A difesa dei Beni Comuni e dei Servizi Pubblici Locali

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Intervista a Marco Bersani di Alessandro Mortarino
L'orientamento politico oggi imperante nello scenario mondiale, europeo ed italiano non è il semplice frutto di isolate e localizzate strategie ma è la 'summa' di un disegno assai più complessivo: il neoliberismo ha fallito la sua missione e tenta oggi, disperatamente, di giocarsi le sue ultime chance. Non per semplice 'cattiveria' ma per un senso di quasi inevitabile bisogno di sopravvivenza.
Il nostro attuale modello di società, basato su produzione e consumi crescenti e sulla dimensione del mercato in forma globale, non è riuscito a risolvere i grandi problemi del nostro mondo e oggi oltre metà della sua popolazione risulta tagliata fuori dalla possibilità di acquisire (addirittura) l'opportunità stessa di vestire i panni del cliente. I diritti sono ormai stati sostituiti dai bisogni e ciò che dovrebbe universalmente essere garantito come risorsa primaria, ora lo si può solo comperare. Ma ad una produzione in continua crescita, non corrisponde una domanda di pari dimensione; ecco, allora, che il 'modello occidentale' deve aprirsi nuove aree di business togliendo alla proprietà comune i servizi essenziali (acqua, trasporti, energia ecc.). E, dato che le energie fossili risultano sempre più vicine all'esaurimento, ecco affacciarsi la necessità di strategie di guerra preventiva proprio lungo i confini delle principali riserve, per garantire la continuità del proprio stile di vita.

A dirlo è Marco Bersani, dirigente nazionale della sezione italiana del movimento internazionale Attac e del Forum nazionale dei Movimenti per l'Acqua, inquadrando lo scenario complessivo in cui si innestano alcuni tra i più recenti disegni in materia di 'privatizzazione':

• La Direttiva europea Bolkestein, approvata nel Novembre 2006 dal Parlamento dell'UE dopo quasi 4 anni di travagliato iter che ne ha progressivamente stemperato la portata, ma che è divenuto oggi norma europea che indica che i Servizi Pubblici debbono obbligatoriamente aprirsi al mercato della concorrenza privata;
• Il Decreto 772 (o 'Lanzillotta') del governo nazionale che riassume gran parte dei principi della direttiva Bolkestein e vuole determinare l'obbligo di 'mettere a gara', anche in Italia, tutte le concessioni pubbliche (ad eccezione del servizio idrico integrato considerato nel programma pre-elettorale dell'Unione alla stregua di bene comune-diritto assoluto da preservare da qualsiasi tentativo di mercificazione).

Ma se questo è il quadro di riferimento delle politiche tanto dei governi di centro-destra quanto di quelli di centro-sinistra, esiste uno spiraglio entro cui concentrare gli sforzi di quanti credano necessario costruire un modello economico e sociale profondamente alternativo ?
Secondo l'esponente del Movimento internazionale che ha trainato il popolo francese a formulare un sorprendente 'NO' all'adesione di uno dei più autorevoli Stati membri al Trattato della Costituzione Europea, lo spiraglio c'è e può diventare un varco se alle esperienze 'dal basso' promosse dalla Società civile, opportunamente suffragate da elementi concreti e da dati, si saprà dare un collegamento operativo con taluni rappresentanti 'minoritari' nelle sedi istituzionali.
Come dimostra – racconta Bersani - il fenomeno dell'acqua: se l'orientamento politico è di mantenere reti ed infrastrutture in mano pubblica (dove, dunque, occorre investire ') e far competere soggetti privati fra loro per accaparrarsene la gestione, come mai il servizio idrico è stato considerato 'diverso' ? Non dovrebbe essere parte integrante di tutti gli altri servizi pubblici ? E se questa separazione ideologica è avvenuta, ciò non è forse sintomo di una 'debolezza' nei confronti delle ferree prese di posizione dei Movimenti in ogni parte del mondo ?
L'essenziale è dunque saper mantenere la forza della determinazione e della proposta, anche dinanzi alle sconfitte; ciò che importa è procedere comunque nella diffusione di una cultura del cambiamento, disseminando stimoli che, piano piano, tenderanno a germogliare. Come nel caso, appunto, dell' 'Acqua Bene Comune': i Movimenti non si sono ritenuti soddisfatti dall'atteggiamento disponibile del nuovo Governo e hanno deciso di procedere ad una seconda fase, ancora più matura e responsabile: l'avvio di una raccolta firme per una legge di iniziativa popolare nazionale che sancisca l'indissolubile proprietà collettiva delle risorse idriche e stabilisca un percorso di totale ri-pubblicizzazione di ogni acquedotto italiano. Anche per non scordarci che le grandi trasformazioni climatiche, in corso nel nostro pianeta, stanno rendendo sempre più scarsa la risorsa acqua in ogni angolo del mondo e che, dunque, essa va accuratamente razionata e razionalizzata (e ciò cozza contro gli attuali interessi delle SpA che gestiscono i nostri acquedotti e che debbono rispondere con profitti alle aspettative dei loro azionisti Privati e Pubblici).
Ben venga un attento lavoro di 'controllo' della Società Civile sull'operato delle Amministrazioni Locali e delle società pubblico/private ad esse collegate.
Perché il contrario di 'pubblico', come recitano i nostri vocabolari, non è 'privato' ma 'segreto' ' e non possono esistere segreti nella gestione di una res pubblica, ma solo certezze trasparenti.