Quei nove centesimi nelle tasche dei contadini

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ImageAppello di Carlin Petrini: nuovo patto tra contadini e consumatori.

Che cosa si può comprare oggi con 9 centesimi di euro ? Non bastano per un sms, forse sono sufficienti per pochi chiodi. Non mi viene in mente molto altro, se non che è il prezzo all'ingrosso di un chilo di carote. Ma è soltanto uno dei tanti esempi possibili se parliamo di cibo” ...

Con questa provocatoria domanda comincia l'articolo di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, su Repubblica del 7 luglio, in cui denuncia le condizioni sempre più drammatiche per gli agricoltori in Italia ...

A qualcuno importa ancora della nostra agricoltura ?”. Secondo Petrini, dal dopoguerra a oggi il settore non è mai stato così in crisi come adesso: si pensi soltanto che un quintale di grano viene pagato tra i 13 e i 15 euro, a un prezzo decisamente più basso di addirittura vent'anni fa, quando ne costava 25. Solo nell'ultimo quinquennio ha perso il 30% circa. E nel mezzo c'è stata l'inflazione dei costi di produzione: come rilevano le associazioni di categoria, oggi produrre un ettaro di grano a un contadino costa 900 euro, mentre ciò che ne ricava sono 600 euro.

Siamo arrivati al punto che andrebbe bene il commercio equo e solidale per i nostri contadini, e non per quelli dei Paesi poveri”, dice il fondatore di Slow Food. Secondo dati ufficiali, nel 2009 i prezzi all'ingrosso sono diminuiti rispetto all'anno precedente del 71% per le carote, del 53% per le pesche, del 30% il grano, del 30% il latte, del 19% l'uva e il trend quest'anno non sembra migliorare, anzi.

A noi la carota pagata 9 centesimi ai contadini continua a costare un euro al chilo, con l'incredibile ricarico del 1100 per cento”, continua Petrini, “Il latte, pagato la miseria di 30 centesimi al litro, lo compriamo a più di un euro e le pesche, che al chilo valgono più o meno come un litro di latte, ci costano invece quasi due euro”. [...]

I fanatici del Pil questo non lo capiscono, bollano come "poesia" la vendita diretta (in costante crescita), i mercati dei contadini [… ].

I commercianti: sette gruppi di grande distribuzione si spartiscono il 98% del loro mercato. I ricarichi tra il prezzo finale e il prezzo di origine sono altissimi”; per Petrini, bisogna “costruire un nuovo patto tra contadini e cittadini, rafforzare l'informazione, la tracciabilità dei prodotti, l'educazione alimentare, sostenere l'agricoltura locale e la stagionalità dei prodotti. […]. Se noi per primi, come consumatori, piccoli ingranaggi indispensabili al sistema, non cominciamo a renderci conto che il cibo va pagato il giusto, che ha valore e non soltanto prezzo, che dobbiamo aiutare i contadini perché "mangiare è un atto agricolo", allora non cambierà mai niente, e la nostra agricoltura morirà seriale, finta e omologata come in tanti altri Paesi del mondo che hanno già commesso questi errori”.

 

Da La Repubblica.it