Autentico batte finto ...

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di Alessandro Mortarino.


La newsletter di AltritAsti di questa settimana è già sul trampolino di lancio, ma un brevissimo flash sulle conclusioni del dibattito pubblico di lunedì sera dedicato ad Agrivillage e Porta del Monferrato ci pare doveroso possa trovare spazio. E la sintesi potrebbe essere in qualche elemento apparentemente "accessorio": sala (quella grande del Centro culturale San Secondo) gremita con persone in piedi e ad affollare il corridoio, ultimo intervento dal pubblico - dopo ben 13 Relatori - quasi all'una (di notte) ...

Immagino si riesca a comprendere da questi pochi dettagli quanto sia stato vivo e partecipato l'incontro promosso ed organizzato dal Movimento Stop al Consumo di Territorio Astigiano e dalla rete nazionale delle 934 organizzazioni che compongono il Forum Salviamo il Paesaggio, che hanno voluto creare un momento collettivo per ragionare del futuro di Asti (città e provincia) a partire dall'incombere di quei due ampi nuovi insediamenti battenti la presunta bandiera del "made in Asti" e fasciati come salvifico strumento per la promozione delle produzioni tipiche locali.

I Relatori hanno seguito gli stimoli del moderatore (il giornalista Sergio Miravalle) e non hanno trattenuto il loro punto di vista, in particolare sul tema dell'Agrivillage presentato da Gabriella Sanlorenzo come il più prossimo ad ottenere una autorizzazione da parte dell'amministrazione comunale.
Gli architetti Gianni Cavallero (presidente dell'Ordine regionale) e Marco Pesce (coordinatore della commissione cultura dell'Ordine astigiano) hanno ragionato di riuso dei contenitori vuoti e dell'arresto del consumo di suolo, ma anche di luoghi abitati dal "cuore e dall'anima" e di qualità edilizia, suggerendo una corretta pianificazione che preceda qualunque singolo intervento e ponendo la professionalità degli architetti al servizio della città.
Roberto Burdese, presidente nazionale di Slow Food, ha posto l'accento sul ruolo del cibo e delle scelte d'acquisto come motore di un rilancio virtuoso delle produzioni tipiche locali e una seria valorizzazione dell'economia del territorio.

Agricoltori e commercianti (Alessandro Durando e Mario Porta della Cia, Luigi Franco della Coldiretti, Mauro Ardissone della Confesercenti) hanno puntato il dito sulle caratteristiche dei due progetti avulse dalle vere esigenze delle aziende (piccole e famigliari) del territorio e hanno rimarcato come l'astigiano abbia già un panorama ampio e ricco di offerta agroalimentare pronto e da promuovere e composto proprio da quelle centinaia e centinaia di realtà agricole e agrituristiche che necessitano però di una rete di valorizzazione, pensata e progettata collettivamente. Ardissone ha anche ricordato l'assenza, da anni, di un piano del commercio cittadino senza il quale è impossibile progettare una dimensione quotidiana sociale e senza il quale la chiusura di oltre 200 esercizi commerciali nell'ultimo periodo non trova alcuna risposta adeguata.

Stefano Chiarlo ha raccontato la sua esperienza diretta nel recupero a La Morra del Palas Cerequio, esempio di architettura realmente rurale riportata a nuova vita come elegante centro di ricettività: i turisti ricercano l'emozione e non la freddezza della "copia". Come presidente della Strada del Vino Astesana, inoltre, ha condiviso l'idea che il nostro territorio ha prodotti e produttori di cui non vergognarsi affatto, ma ha bisogno di pensare contenitori adeguati e non scimiottare scelte che potrebbero andar bene negli spazi immensi del Nord Dakota e non certamente tra le nostre colline.

Si è poi passati alle proposte sostenute dal Movimento Stop al Consumo di Territorio. Massimo Longo, tecnologo alimentare, ha suggerito di cavalcare l'opportunità dell'Expo 2015 di Milano per abbinargli una edizione "magnum" del Festival delle Sagre 2015 con alcune particolarità: materie prime cucinate dalle Pro Loco di esclusiva provenienza locale (dunque occorre essere rapidi nelle decisioni per consentire agli agricoltori nostrani di provvedere alle semine necessarie !), il rispetto delle procedure previste da una norma Iso relativa alla gestione ambientale di grandi eventi e un percorso collettivo che si diriga verso la creazione di un marchio territoriale del Monferrato, che ponga in rete diretta tutti i produttori locali (e non solo del comparto agroalimentare).

Maria Pia Lottini ha raccontato i primi passi della costituenda R.E.S.S.A. (Rete di Economia Solidale e Sostenibile Astigiana), una forma di aggregazione che tocca produzioni e operatori del settore del bio e delle pratiche sostenibili (nei confronti della terra, del paesaggio, degli animali, delle donne e uomini ...) e che sta costruendo una propria "mappa" territoriale su web per raccontare e suggerire come e dove trovare prodotti ad autentica filiera corta e sostenibile. Le realtà già in rete sono circa 30 e comprendono aziende agricole, Gruppi di Acquisto Solidali, Botteghe del Mondo come la Rava e la Fava, associazioni).

L'architetto trasportista Giovanni Currado ha invece tracciato il quadro della mobilità disegnato dall'odierna pianificazione del trasporto pubblico locale (o sarebbe meglio dire "l'odierna non pianificazione" ...) e le scelte urbanistiche della città di Asti che paiono voler espellere sempre più dal suo centro l'offerta commerciale e di acquisto delle famiglie. L'opposto di quanto accade nelle principali città europee, dove la visione prospettica vuole avvicinare la periferia al centro.

Infine Elena Pascali ha rapidamente raccontato il problema del traffico cittadino e dell'inquinamento atmosferico ponendo alcune domande e proponendo un piano per la vivibilità di Asti.

Decine di interventi dal pubblico (poche le visioni a favore dei due insediamenti commerciali), accuse all'amministrazione di non aver ancora condiviso la discussione sul futuro della Val Rilate ai residenti della zona e un timido tentativo del vice sindaco e assessore all'urbanistica Davide Arri per spiegare come un amministratore non possa dire "no" ma debba analizzare proposte e situazioni senza pregiudizi.

Al termine del dibattito, Marco Devecchi ha proposto una sintesi di quanto emerso, una sorta di decalogo da seguire nel procedere dell'esame dei progetti commerciali. Eccolo:

Gli oltre 200 partecipanti all'incontro “Agrivillage e Porta del Monferrato: è questa la città del nostro futuro ?” del 10 febbraio 2014, promosso dai movimenti nazionali Stop al Consumo di Territorio e Salviamo il Paesaggio, con forza richiedono che:

1) venga introdotto il concetto fondamentale di riuso di quanto già esistente, anche come contrasto al consumo di suolo;

2) la definizione di un piano strategico partecipato per il territorio sia prioritario e precedente a qualsiasi singolo progetto;

3) i concetti di bellezza e autenticità siano principi fondanti del piano strategico partecipato per il territorio;

4) la coerenza, la trasparenza e la partecipazione siano i principi metodologici della costruzione di qualsiasi programmazione socio-economica del territorio;

5) i valori, l'esperienza e la capacità delle persone che vivono e danno valore al territorio siano gli attori principali delle politiche locali e quindi siano finaziati i comportamenti virtuosi;

6) la fertilità della campagna sia un valore da difendere e da contrapporre alle mistificazioni meramente commerciali;

7) al prodotto agricolo sia riconosciuta una centralità nello sviluppo locale;

8) il cibo legato alla cultura e alla tradizione del territorio sia l'elemento cardine delle strategie di sviluppo sostenibile;

9) qualsiasi proposta educativa di conoscenza e valorizzazione della cultura e tradizione locale deve avere presupposti di autenticità dell'esperienza;

10) il vero “agrivillage” sia la rete dei produttori locali.


Gli amministratori in sala erano parecchi: ora sanno che ordini professionali, operatori economici del commercio e dell'agricoltura, cultori del gusto, vignaioli, ambientalisti, "semplici" cittadini concorrono nel non voler vedere realizzati fasulli progetti di valorizzazione e favoriscano nuovo consumo di suolo vergine.

Sarà sufficiente per rivedere posizioni e decisioni che paiono già definite ?
Noi vogliamo crederlo.
E chi ha seguito in sala il dibattito, ora sa di cosa stiamo parlando ...