Noi amministratori pubblici. Voi cittadini ...

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di Alessandro Mortarino.
ImageOgni volta che mi trovo a dover dialogare con qualche rappresentante del popolo italiano (di volta in volta: Sindaco, Assessore, Presidente di Regione o di Provincia e così via) vengo sistematicamente colpito da una situazione che ritengo ormai essere il vero nodo della questione sociale dei nostri giorni: la distanza esistente (nella mentalità del mio interlocutore del momento) tra le responsabilità dell’amministratore della cosa pubblica e i bisogni/esigenze degli individui e della collettività. Qui sta il trucco. Qui dobbiamo tentare di imboccare la nuova strada …

Traduco meglio il mio pensiero, utilizzando le parole di Giorgio Galvagno (Sindaco di Asti) ripetute più volte poche sere or sono durante l’incontro pubblico e la consegna a sue mani delle prime 1.000 firme di cittadini contrari alla “Variante 19”, cioè alla messa sul mercato di aree pubbliche puramente per “far cassa”: noi amministratori abbiamo una responsabilità primaria, quella di far quadrare i bilanci. Capisco le “vostre” esigenze individuali e le rispetto ma voi dovreste comprendere queste “nostre” responsabilità basilari e dirette all’interesse di tutti.

Nostre.

Vostre.

Amministratori come una “altra” dimensione della nostra Società, al di fuori di essa. Non portatori di una delega di rappresentanza, ma unici veri percettori di una realtà dura e chiara solo agli amministratori stessi ...

Non credo che sia solo un modo di dire; credo, invece, che sia un preciso abito mentale: “io so quale sia l’esatta situazione”, paiono dirci gli amministratori in carica.
E la situazione è essenzialmente economica: all’Ente Pubblico mancano sempre le risorse per fare quella cosa utile (normalmente richiesta a gran voce dai cittadini) o quella cosa misteriosa che l’amministratore di turno propone come salvifica, vitale, propulsiva per un nuovo futuro per tutti.
Senza fondi si fa poco e poca strada. Quindi sacrifichiamo qualche pezzo di “Bene Comune”, cediamolo ai Privati, diamo loro la possibilità di valorizzarlo pur di poterne ottenere il massimo (stiamo sempre ragionando in termini economici). Così avremo risorse per fare questo o quest’altro.

Qualche amministratore vi ha mai chiesto: sei d’accordo a vendere un pezzo di terra di tutti per ricavare denaro con cui mantenere in vita una scuola, un bus, un servizio di quartiere, un’auto blu ?
Raramente …
Ma se voi gli contestate una scelta, ecco pronta la sua replica: “siamo costretti, per poter fare questo o quest’altro”.

Allora qui sta – dicevo – la strada su cui insistere. Agli amministratori pubblici occorre saper dire: se solo tu conosci il “vostro” bilancio, allora devi fare qualcosa per far conoscere a tutti il “nostro” bilancio.
E se tutti conosceremo il “nostro” bilancio, allora saremo perfettamente in grado di decidere assieme ciò che ci interessa davvero fare o non fare, dove reperire le risorse, scegliere per priorità effettive condivise.

Non deve esistere un “vostro” e un “nostro”: questo è un modello di politica morto da tempo, estinto come i dinosauri.

E all’amministratore pubblico che ci racconta che “il bilancio ha bisogno di risorse nuove e ciò ci costringe a vendere qualche nostro gioiello” oppure che insiste per trasformare un primario servizio comunale da diritto a merce, cedendone la gestione ad una azienda semplicemente “partecipata” dall’Ente locale, noi dobbiamo sapere dare una risposta chiara e decisa.
Ad esempio questa: caro Amministratore, tu sei un amministratore pubblico e il tuo primo compito è dunque di salvaguardare il patrimonio pubblico, cioè l’indistinta proprietà di tutti.
Non sei stato eletto per vendere né svendere ciò che è della collettività.
Se il bilancio dell’Ente non consente di soddisfare i bisogni della cittadinanza, hai solo due possibilità: chiedere ai cittadini di concordare con te le scelte su dove e come investire il “poco” che abbiamo oppure lasciare il tuo incarico nelle mani di qualcun altro che voglia provare seriamente ad adempiere al suo primo compito.
Quello di gestore del “Bene Comune”, appunto.
Se così non fai, c’è un evidente “conflitto di interessi” tra il tuo ruolo pubblico e gli interessi di una qualche elite che tu (cosciente oppure no …) rappresenti.
Un ruolo che i cittadini non possono più permetterti di esercitare.

Io questa nuova dimensione di democrazia la chiamo “partecipazione sociale attiva”.
Agli Amministratori di oggi, invece, piace continuare a parlare di Ambientalismo del fare e di Ambientalismo del non fare.

Ma gli amministratori di oggi, si sa, sono una minuscola minoranza.
Sono rimasti in pochi.
Quasi come i dinosauri …