L'aria di Asti e la cultura del cambiamento



di Alessandro Mortarino.


Il dibattito aperto dall'incontro di venerdì 15 febbraio dalla rivista "Culture" sulle strade da percorrere per far uscire dal tunnel recessivo la società e l'economia astigiana, ha iniziato a delineare alcune proposte su cui riflettere e agire. Il primo punto pare proprio quello del "coraggio": occorre scegliere e non restare immobili. Da dove partire ? Dal Piano Regolatore di Asti, dalla valorizzazione del territorio del Monferrato, dalle vetrine vuote, dalla metropolitana leggera, dalla cultura, dall'eliminazione del traffico dal centro cittadino ...

A discuterne sono stati chiamati gli Autori dell'ultimo numero della rivista curata da Laurana Lajolo, nei panni di stimolatori, il presidente della Cassa di Risparmio di Asti Aldo Pia e il Sindaco Fabrizio Brignolo.
Alla vivacità degli interventi di attori sociali, ricercatori, comunicatori è corrisposta una certa prudente disponibilità da parte del "banchiere" locale e una generica (troppo generica) prudenza da parte del Primo cittadino, a cui più volte è stata sollecitata la necessità di essere maggiormente brioso, perchè le scelte e gli atteggiamenti dell'amministrazione comunale di Asti - oggi che l'ente Provincia risulta commissariato e probabilmente candidato ad essere soppresso - valgono e varranno come pietre miliari di riferimento per tutta la nostra comunità.

Quella di Pia la definiamo "prudente disponibilità" in quanto ci saremmo aspettati qualche proposta in foggia operativa, mentre il suo intervento - chiaro nell'identificare nel valore del territorio la chiave di volta di un risorgimento possibile e tutt'altro che remoto - si è limitato a ribadire che la banca locale "c'è" e attende segnali e stimoli da parte di società civile e forze economiche.

Mentre un po' di delusione ci ha provocato la conclusione del dibattito da parte del Sindaco, a cui spettava il compito di riprendere gli spunti suggeriti e ricamarne le trame per dar forma ad un vestito di nuove opportunità. Brignolo si è invece limitato a riprodurre le tappe sin qui seguite dalla sua giovane amministrazione e la salmodiante elencazione dei molti tavoli di regia allestiti, ma - a nostro parere - ancora lontani dal suggerire passi operativi.
Peccato. Perchè gli stimoli non sono mancati. E ne indichiamo i principali.

Un Piano strutturale e non un Piano strategico
Secondo Augusta Mazzarolli, se l'obiettivo da perseguire è la valorizzazione turistico-culturale ed enogastronomica, ogni parte della città deve avere destinazioni e interventi consoni a tali funzioni, anche i contenitori vuoti. Prima fra tutte deve essere adottata una variante normativa che da subito, con estrema semplicità e linearità, consenta il perseguimento delle finalità di sviluppo adottate e impedisca le azioni contrarie a tali linee di sviluppo.

L'edilizia come volano
Ma quale tipo di edilizia e di sviluppo (sviluppo, non crescita ...) ? Non certo quella abituale, legata alle nuove espansioni - residenziali e produttive - che il sovradimensionato Piano Regolatore cittadino tutt'ora prevede (con la sua capacità insediativa potenziale pari ad oltre 50 mila abitanti in più rispetto alla odierna realtà e all'andamento effettivo demografico dell'ultimo trentennio). Dunque una edilizia votata al recupero dell'esistente, l'unica voce che anche a livello nazionale si dimostra tenere botta alla crisi economica delle famiglie (negli ultimi cinque anni oltre il 40 % delle nuove costruzioni è rimasto invenduto, mentre le ristrutturazioni crescono, seppur timidamente, dell'8-9 %, secondo i dati Ance).
Se l'amministrazione dichiarasse la propria intenzione di rivedere il Piano Regolatore o adottare una Variante normativa di salvaguardia al PRG e orientarlo alla crescita urbanistica zero, il mondo dell'edilizia inizierebbe seriamente a dedicarsi allo sviluppo del business del recupero. A cominciare dal centro storico.
A un'edilizia che deve recuperare il già costruito occorrono giovani capaci e non manovali di basso livello. Questi giovani non ci sono e andrebbero formati, dunque opportunità scolastiche innanzitutto per creare occupazione successiva e attingere alle competenze dei "vecchi", un sapere che progressivamente oggi si sta perdendo con la loro uscita per anzianità dal mondo del lavoro.

Il commercio delle vetrine vuote
Ha destato una certa impressione ascoltare le parole di Mauro Ardissone, uno dei componenti della "task force" imprenditoriale assoldata dall'amministrazione di Asti per proporre azioni economiche tese allo sviluppo, rivolte al Sindaco: "decidete cosa volete fare: incentivare il piccolo commercio o la grande distribuzione. Ma decidetelo ...".
Ad Asti sono ormai 200 gli esercizi commerciali che hanno tirato giù le saracinesche e la triste presenza di vetrine vuote è il sintomo di una difficoltà grave.
Sergio Miravalle ha proposto che Comune e Crat si impegnino a far nuovamente illuminare quelle vetrine favorendo l'arrivo di piccoli artigiani/artisti in grado di caratterizzare un'offerta di botteghe attrattive per un turismo che altrimenti non troverebbe ulteriori stimoli di incoming. Non trascurando l'ipotesi che sia proprio la banca a offrire il denaro sufficiente per riscattare gli affitti di queste vetrine vuote e stimolare così l'arrivo di giovani "new entry" ...

L'aria malata cittadina può trasformarsi in fonte di rilancio economico
Mentre un gruppo di cittadini ha avviato la raccolta firme per chiedere la chiusura del centro cittadino al transito veicolare (300 firme solo nel primo giorno), prende forma la certezza che non soltanto sia necessario intervenire con urgenza per garantire la salute degli astigiani, ma che una grande isola pedonale possa stimolare il rilancio commerciale di una città a misura di commercio "bello" ed attrattivo. Ambiente e economia, a braccetto.

Senza auto in centro e con una metropolitana leggera fuori
Giovanni Currado ha ricordato come da anni i cassetti dell'amministrazione custodiscano un progetto sempre più attuale: quello di utilizzare le linee ferroviarie (martoriate dalle scelte di RFI e Regione) come una sorta di linea di raccordo dalla provincia intera, rapida e comoda. Una metropolitana leggera, appunto. Il progetto c'è già, la volontà ...

Smettiamola di inseguire Alba
E' da anni che Asti cerca di convincere l'area di Langhe e Roero a "consociarsi" per delineare una macrozona del vino e dell'agricoltura. Ma Alba ha una sua identità formatasi in anni di scelte oculate e premiate, cosa che ha puntualmente fatto scivolare qualunque ipotesi di matrimonio (d'amore o di interessi).
Sergio Miravalle lo ha detto chiaramente: "Basta con l'inseguire Alba. Perchè non ripercorrere il suo esempio virtuoso per costruire un altro polo del vino e del paesaggio che già abbiamo ma su cui non abbiamo mai osato sperimentare nè investire ? Questo altro polo si chiama Monferrato, territorio di fascino che comprende l'astigiano, il casalese, parti dell'alessandrino".

E colleghiamoci con Milano
Nel 2015 Asti sarà tagliata fuori dall'Expo se non si saprà collegarla con la vera capitale (economica) d'Italia. Dunque occorre al più presto attivare un collegamento ferroviario cadenzato tra Asti e Milano, messo a sistema con i più importanti nodi di interscambio (su gomma, su ferro, aeroportuali e portuali) nazionali ed internazionali.

Partendo da questi (pochi) punti possiamo leggere anche possibili riposte a tutti i temi che si riflettono sulle criticità sociali odierne: disoccupazione e emergenze abitative, abbandono dell'agricoltura e deindustrializzazione, mancanza di prospettive e disagio.

Il dibattito è aperto. Per chi ha voglia di ascoltare e costruire.
Parrebbe che la società civile sia già parecchio avanti nella costruzione di un "nuovo" che sta ora anche alla politica e alla finanza raccogliere e mettere a sistema.
Perchè non siamo nel pieno della crisi, ma all'origine di un nuovo modello di società. Che non c'è ancora.
E sta a noi disegnarlo ...


Ecco un messaggio inviatoci da Roy Ragusa (troppo lungo per poter essere pubblicato tra i "commenti all'articolo"):

A parte le riflessioni sul modello autocentrato, già iniziate 30 anni fa (che vuol dire incoming?) … A parte la necessità di recuperare saperi e mestieri che non è solamente riferibile ai capomastri in via di estinzione (che fa il paio con una certa indolenza progettuale dei soggetti impegnati in edilizia) ….

Credo che alcune attività potrebbero offrire prospettive di lavoro serie. Le ristrutturazioni potrebbero assumere una funzione assai importante (la popolazione invecchia, con quello che si traduce in bagni e camere più ‘sicure’, più ascensori e meno scale, un occhio alla sostituzione dell’amianto ed al bilancio energetico e – almeno - al solare termico …).

Il Comitato No Tangenziale Asti Ovest ha indicato una serie di lavori pubblici utili ai quali si potrebbe porre mano (in cambio della cessione all’ANAS o alla Società Autostrade dell’attuale sedime della tangenziale Asti Est, di proprietà della Provincia e del capoluogo).

La metropolitana leggera, poi, mi sembra un’enorme, imperdibile occasione: non si pensa che tre parcheggi custoditi presso le stazioni di San Marzanotto, Portacomaro e Sessant (magari collegando direttamente queste ultime) possano migliorare la qualità dell’aria cittadina, sempre pessima? Non è anche così che si incrementa l’uso dei mezzi pubblici a danno di quelli privati, che con l’avvento dei Suv sone sempre più invasivi (anche il prestito – auto incentiva …)?

Rilevo infine la mancanza di offerta di servizi a fruizione collettiva (informatica, ad esempio) e di spazi di mutua solidarietà (le banche del tempo, ad esempio): su questi non sarebbe male che le istituzioni investissero molto di più.

Roy Ragusa

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