Legalizzare il denaro

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di Paolo X Viarengo.

Il 20 febbraio scorso si è giocata la partita di Champions League Atalanta-Valencia. A Milano, perché lo stadio di Bergamo era troppo piccolo per contenere le decine di  migliaia di tifosi che sarebbero accorsi all’evento. Il 20 febbraio scorso. Decine di migliaia di tifosi. Assieme. Accalcati nei metro, nelle curve. Il 20 febbraio 2020. Trascorsi quindici giorni dall’evento si sono visti i risultati. Dopo quindici giorni di incubazione, sappiamo cosa sta succedendo a Bergamo. A Milano. A Brescia. In Spagna...

Invidio coloro i quali hanno le parole per definire questa cosa, perché io non le trovo. L’hanno definita “la peggiore bomba biologica di sempre”. Strage consapevole. Incredibile imbecillità.
Io, purtroppo, non sono in grado di definirla. Non trovo le parole. Non potendo definirla ho cercato di capire perché è stata voluta. Creata. Portata a termine. Incuranti di tutto e di tutti.

Mi sono venuti in mente i tanti campi sterminio sparsi per il mondo e le diverse epoche, e non solo quelli nazisti. Ma lì c’era la volontà di uccidere. Di fare male. Qua’ non la vedo. Vedo noncuranza della vita altrui, piuttosto che volontà o pervicacia nel privarne il prossimo per qualche strano ed inesplicabile motivo legato a razza o etnia.
Le idee me le ha schiarite una notizia, di questi giorni. La Federazione italiana Gioco Calcio ha intenzione di chiedere parecchie centinaia di milioni di euro allo Stato Italiano. Come indennizzo per le perdite derivanti dal blocco imposto al campionato.

Per questo il 20 Febbraio si è giocato. Per soldi. Per questo la gente sta morendo. E, non parlo col senno di poi, le prime chiusure per coronavirus sono del weekend immediatamente successivo. Tre o quattro giorni dopo, quindi. Si sapeva del covid-19 al 20 Febbraio. Si sapeva cosa sarebbe successo. Si sapeva che sarebbero morte persone eppure si è giocato. Perché? Per soldi.

Per non perdere i soldi dei biglietti dei poveretti che ora stanno morendo o seppellendo i propri cari. Per non perdere i diritti televisivi. Per non perdere nemmeno un centesimo di niente. Incuranti di tutto e di tutti. Dello sport prima di tutto. Che, ora, non  è più sport. A tutti i livelli. Dai più alti, dove si può pensare di permettere stragi per denaro. Ai più bassi dove genitori e allenatori ignoranti spingono i propri figli a primeggiare non già per un miglioramento fisico o morale del rampollo ma per un miglioramento finanziario proprio.
In campo non c’e’ il proprio figlio che corre ma, un assegno in bianco. Da qui le urla. I bisticci. La ferocia. A ogni livello dal più basso al più alto. Con allenatori delle giovanili che si limitano a far giocare quelli che sono più veloci. Più grossi. Smettendo di insegnare agli altri nella speranza che a forza di non giocare si stufino ed abbandonino. Lasciando spazio a chi può far vincere la squadra. Vincere. Farsi notare da qualche talent scout di qualche grossa squadra dove ci sono i soldi veri.

Capitalizzare finalmente, quell’assegno in bianco che corre sul prato a vuoto. E, quindi, il 20 Febbraio a Milano si è giocato. Altrimenti non sarebbero corsi i soldi. Non si sarebbe mantenuto il sogno di affrancamento dalla miseria, prima di tutto umana e poi finanziaria, di migliaia di genitori. Allenatori. Presidenti.  
Il soldo deve esserci.

E’ il denaro che fa grande una società di calcio. E’ il denaro che fa grande un calciatore. E’ il denaro che muove tutto in questo nostro stile di vita strano. Incoerente. Inammissibile. Malato. Facciamo di tutto per averlo. Più ne abbiamo più ne vogliamo. Non ne siamo mai sazi. Uccidiamo per averlo. E’ la peggiore droga che impesti la nostra società.

Personalmente, sulle banconote apporrei la scritta “nuoce gravemente alla salute” oppure “crea dipendenza” e ne legalizzerei l’uso solo per modiche quantità. Come per i pacchetti delle sigarette, metterei immagini forti per far capire cosa succede ad abusarne.

Ne ho in mente una: la fila di camion militari che qualche giorno fa  portava fuori da Bergamo le salme dei deceduti...