"Qualcuno morirà, pazienza". Finalmente la verità

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di Maurizio Bongioanni.

"Ci aspetta un Natale molto magro, stanno pensando di restringere ulteriormente. Questo significa andare a bloccare un retail che si stava rialzando per la seconda volta dalla crisi e lo stanno mettendo nuovamente in ginocchio. Io penso che le persone sono un po’ stanche e vorrebbero venirne fuori. Anche se qualcuno morirà, pazienza. Così diventa una situazione impossibile, impossibile per tutti". Lo ha detto il presidente di Confindustria Macerata, Domenico Guzzini per poi pentirsi il giorno successivo e dare la colpa alla sua stessa dissociazione cognitiva: “l’ho detto ma non lo penso”. Ma caro Guzzini, non ti devi scusare perché tu sei stato onesto. E per questo ti devo dire: grazie…

“Anche se qualcuno morirà, pazienza”

Grazie Guzzini perché tu ci stai dicendo la verità. E la verità, si sa, fa male. L’economia attuale non guarda in faccia nessuno, morti compresi. Il sistema deve andare avanti, la catena di produzione della fabbrica mondo non si può fermare. 

“Anche se qualcuno morirà, pazienza”

Grazie Guzzini perché ci stai togliendo il prosciutto dagli occhi. Basta considerare questa economica giusta verso chi si rimbocca le maniche, etica con gli onesti, e clemente con chi invece non ce la fa. È l’esatto contrario di tutto questo. Disuguaglianza, crisi ambientale, ingiustizia sociale: questa è l’eredità del nostro modello economico. Per carità, oggi il più povero cittadino vive tre volte meglio del suo bis-bisnonno. Ma dipende dove sei nato e quello lo sappiamo, è culo.

“Anche se qualcuno morirà, pazienza”

Se ci pensiamo è una formamentis che riguarda tutti i contesti sociali: l’immigrato? No, perché ci ruba il lavoro. Il povero? Un parassita della società. Il piccolo imprenditore? Costretto dalle tasse a fare del nero. Tutto si misura in termini economici. D’altronde l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, mica sul lavoratore.

“Anche se qualcuno morirà, pazienza”

Nel suo libro del 2016, l’olandese Rutger Bergman ha dimostrato, dati alla mano, che è possibile un reddito universale di base e ridurre la settimana di lavoro a quindici ore. Non riduciamoci a dare del ‘grillino’ a Bergman, non è così semplice. Leggete “Utopia per realisti”: sono 200 pagine di analisi di questi argomenti, non un intervento da talk show.

“Anche se qualcuno morirà, pazienza”

Potevamo investire in un tamponamento a tappeto subito, in modo capillare in tutta Italia, come ha fatto il piccolo il comune di Vo Euganeo - il primo comune a debellare il virus - a marzo, sotto la guida di Andrea Crisanti. Ma sarebbe costato troppo e i soldi li dobbiamo tirare fuori noi, lavoratori. Sempre che il virus ci permette di lavorare. Precisamente, nel momento in cui pubblico questo articolo, sono morte 65.857 persone dall’inizio della pandemia. Lo dice Google, una multinazionale tecnologica che - in proporzione - paga meno della metà delle tasse del piccolo imprenditore di cui sopra. Jeff Bezos di Amazon è così ricco che se regalasse 105mila dollari a ogni suo dipendente, il suo patrimonio personale sarebbe uguale a quello che aveva a metà marzo, durante il primo lockdown. Quindi i soldi per fare le cose ci sono, sono solo concentrati in maniera esagerata nelle mani sbagliate.

Insomma, grazie Guzzini per tutto questo. Perché con quella frase hai aperto un mondo di consapevolezza. Per chi rimane vivo, l’obiettivo è chiaro: miglioriamo questa economia, gli strumenti ci sono e Bergman ce ne dà alcuni. Così il prossimo decennio non sarà peggiore di quello che abbiamo appena vissuto (anche se The Atlantic ci dice il contrario) e chissà, forse eviteremo di dover leggere le pessime scuse di un Guzzini qualsiasi.