La Felicità Interna Lorda

Il Bhutan è uno Stato himalayano dell'Asia, incuneato sulle montagne tra l’India, il Nepal e la Cina. Un piccolo Stato, di quelli che con difficoltà si notano osservando una cartina geografica, con una popolazione - Buddhista - di poco più di 750mila abitanti dedita prevalentemente all'agricoltura, praticata in terrazzamenti, che offre riso, frumento, mais, patate, cardamomo, frutta.
Una nazione che raramente trova spazio nelle narrazioni dei nostri media, eppure qui è in corso da anni un esperimento politico, economico e sociale molto interessante: la sostituzione del PIL (Prodotto Interno Lordo) con il FIL (Felicità Interna Lorda). La concreta applicazione di un'utopia...

Il Fil non l'hanno inventato loro, i bhutanesi. L'idea primigenia arriva infatti - nel lontano 1972 - dall'Inghilterra; ma teoria è rimasta fino a quando, nel 2008, il giovane Re del Bhutan e il suo governo assunsero la decisione di adottarlo, addirittura in Costituzione, per sostituire una misurazione matematica di sviluppo economico con il reale avanzamento del Paese valutato dallo stato di benessere dei cittadini.

Il Fil è strettamente legato alla felicità, cioè la capacità di sentirsi totalmente appagati con ciò che di utile e positivo abbiamo già a nostra disposizione: esattamente l'opposto di ciò che le nostre civiltà consumistiche - basate sul PIL - hanno perduto nel tempo.

Il modello politico-sociale attuale del Bhutan si basa su 4 pilastri fondamentali.
Il primo prevede che ogni forma di sviluppo economico sia sostenibile ed equa, senza favorire solo un ceto sociale.  
Il secondo punto prevede che ogni forma di sviluppo non sia contrario alla salvaguardia dell’ambiente.  
Il terzo prevede la preservazione della cultura locale.  
Il quarto riguarda il buon governo, ovvero la promozione di tutto ciò che va nelle tre direzioni precedenti e la cessazione di ogni politica che si dimostri in opposizione a questi valori.  

Nove sono i settori privilegiati: benessere generale, salute, educazione, rispetto della diversità culturale e resilienza, mantenimento della vitalità delle comunità, promozione del buon governo, agricoltura biologica e rispetto degli ecosistemi, miglioramento della qualità della vita.
Sono i capisaldi di una visione di società che ha progressivamente ridotto al minimo i crimini e il consumo di droghe e favorito le relazioni fra le persone e la reciproca fiducia: non c'è bisogno di chiudere a chiave la porta di casa, l'auto o il motorino. E la felicità non è legata al possesso di oggetti e ai consumi, ma a una sorta di invisibile rete di armonia che ogni individuo mantiene con la propria famiglia, il proprio villaggio, la propria nazione e l’ambiente, compresi animali, vegetali e minerali. Grazie a questi precetti, il Buthan è divenuto anche il primo Paese biologico al mondo.

La politica di sviluppo del Paese vede in azione una "Commissione della felicità", che valuta ogni progetto e può impedirne la realizzazione se non conforme ai valori del popolo, anche se questo dovesse comportare la rinuncia a rilevanti entrate economiche. Paesi come il Bhutan sono spesso oggetto degli interessi di aziende minerarie, che qui la Commissione accoglie solo se risulta comprovato che non danneggino l'ambiente, perchè l'economia non deve causare svantaggi alla popolazione e al suo benessere e non deve intaccare l’equilibrio socio-economico stimolando il perverso desiderio del profitto.

Il FIL è un indicatore difficile da calcolare, poiché vuole misurare emozioni (come la gioia, la gelosia, la paura, la sicurezza), sentimenti che per definizione non sono quantificabili. Per stabilire il FIL l’amministrazione conduce sondaggi ogni cinque anni, che durano un semestre, attraverso lunghi questionari sottoposti a un campione rappresentativo della società bhutanese. I risultati ottenuti permettono di valutare i progressi e le regressioni e raccolgono spunti per ricalibrare le politiche governative della felicità. Nel questionario sono inserite domande molto legate alla vita quotidiana di relazione, ad esempio: “Nutre gelosia nei confronti del Suo vicino di casa?” oppure “Ha problemi con la fauna selvatica?”. Pochi i richiami allo stipendio o al rapporto con il denaro, che non è e non deve essere considerato prioritario.

Il FIL non si pone l’obiettivo di rendere le persone felici, quanto di creare condizioni di vita che permettano di esserlo.
E le rilevazioni quinquennali mostrano risultati positivi. Ma anche qualche debolezza.

Ad esempio, l’istruzione gratuita per tutti ha permesso un aumento del numero dei diplomati, che spesso affinano i loro studi all'estero e al ritorno cercano soluzioni lavorative lontano dai campi, non trovandole. L'abbandono giovanile del lavoro manuale porta a un crescente tasso di disoccupazione (attorno al 13%).
Il debito pubblico ha raggiunto il 110% del PIL (inteso in senso "occidentale") e rende essenziale il sostegno finanziario di altri Stati, India in particolare, che comporta un deficit crescente.
E' stato introdotto una sorta di "vincolo protezionistico" sotto il profilo turistico: solo pochi visitatori all’anno possono entrare in Bhutan, per una scelta politica che vuole evitare l'ingresso di masse di turisti con lo zaino in spalla (quella popolazione che nel passato ha cambiato le abitudini della vicina India), per non correre il rischio di favorire un degrado culturale e ambientale e trasformare la dolce vita locale in luoghi da "bazaar a misura di hippy" che alla lunga finirebbero per allontanare i bhutanesi dai loro terreni agricoli per darsi al più facile commercio.

Un modello. Ancora imperfetto. Ma da studiare, migliorare, sperimentare anche nelle nostre "infelici" terre d'occidente...

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