Quando la voglia di conoscersi crea cultura

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di Daniela Grassi.
ImageAlla biblioteca del Centro culturale cittadino san Secondo di Asti, si è appena chiusa una mostra intitolata “Le donne furono sempre al lavoro”. Si tratta di una mostra composta da 90 fotografie d’epoca e dedicata al lavoro delle donne di Asti e provincia nella prima metà del ‘900.
Parlo di questa mostra, che ho allestito personalmente, non per narcisismo, ma perché vorrei partire da quest’esperienza per sviluppare un discorso più ampio, quello cioè della cultura  che tutti possiamo fare, la cultura di cui l’esigenza nasce spontanea “dal basso” e a cui è possibile dar corpo con pochi mezzi materiali. Non è ovviamente la grande cultura delle occasioni istituzionali che ha tutt’altra funzione, ma non è certo da considerarsi una cultura di serie B, anzi.

La mostra che vi porto ad esempio ha un costo materiale minimo: è composta di 20 pannelli di cartoncino su cui sono state applicate 90 fotografie scansionate dagli originali, con l’aggiunta di didascalie molto sintetiche.
Chiunque, così come ho fatto io, avrebbe potuto confezionarla e con qualche sforzo e un po’ di tempo in più, magari anche fare di meglio. La sua importanza quindi, sta in tutta un’altra serie di valori e per prima cosa, nelle relazioni che le hanno permesso di esistere. Le relazioni non nascono da un giorno all’altro; vanno cercate e coltivate, ma possono anche svilupparsi in un tempo abbastanza breve, quando stabilire una relazione  positiva fa parte degli intenti e della cultura delle persone che in essa interagiscono e quando si ha ancora fiducia nel fatto che l’intersecarsi delle capacità di persone diverse possa essere davvero un arricchimento. Capacità creative e costruttive che sembrano ovvie, ma che invece rischiano di perdersi in ambienti tarlati dalla paura dell’altro quando non immediatamente assimilabile al proprio modello e ascrivibile sotto un’etichetta precisa. Ambienti ripiegati su se stessi e purtroppo non così rari come si spererebbe.

Questa piccola mostra è nata dalla collaborazione di vari enti e di varie persone: le Acli di Asti, la cooperativa “La Strada”, l’ISRAT, l’archivio di Stato di Asti, il fotografo Mario Franco, il fotografo e “raccoglitore” di immagini Pippo Sacco.
E’ stato un lavoro corale, ampiamente partecipato sul piano dell’interesse per l’argomento e completamente gratuito sul piano economico. Questo lo sottolineo, perché oggi come oggi la gratuità dell’azione o dell’idea, il dono e la condivisione non solo di quanto si possiede materialmente, ma soprattutto delle proprie capacità e del proprio repertorio di esperienze, è una dimensione da ripensare totalmente e consapevolmente; una dimensione fondamentale che permette di esaltare le migliori caratteristiche di ognuno di noi come singolo individuo e di fare di un gruppo una società evoluta e civile, attenta a non mercificarsi nei suoi valori più preziosi ed essenziali.

Questo lavoro, concretizzato con i pochi supporti materiali prima descritti, ha dato vita ad una mostra davanti a cui sono passate classi scolastiche e persone singole che si sono fermate a commentare, a ricordare, a narrare storie ed esperienze, a scambiarle tra loro.
Adesso la mostra sarà data gratuitamente in uso ad enti, comuni ecc. che volessero esporla. L’intenzione è quella di tentare di raccogliere sul territorio astigiano altre immagini o documenti sul lavoro femminile nel ‘900, con lo scopo di creare un fondo dedicato all’argomento che sarà depositato presso la sede dell’ISRAT. Tutte le immagini ed i documenti originali saranno scansionati e restituiti ai proprietari.

Questo non è che un esempio di ciò che stiamo tentando di fare al Centro culturale cittadino san Secondo: costruire l’opportunità, per chi lo desideri, di dare vita ad una cultura che punti al minimo sui mezzi materiali e al massimo sulle risorse umane e creative, sulla solidarietà e capacità di scambio, sulla disponibilità a conoscersi senza doversi obbligatoriamente connotare in anticipo; sulla curiosità intellettuale e sulla voglia di mettersi in gioco e anche di voler cambiare, forse, qualcuna delle nostre inveterate opinioni ed abitudini.

Seguendo queste intenzioni, vorremmo aprire un nuovo filone di animazione culturale facendo uso della drammatizzazione, della “parola pronunciata ad alta voce” e della narrazione e rivalutando aspetti espressivi e comunicativi unici, antichi e vivi, ma ormai troppo spesso soppiantati da schermate televisive e non, ossessivamente traboccanti di immagini invasive e ripetitive che appiattiscono intelligenze ed esistenze ed inibiscono il desiderio di rapporti umani.

Cominciamo venerdì prossimo, 18 aprile, alle ore 18.00 grazie a Franco Del Moro, editore, scrittore, musicista e attore, che avendo frequentato troppe noiose e sempre più formali  e desertiche presentazioni di libri, ha deciso di usare il teatro di narrazione per comunicare poeticamente e creativamente le idee che sottendono alle pubblicazioni della casa editrice Ellin Selae, di cui è responsabile.
Così, attraverso un cammino appassionante (anche in questo caso, cammino di incontri e relazioni, narrate in un libro che è anche un manuale, “L’arte della narrazione”), è arrivato a scrivere un monologo, “Il funzionamento dell’uomo”, che arriva nella nostra biblioteca dopo essere stato rappresentato in luoghi molteplici ed eterogenei, altre biblioteche, circoli, piazze di paese e ovunque ci fosse un piccolo pubblico disposto a divertirsi, riflettere e sfogliare libri.

Speriamo di poter proseguire con altri artisti, che vogliano dare anima ai nostri spazi, offerti in cambio della loro creatività.
Sempre nell’intento di rivalutare linguaggi e modalità d’incontro che creino una pausa d’ascolto, riflessione e conoscenza reciproca, stiamo proponendo una serie di gruppi di lettura ad alta voce, che si ispirano a testi d’autori e argomenti differenti, proposti da persone con differenti interessi.

Il Centro culturale san Secondo ospita inoltre le riunioni mensili del GASTI, Gruppo d’acquisto solidale di Asti, formato da nuclei famigliari o singole persone che intendono ripensare i loro consumi, il rapporto con l’ambiente, le scelte d’acquisto e lo stile di vita, nel segno di una maggiore consapevolezza e sobrietà.
Per chi fosse interessato, le date dei prossimi incontri si possono leggere sul sito http://www.ilgasti.it.

Tutte le iniziative che ho descritto nella loro diversità, e che sono solo una parte di quelle che ospitiamo, vivono e si sviluppano sotto un segno comune: la volontà di partire dall’esperienza quotidiana, dai mezzi che tutti noi abbiamo a disposizione e dalla messa in comune dei nostri percorsi culturali, delle nostre qualità e - perché no - dei limiti individuali, per coltivare creatività, curiosità intellettuale, capacità critica e fiducia reciproca, senza per questo essere costretti a sposare obbligatoriamente le stesse opinioni e ad essere legati a doppio giro di corda ad un gruppo fisso e richiuso su se stesso.

Vorremmo insomma dare voce a coloro che ancora hanno speranza e che sono convinti che si debba iniziare a lavorare su se stessi, dal luogo in cui si vive e dalle persone con cui si vive, per dare almeno una possibilità di giustizia, bellezza e speranza all’intero pianeta.