva”, Bagno a Ripoli

Mauro Vaiani, CLT Comitato Libertà Toscana

Vincenzo Valenzi, direttore dipart. medicina integrata e biofisica Unifeder

Fabrizio Valleri attivista di Libera Firenze, calciante de’ Bianchi

Il manifesto, scrive Miguel Martinez sul blog kelebeklerblog.com, “è stato scritto velocemente, è imperfetto, è sbilanciato tra diversi elementi, ma la perfezione non è di questo mondo. Prendiamo come un inizio…”.

Tratto da: https://comune-info.net/ricominciare-dai-rioni/

 

Aggiungi commento

Invia
Altritasti Periodico on line dell'Associazione di Promozione Sociale Altritasti - via Carducci 22 - 14100 Asti - C.F. 92060280051
Registrazione: Tribunale di Asti n. 7/2011 del 28.10.2011 - Direttore Responsabile: Alessandro Mortarino