Un ponte tra Asti e l'Iraq: business, non cooperazione ....

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di Alessandro Mortarino.


E' noto, da mesi, che un gruppo di imprenditori astigiani aderenti alla Confapi sta "corteggiando" il territorio iracheno per instaurare un rapporto di partnership economica. Alla radice di questa relazione c'è - ed è assai evidente - il tentativo di fornire nuovi sbocchi per lo sviluppo delle nostre sempre più asfittiche imprese locali: l'Iraq è un paese in corso di ricostruzione e rappresenta quindi un possibile nuovo mercato. Nulla di anomalo: business is business, come si dice abitualmente; ora, però, una mission del Comune di Asti (Sindaco Brignolo compreso) è volata in direzione di Najaf, per assecondare il business privato e tentare di trovare occasioni nuove anche per l'ex municipalizzata Asp. E allora ...

Allora la situazione merita qualche riflessione. La merita perchè un Ente Locale (un Comune, nel nostro caso) dovrebbe a nostro avviso porsi obiettivi ben più alti, etici, che disegnino un "altro" mondo basato sulla solidarietà tra i popoli e la piena realizzazione dei diritti fondamentali dell'uomo, che sappiano coniugare bisogni civici e opportunità per tutti.
La mission in Iraq è, invece, una pura iniziativa commerciale: si partecipa ad una fiera del made in Italy - organizzata dal ricco magnate locale delle costruzioni Haidar Mu'een Khdyir - nella speranza di creare contatti tra domanda e offerta, tra le nostre imprese e uno Stato che fino a ieri vedeva gli italiani tra i protagonisti armati di un percorso di pace (un ossimoro ? ...) e ora ci vede nei panni di quell'occidente sviluppato - e supponente - che vuole insegnare il proprio modernismo social-economico ai "poveri" di qualche lontana nazione.
A Najaf, il magnate e il suo entourage stanno tentando di "sfruttare" la congiuntura economica favorevole post bellica: l'Iraq è il secondo produttore mondiale di petrolio e il magnate (delle costruzioni ...) ha progetti in nuove infrastrutture e in edilizia pubblica: saranno gli stessi bisogni della "gente comune" ? ...

Non di una iniziativa commerciale, a nostro parere, si sarebbe dovuto interessare il nostro Sindaco, ma di un progetto di cooperazione di comunità. Che è tutt'altra cosa, ma potrebbe ugualmente essere una prospettiva per le nostre imprese, sebbene in un'ottica completamente differente.
Nella cooperazione di comunità si parte da un obiettivo, uno degli otto punti della "Dichiarazione del Millennio" approvata in ambito Onu nel 2000 da 186 Capi di Stato e di Governo: lotta alla povertà e alla fame; educazione di base universale; eliminazione delle disparità tra i sessi; riduzione della mortalità infantile; miglioramento della salute materna; lotta contro l’Aids e le altre malattie infettive; protezione dell’ambiente; creazione di un partenariato globale per lo sviluppo.
Un obiettivo ben differente da quello del semplice "sviluppo economico" (delle imprese sia astigiane e sia dell'Iraq) ...
Definito l'obiettivo, si entra nel dettaglio di cosa occorra fare per intervenire nei bisogni primari della popolazione locale "da sviluppare". Poi si definisce un progetto, lo si condivide, si trovano i soggetti (sociali) locali che lo conducano/coordinino e quindi si individuano soggetti di impresa che abbiano competenze e capacità per realizzare parti del progetto, anche con risvolti economici relativi.

Una considerazione occorre anche per la ventilata possibilità di trovare a Najaf qualche ipotesi espansiva per l'Asp. Teniamo i piedi per terra: le caratteristiche di Asp dovrebbero farci comprendere, innanzitutto, che il suo ruolo potrebbe essere esclusivamente legato ad aspetti progettuali e non produttivi. Ma scusatemi: è compito del Sindaco di Asti promuovere il business di un'azienda di cui il Comune di Asti è socio appena al 55 % (il restante 45 % è di una SpA privata), che ha un presidente e un consiglio di amministrazione (retribuiti), con discreti utili registrati annualmente a bilancio ?

C'è un po' di confusione. Chissà cosa ne pensano i giovani o gli anziani, le donne o i senza lavoro di Najaf.
Come disse l’economista del Benin Albert Tevoedjiré: “il futuro di donne e uomini del mondo sta in una nuova cooperazione paritaria, basata sul riconoscimento dei reciproci bisogni e dei possibili scambi. Solo così il mondo potrà cambiare”.

Intanto il nostro Ministro degli Esteri, Terzi di Sant'Agata, ci informa che l'Italia sarà (militarmente, attraverso propri addestratori) al fianco della Francia nella missione (armata) in Mali.
In Mali c'è molto uranio.
Il Mali sarà, fra qualche anno, un altro buon mercato per le nostre aziende ?