Considerazioni sulla convenzione tra Comune di Asti e Istituto Consolata

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di Alessandro Mortarino.


Abbiamo già avuto modo di esprimere le nostre perplessità sull'accordo che l'Istituto religioso ha stretto con l'amministrazione comunale di Asti in merito ai terreni di zona via Torchio. Come già sapete, il progetto prevede che l'area attualmente di proprietà dell'ente morale Istituto della Consolata (il cui legale rappresentante è il Vescovo di Asti, monsignor Francesco Ravinale) venga donata in parte al Comune per realizzare aree verdi e impianti sportivi, mentre la parte restante verrà destinata a edilizia sociale e, anche, a edilizia privata. Leggendo il documento della proposta di modificazione concertata emergono alcuni aspetti singolari ...

Il progetto è molto chiaro: l'Istituto religioso cede al Comune una superficie di circa 3,8 ettari, finalizzata all'implementazione della zona a servizi pubblici di verde e sport esistente sul lungo Tanaro, in cui potranno trovare collocazione anche attrezzature collettive di interesse generale (centro di quartiere o edificio di culto) oltre alla necessaria viabilità già prevista dal Piano Regolatore. I terreni sono attualmente a prato o seminativo (benchè la destinazione prevista dalla Variante generale al Piano Regolatore sia a servizi di verde e sport), dunque terreni importanti per la coltivazione. Che, a nostro avviso, andrebbero salvaguardati senza tentennamenti.
Per la restante parte (circa 2,3 ettari), il Comune darà all'ente morale la possibilità di realizzare edilizia sociale (interventi ATC o di social housing) su 1,3 ettari e sul rimanente (0,9 ettari) saranno consentiti interventi di edilizia privata.
In parole povere, un "dono" compensato con la concessione di costruire case a prezzi calmierati e anche a prezzi di mercato, attraverso una (ennesima) Variante al Piano Regolatore.

Nel presentare il progetto, lo Studio Fassone descrive l'area con un suggestivo concetto, definendola una sorta di "enclave" posta tra l'ampio complesso di servizi di parco, verde e sport del lungo Tanaro e l'insediamento residenziale urbano lungo la via Torchio, compreso tra corso Savona e la linea ferroviaria per Acqui.
"Enclave", secondo la Treccani, significa "nel linguaggio internazionale (e in questo senso anche nell’uso italiano), territorio non molto esteso che sia completamente circondato da territorio appartenente a uno stato diverso da quello che ha la sovranità su di esso".
"Enclave" non ci pare dunque un termine particolarmente azzeccato e, freudianamente, ci auguriamo che i professionisti non volessero descrivere una situazione del genere "il proprietario vanta diritti edificatori superiori a qualunque altra esigenza" ...

Notiamo poi una questione tecnica: nel progetto si sostiene che i lotti destinati ad "edilizia residenziale sociale, ai sensi della vigente legge regionale urbanistica, potranno mantenere la destinazione di aree per servizi - standards urbanistici". L'articolo 21 comma 1 - numero 1/b - della L.R. 56/1977 così come modificata dalla L.R. 3/2013, effettivamente afferma che rientra negli standards urbanistici anche l'edilizia sociale destinata esclusivamente alla locazione (max 2 mq/abitante), ma successivamente a questa modifica del 2013 lo Stato, con  Legge 23/5/2014 n. 80 - che dovrebbe ovviamente prevalere sulla legge regionale - al comma 3 (ultimo periodo) dell'art. 10 "Edilizia residenziale sociale", ha statuito che le aree e gli immobili per edilizia residenziale sociale non si debbano computare ai fini delle quantità minime inderogabili degli spazi pubblici o riservati alle attività collettive, a verde pubblico o a parcheggi, previste dal D.M. 2/4/1968 n. 1444.

Alquanto discutibile, inoltre, l'affermazione secondo cui, a titolo di compensazione per la proprietà, viene destinata a edilizia privata una quota pari a 0,9 ettari (densità fondiaria media prevista di circa 2 metri cubi per metro quadrato e volume edificabile di circa 19.000 metri cubi), nonchè il mantenimento della proprietà di un lotto destinato ad edilizia sociale di circa 4.300 metri quadrati.
Ci domandiamo se per la "compensazione" non fosse già più che sufficiente la richiesta di trasformazione dell'area in edilizia residenziale sociale senza aggiungere anche una seconda "compensazione" che consenta l'edilizia privata libera.
Due "belle compensazioni" al prezzo di uno, come nelle migliori offerte settimanali di qualunque supermercato ! Un po' troppo ? ...

Restiamo della nostra convinzione: ad Asti ci sono oltre 1.800 strutture abitative già esistenti e tristemente vuote, sfitte, non utilizzate evidenziate dal censimento degli immobili esistenti sul territorio comunale; non occorre costruire altro, per anni, ma ridestinare questo enorme patrimonio inutilizzato !

Questa operazione "finanziaria" riteniamo abbia come obiettivo la necessità di rimpinguare le magre casse dell'Istituto della Consolata e consentirgli di proseguire l'attività della sua scuola dell'infanzia per i figli di famiglie senza reddito.
Se è così, questo non deve essere e non deve rimanere un problema del solo Istituto della Consolata: è un problema di tutti noi, di tutta la comunità e non riteniamo, moralmente, debba essere risolto con una semplice escamotage che aggiungerà cemento inutile e priverà per sempre la fertilità di quei terreni per la sola esigenza di "fare cassa".

Se problema c'è, rendiamolo pubblico, individuiamo soluzioni e facciamocene tutti carico. Come compete ad una comunità matura.

Papa Francesco la pensa come noi sulla esigenza primaria di salvaguardare la nostra "Madre Terra"; alle coscienze astigiane il compito di risvegliare, ora, i veri valori.