In ricordo di Giorgio Rizzolari

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ImageIl torrido Agosto astigiano ha deciso (dopo aver spento il suono di Gianni Basso) di portare per sempre con sè un nostro "vecchio" amico: Giorgio Rizzolari, compagno di mille battaglie per la libertà. Nell'abbracciare Graziella, vogliamo ricordare Giorgio attraverso le parole e i sentimenti spontanei di chi lo ha conosciuto ...

Ti ricordo Giorgio nella tua infinita gentilezza, nella tua voglia di lottare, nella tua pazienza nell' ascoltare gli altri; sarai per sempre nei miei ricordi come un uomo d'altri tempi, tempi in cui i valori, la lotta per la giustizia e la verità erano la promessa di un futuro per il nostro oggi.
Grazie Giorgio per avermi fatto sentire parte di un cammino di giustizia, pace e libertà.
Maurizia Giavelli


Ho conosciuto Giorgio nel 1971, era presidente della circoscrizione Torretta, sono stato in casa sua per sapere cosa fosse una Circoscrizione, era un primo esperimento.
L'ho "ritrovato" per il G8.
Non sono mai più andato a trovarlo, dopo che avevo sentito voci sulla sua salute, perché noi vecchi abbiamo un dannato orgoglio, di non farci ricordare come malati ma come sani. Avevo trovato in lui e Graziella una coppia di amici straordinari, a cui si poteva chiedere qualunque cosa. Così hanno ospitato a cena mons. Bettazzi, quando l'avevo invitato per un dibattito, e ne furono felici lui e loro.
Poi li avevo invitati alla Cascina Penseglio per una giornata di studio guidata dalla Martirani e se ne erano dicharati (anche per scritto) entusiasti.
E poi i banchetti sotto i portici..
Ne ho trovati molti, di comunisti così evangelici, cioè di uomini così uomini, ma Giorgio sta fra i meglio piazzati nella fila. E' sempre tra noi.
Grazie.
Gian Monaca

Giorgio era un mio coetaneo, nell'età in cui un essere umano comincia ad accorgersi di non essere eterno e subisce in silenzio una progressiva scissione dell'io dal proprio corpo. Io sono a quel punto e dunque vivo la morte di Giorgio con dispiacere e rammarico ma anche come momento di riflessione sulla mia finitezza.

Ne facevamo argomento di battuta: “Noi saremo anche invecchiati ma con il mondo che va così sembra di invecchiare il doppio”, oppure:  “Sembra
passato un secolo da quando credevamo di fare una rivoluzione”.
A ben vedere, queste considerazioni sulla percezione del tempo erano un modo per affermare senza pedanteria la certezza delle nostre convinzioni e
dunque la giovinezza dei nostri slanci.

Rinunciava ad accendere la polemica su questioni assai controverse, in questo diverso da me, non per mancanza di argomenti, che quelli li aveva
fortissimi, ma per gentilezza d'animo. In più provava fastidio per le ostinazioni verbali, era lontanissimo dall'idea che le soluzioni si potessero trovare a tavolino. Insomma Giorgio era una bella persona.

Gli dovevo il piacere di sentirmi, nelle sue parole, confermato. Erano brevi conversazioni che facevamo in disparte, un rapido riepilogo delle speranze e delle delusioni del nostro impegno politico e dei motivi del nostro comune interesse per tutto ciò che in qualche modo appariva un nuovo inizio, senza le derive, le confusioni e le sciatterie del presente. Alla fine era uno scambio di sorrisi, un leggero arrivederci.

Così sapevamo senza dircelo che ci saremmo trovati a questa o quella iniziativa politica o culturale. Una stima reciproca e una simpatia che sono cresciute così, più in strada e in intense riunioni del Forum Sociale cittadino che in riunioni conviviali. Che pure non sono mancate,
Ne ricordo una nella casa di Sessant perché lì, più che in altre occasioni, ha lasciato che vedessi il suo lato privato e personale. Era riservato, di poche parole, amava la solitudine e la lettura, un sentimentale con la pelle dura. Giorgio mi mancherà.

Non sono riuscito a vincere lo sbigottimento e l'ansia che ho provato quando ho appreso da Graziella che la sua vita era in pericolo, non ho saputo rispondere, con un abbraccio, alle domande senza parole che accompagnano sempre un'anima in pena. Una assenza che non mi perdono.

Carlo Sottile

Ricordo come conobbi Giorgio, forse fui tra gli ultimi di noi compagni e amici del Movimento a conoscerlo. Giorgio aveva una storia di militanza lunghissima e lui e Graziella avevano già girato mezza Europa e Italia nelle manifestazioni.
Era una calda sera di inizio estate o tarda primavera, Gian Monaca mi aveva detto che sarebbe venuto alla riunione di fondazione del Social Forum un vecchio leone - cosi' ricordo che lo chiamo' - della Torretta.
Io che arrivavo dallo stesso quartiere e da un mondo pero' diverso, ne avevo sentito parlare ...  e da allora, per anni dal 2001 in poi, Giorgio è stato per me e per il Forum un discreto, combattivo angelo protettore.
Ricordo che quando nelle riunioni io andavo in panico per i volantini, lui mi diceva "lasciamene una copia alla Rava" e andava in Cgil, tornava con quegli strumenti di lotta che poi ci servivano per fare volantinaggi, organizzare manifestazioni.
Ci sono mille aneddoti, mille riunioni in cui ricordo la sua voce; ci sono cene e momenti piu' spensierati ... Giorgio ci ha sempre guardati come un possibile futuro e trattati con dolcezza.
Per anni il suo turno al banchetto del Forum era un turno su cui tutti noi contavamo, spesso con il suo timbro di voce e il suo tono pacato cercava di aiutarci a capire errori e ci spronava.
Io so che devo molto a Giorgio, sono anche dispiaciuto perchè poche settimane fa in un tentativo di ri-unione della sinistra e dei movimenti, nel dopo incontro io e altri ci eravamo ripromessi di andarlo a trovare.
In questo mi sento un po' in colpa, perchè Giorgio ha dato molto alla storia di ognuno di noi.
Questa mattina mi è sembrato di essere per l'ennesima volta arrivato tardi, un po' come quando accadeva che dopo che non avevo portato la bella copia del volantino, Giorgio mi telefonava e pazientamente mi diceva di portarglielo il giorno dopo.
Io credo che la sua pazienza di allora, la sua speranza di cambiamento, la sua voglia di camminare per le città a manifestare e di incoraggiarci ... rimarra' in noi ...
Questo è un modo laico di ricordarlo; credo il miglior modo di fare vivere le sue speranze sia quello di portarlo con noi nell'impegno di ogni giorno, ogni volta che daremo un volantino o che commemoreremo un 25 Aprile.
Spero di non essere stato troppo retorico.

Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi.
Cammino per dieci passi e l'orizzonte si sposta dieci passi più in là.
Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai.
A cosa serve l'utopia ?
Serve proprio a questo: a camminare."

Eduardo Galeano

Ovviamente il mio ricordo è un frammento, Giorgio ha lottato e camminato prima di noi ...
Grazie di aver camminato con noi e prima di noi, per noi!!

Mario Malandrone


Bravo Mario,
non conoscevo Giorgio ma quello che hai scritto su di lui mi fa pensare che fosse uno dei tanti uomini e donne senza volto che hanno lavorato per costruire un mondo migliore.

Andandosene ha lasciato una traccia che le tue parole hanno fatto conoscere ad altri.

Ci lasciano i compagni che hanno fatto la lotta partigiana, quelli che sul lavoro ci hanno insegnato a non tenere il cappello in mano davanti al padrone, quelli che ci hanno spiegato che lottare serve a prescindere che dire ogni giorno sempre piu' orfani...

Mi unisco al dolore della famiglia e degli amici.
Davide Corona