Asti alla ricerca di partecipazione ed energie positive



di Alessandro Mortarino.


Nella sua prima settimana di apertura sottoscrizioni, la petizione promossa dal Movimento Stop al Consumo di Territorio Astigiano e dal Forum Salviamo il Paesaggio per richiedere un nuovo Piano Regolatore per la città di Asti ha raccolto già centinaia di firme di cittadini che mostrano ancora una volta la loro attenzione alle esigenze della loro comunità. Una ulteriore attenzione registrata giovedì scorso anche nell'incontro promosso dall'Ordine Architetti nell'ambito di A.S.T.I. Fest off: sala gremita per un dibattito che illustrava come la città di Torino ha approcciato il problema della riqualificazione per consentire qualche utile dibattito in chiave locale ...

Non è la prima volta che dibattiti pur così complessi registrano il "tutto esaurito". Era accaduto lo scorso settembre durante l'intero ciclo di appuntamenti di A.S.T.I. Fest, è proseguito a gennaio per l'incontro che la rivista Culture aveva dedicato alla Promozione culturale, innovazione e socialità e poi, a febbraio, per l'incontro voluto dal Movimento Stop al Consumo di Territorio Astigiano e dal Forum Salviamo il Paesaggio per ragionare di Agrivillage, Porta del Monferrato, delle Langhe e del Roero e di contenitori commerciali.
Crediamo non sia un caso: è evidente che anche nella talvolta "pigra" Asti aleggiano i fermenti di un desiderio di nuova cittadinanza attiva, che ha voglia di confrontarsi, di sprigionare energie positive, produrre idee, disegnare un futuro possibile.

Valentino Castellani, ex sindaco di Torino, lo ha detto chiaramente: «colgo dalle vostre appassionate valutazioni che Asti ha le energie giuste per affrontare la strada - mai semplice - del cambiamento. Ma per indirizzare queste energie positive occorre costruire un "luogo" in cui la partecipazione democratica possa essere accolta e possa generare risultati comuni e condivisi».
Questo "luogo" ad Asti oggi manca.
Non mancano i "luoghi" in cui soggetti simili e diversi promuovono analisi e suggeriscono proposte. Manca "il luogo" in cui i tecnici e gli amministratori siano parte integrante, assieme ai cittadini "normali", di un confronto costruttivo, dibattuto (anche in modo "feroce"), fatto di ascolto e di risposte.
A chi compete avviare questo percorso ?

Mi pare scontato affermare che spetta all'amministrazione comunale il primo passo. Architetti, Movimenti, associazioni culturali e del volontariato, forze economiche il primo passo lo hanno, da tempo, già fatto. Ora occorrono non tanto (o non solo) risposte da parte dell'amministrazione, quanto - appunto - quei luoghi in cui celebrare la democrazia partecipativa (che è cosa assai differente dalla pura consultazione).
Restiamo in attesa, come sempre.

E dato che le attese si fanno sempre (più) lunghe, ecco perchè abbiamo scelto la strada di una petizione popolare che vuole essere segno di testimonianza civica per spingere l'acceleratore verso il più difficile dei cambiamenti: un nuovo Piano Regolatore. Cioè il segno di un cambiamento vero.

Alcuni tecnici del settore, in queste settimane, ci hanno detto che sbagliamo a voler puntare l'indice accusatorio sull'attuale Piano Regolatore tarato su una CIR (Capacità Insediativa Residenziale) o, meglio, una CIRT (Capacità Insediativa Residenziale Teorica) pari a 127 mila abitanti; parliamo di un indice volumetrico di popolazione insediabile in un determinato territorio espresso in metri (cubi o quadrati) pro-capite, risultante dalla somma delle capacita' insediative di tutte le aree residenziali, o a parziale destinazione residenziale, previste dal Piano Regolatore Generale.
Ne siamo consapevoli. Ma Asti ha bisogno di autodeterminare il suo futuro e il Piano Regolatore è il massimo strumento della sua pianificazione: nato già vecchio (nel 2000, ma pensato prima dell'alluvione e poi pedissequamente adottato nonostante mostrasse le sue evidenti "rughe"), ora più che mai non possiede i requisiti per declinare a tutti il cambio di rotta.

Nel recente dibattito di A.S.T.I. Fest off si è parlato del Piano Strategico di Asti e lo stesso architetto Angelo Demarchis, dirigente massimo dell'Urbanistica, lo ha definito come «il più urgente degli strumenti che la città dovrebbe ora aggiornare».
Il Piano Strategico è lo strumento che definisce le linee guida per delineare i capisaldi di un nuovo Piano Regolatore fondato su principi, appunto, strategici.
A chi compete farlo ? E come ?

Queste domande al momento non hanno ancora una risposta.
E i cittadini, ormai, attendono risposte, vogliono partecipare, essere il motore di una rinascita sostanziale ...

Un'ultima annotazione sul dibattito di A.S.T.I. Fest off.
Gian Porro, massimo dirigente dell'Assessorato alla Cultura ha detto: «credo che dovremmo essere soddisfatti da un dato relativo al PISU (Piano Integrato di Sviluppo Urbano) recentemente finanziato: circa un terzo dei 12 milioni di euro stanziati ricadranno sulla "cultura", poichè riguardano opere di recupero di palazzi del centro cittadino che potranno così essere restuiti alla città e alle sue mille iniziative. Ora dovremmo decidere quali destinazioni dare a queste strutture».
Ecco a cosa servirebbe un Piano Strategico: a porsi la domanda "a cosa potrà servire" un recupero architettonico prima di ricercare ed ottenere un finanziamento (cioè anteporre le esigenze rispetto alla ricerca di fonti di finanziamento). Probabilmente quale contenuto inserire nei "contenitori" è già stato valutato e forse deciso dal competente assessorato, bene sarebbe renderlo noto ...

D'altronde Laurana Lajolo, ancor prima, aveva ricordato come iniziative del calibro di Asti Teatro fossero di avanguardia nazionale nel 1975 e come invece «sia ora necessario produrre nuove idee e non continuare soltanto ad aggiornare il passato».
Ma qui lasciamo l'urbanistica per sconfinare nella cultura. Ne riparleremo prossimamente ...

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