La crisi economica non colpisce l'illuminazione ma solo la manutenzione delle strade

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di Guido Bonino.


Ogni qualvolta percorro una strada di notte, sia essa comunale o provinciale od ancora un'autostrada, mi stupisco di quanta energia venga consumata per illuminare gli scarsi passaggi dei veicoli. Pur considerando che sino alle prime ore della notte il traffico è ancora discreto, dopo le 23 questo è pressoché assente, ma nonostante ciò file di lampioni continuano ad illuminare asfalti deserti e sovente pieni di buche e rappezzi ...

Premesso che per disposizioni di legge ogni veicolo è munito dei relativi mezzi di illuminazione e considerando che la crisi dell'industria ha da tempo diradato, se non nella maggior parte dei casi eliminato, i turni notturni nelle fabbriche, non giustifico tali dispendi di energia.

Negli anni '70, ai tempi della “austerità”, durante le ore centrali della notte alcuni lampioni venivano disattivati: uno ogni due o tre con il relativo risparmio di energia.

Oggi, mentre da una parte si fanno campagne d'informazione e si invitano i cittadini a ridurre i propri consumi di energia elettrica, i gestori degli enti locali e delle autostrade nulla fanno in tal senso. Ne consegue che i consumi – che in certe ore producono unicamente utili esclusivamente per le società produttrici e/o distributrici dell'elettricità - vengono a gravare sui cittadini nel primo caso e sui pedaggi autostradali nel secondo.

Per contro, a fronte di tali consumi ed oneri, sovente gli automobilisti si sentono rispondere che non vi sono risorse per la manutenzione degli asfalti, o per i passaggi dei mezzi spargisale o spazzaneve, il tutto con relativo altro aumento dei costi che ricadono sull'utenza per la maggiore necessità di manutenzione dei veicoli, oltreché dei fattori di rischio connessi.

Percorrendo nella notte centri abitati, snodi stradali e caselli autostradali si viene accolti da illuminazioni “a giorno” in origine motivate dalla necessità di sicurezza, quando oggi – a fronte della riduzione dei transiti – la necessità primaria sarebbe il risparmio, o meglio l'utilizzo di quanto disponibile per la manutenzione del piano viabile. La sicurezza transita infatti maggiormente sull'asfalto, che sui lampioni le cui emissioni luminose sovente devono lottare con le loro altezze e con la nebbia per raggiungere i veicoli in transito, quando invece risulterebbero più efficaci i boa luminosi o comunque sistemi ad altezza d'uomo o anche inferiori, in quanto per la sicurezza è sufficiente rischiarare il transito dei pedoni e porre in evidenza gli attraversamenti a questi riservati. Tali accorgimenti contribuirebbero inoltre a ridurre la velocità degli automezzi e l'attenzione degli automobilisti, dovendosi questi avvalersi maggiormente dei mezzi d'illuminazione del veicolo. Il tutto, quindi, riducendo anche altri fenomeni pericolosi, quali i riflessi dati dal moltiplicarsi ed assommarsi delle sorgenti luminose, ed infine contenendo l'inquinamento luminoso prodotto artificialmente.

Non da ultimo, molte schiere di lampioni sono state predisposte in sede di previsione quali opere di urbanizzazione ad illuminare aree dedicate ad ampliamenti degli insediamenti urbani – sia residenziali che produttivi –  che a tutt'oggi, come nel prossimo futuro, non verranno realizzati, nonostante ciò creano per la comunità aumenti dei costi e dei consumi di energia.

Si può dire che, mentre il cittadino regola l'illuminazione della propria abitazione utilizzandola solo dove e quando serve, le amministrazioni locali ed i gestori delle autostrade operano in controtendenza, o comunque non rivedendo i consumi di energia in ragione delle attuali necessità non solo del territorio, ma anche del risparmio di coloro che quali utenti finali sono chiamati a sostenere i costi di tali azioni.