I due grandi problemi del Villaggio San Fedele di Asti

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di Lucio Zotti.


La travagliata esistenza del quartiere San Fedele prosegue. Mentre restano ancora aperte diverse questioni legate al grave inquinamento provocato nel 1999 dallo stabilimento della Way-Assauto, si accende un profondo dibattito sull'opportunità di autorizzare una centrale idroelettrica sul Tanaro, che potrebbe creare rischi anche di tipo alluvionale ...

Di questi due argomenti si è discusso la scorsa settimana presso il Centro Civico di San Fedele, alla presenza dei cittadini del quartiere, del Presidente del Comitato Luigi Sposato, dell'Assessore all'ambiente Alberto Pasta e della Dr.ssa Origlia in rappresentanza dell'Ufficio Tecnico del Comune.
La riunione è stata aperta dal Presidente Sposato che ha illustrato brevemente gli argomenti all'ordine del giorno. Successivamente l'Avv. Pasta ha approfondito gli argomenti, in maniera dettagliata:

1. La bonifica della WAYA, consisterà nella costruzione di un sarcofago di cemento coibentato da materiale speciale (?) che ne consente la riduzione di spessore da 50 a 30 cm. Questo sarcofago, consentirebbe di confinare l'inquinamento da cromo esavalente e da solventi clorurati, isolandolo dal resto ed evitando che esso vada a finire nella falda acquifera che passa sotto il quartiere San Fedele, posto immediatamente a valle della Way-Assauto; attualmente il quartiere è protetto dalla “barriera idraulica”, in funzione da 13 anni, che provvede ad emungere l'acqua inquinata della falda e a depurarla da cromo e solventi per poi ributtarla nella falda.

2. Centrale idroelettrica. La soluzione scelta dalla Provincia fra le 3 proposte da imprenditori privati, è quella di maggiori dimensioni, più redditizia e più impattante per l'ambiente e la città; si tratta di costruire uno stabile di alcune decine di metri all'interno degli argini, di posizionare una “diga” alta 1,80 m, costituita da un pallone in materiale plastico che attraversi tutto l'alveo del fiume per deviare l'acqua verso le turbine della centrale; pallone che verrebbe, in alcuni minuti, sgonfiato, in caso di alluvioni. Gli studi presentati a corredo del progetto non tengono conto di alcuni importanti effetti:
a) l'innalzamento del pelo libero a ritroso che andrebbe ad intercettare il torrente Borbore (che è stato sempre quello più pericoloso dal punto di vista degli eventi alluvionali);
b) gli scolmatori (tubi che hanno lo scopo di aumentare la capacità di efflusso delle fognature in caso di piogge intense) verrebbero anch'essi intercettati dal fiume e che quindi non funzionerebbero correttamente;
c) il depuratore (che ha sempre dato problemi di cattivo odore) verrebbe condizionato negativamente dalla deviazione dell'acqua verso le turbine della centrale, con riduzione della diluizione delle acque appena depurate e dirette nel fiume.
L'Avv. Pasta si è detto contrario alla sua realizzazione a meno di interventi che diano adeguate garanzie alla popolazione.

Alcune considerazioni:

1. Per quanto riguarda la bonifica della WAYA, secondo me - ma anche secondo il dott. Pineschi, Dirigente del Ministero Ambiente da me interpellato durante il meeting a Roma sullo SMART WATER FORUM del 27 marzo - la soluzione proposta non può essere definita “bonifica”, in quanto si tratterebbe di un provvedimento di messa in sicurezza di emergenza; infatti egli ha dichiarato: “i sarcofagi e i diaframmi sono provvedimenti che si attuano in condizioni di emergenza, mentre la bonifica consiste nel ripristinare le condizioni dei terreni prima dell'inquinamento”.  
Ovvio direte voi!
Ed invece quella del sarcofago è la soluzione di bonifica prospettata dopo 13 anni dall'evento inquinante!! A mio avviso la soluzione proposta (tombamento è il termine tecnico) si applica in zone non urbanizzate o comunque non al centro delle città.
In pratica la domanda che tutti i cittadini del quartiere San Fedele si pongono è questa: "chi ci garantisce che fra 20 o 30 anni il sarcofago continui a tenere e non cominci a perdere l'acqua inquinata?" Ci si verrebbe a trovare nella medesima situazione del Dicembre 1999; ricordate quando il Sig. Ponchione si accorse che l'acqua del suo pozzo era diventata di colore “giallo brillante”, dovuto alla presenza di cromo esavalente in misura di 24000 µg/L? (il limite è di 5 µg/L). Nel frattempo la storia dell'inquinamento sarà passata nel dimenticatoio ed il Comitato San Fedele che è stato il vero garante dei cittadini, dovrà ricominciare tutto da capo, per rimettere al centro dell'attenzione gli interessi dei cittadini del quartiere.

2. Per quanto concerne la centrale idroelettrica, condivido pienamente le preoccupazioni e le obiezioni dell'Avv. Pasta, rafforzate dalle considerazioni specifiche fatte da Luciano Montanella (del Comitato sorto contro la realizzazione della centrale) e di Fabio Ambrogio, ingegnere esperto di centrali idroelettriche, il quale, competente su impianti di questo tipo, ha detto che sarebbe un'opera inutile e pericolosa, aggiungendo ulteriori elementi:
a) il deposito dei sedimenti nei pressi del “gommone” e a monte di esso, che altrimenti verrebbero trasportati a valle, provocherebbe un pericoloso innalzamento del livello dell'acqua (occorrerebbe un periodico, costoso ed innaturale dragaggio del fondo) sia del fiume Tanaro che del Borbore;
b) le “bombe d'acqua “ che cominciano a verificarsi  sempre più spesso avrebbero un effetto devastante sugli “scolmatori” interessati dalla centrale, facendo, di fatto, scoppiare le fognature a monte.
A questo punto la domanda che i cittadini si sono posti è stata la seguente: "vale la pena aumentare il rischio di alluvioni, di scoppio delle fognature, aumentare il livello maleodorante del depuratore per un intervento a scopo di lucro da parte di privati ?" ...

Mi attendo che gli interessati (pubblici e privati) avviino una seria discussione su questi argomenti, rispondendo innanzitutto alle domande poste dai cittadini di San Fedele, che mi paiono molto sagge e costruttive.