Quando una Lectio Magistralis viene scambiata per propaganda

Stampa


di Luisa Rasero.

Sulle pagine locali de La Stampa del 5/7/2016 è apparsa una lettera critica nei confronti del Prof. Zagrebelsky, accusato di scorrettezza e – addirittura! - di prepotenza, nel suo intervento a Passepartout. Il "delitto" si sarebbe consumato soprattutto nella seconda parte del suo intervento, quando ha risposto ad una domanda del pubblico, posta proprio dalla sottoscritta. Domanda che verteva – ahi! - sul progetto governativo di riforma costituzionale, su cui voteremo quest'autunno ...  

Trovo incomprensibile la lamentela circa la mancanza di contraddittorio: Passepartout non è costruito con tavole rotonde o contraddittori o confronti, ma con lectio magistralis di eminenti personaggi, a cui il pubblico rivolge alla fine delle domande. Si chiede all'illustre invitato di esporre compiutamente il suo pensiero, e ognuno ne trarrà le conclusioni che ritiene.

Infatti il Prof. Violante, tra i primi interventi dell'edizione di quest'anno, ha anch'egli risposto ad una domanda esponendo le sue opinioni (favorevoli) sulla riforma costituzionale. E nessuno ha avuto nulla da obiettare. Anche chi è orientato verso il No alla riforma ha ascoltato rispettosamente, magari non condividendo ma sicuramente apprezzando l'autorevolezza delle argomentazioni.  

E'  troppo  aspettarsi lo stesso rispetto e la stessa civiltà? Va sottolineato che il Prof. Zagrebeslsky  ha risposto sempre in punta di diritto, con limpidissime deduzioni di dottrina giuridica. Il tono 'giocoso' - su cui si ironizza nella lettera - è la dimostrazione di una grandissima capacità divulgativa nonché di un'autentica  considerazione per il pubblico. Siamo stati messi in grado, tutti quanti, di capire perfettamente quanto veniva detto, anche se si trattava di concetti complessi e di una materia in genere considerata ostica. Anche in questo modo si fa esercizio di democrazia e di inclusione. Il silenzio palpabile, quasi religioso, che si respirava in sala, rendeva testimonianza della grandissima attenzione.

Credo che quando un ex Presidente della Corte Costituzionale parla della Costituzione, sia più proficuo ascoltare ed imparare. Senza  necessariamente condividere, ma evitando la presunzione di bacchettare maldestramente un'autorità in materia. Mi auguro che questo non sia il tono che i sostenitori della riforma vorranno adottare nella campagna referendaria. Cerchiamo di stare ai contenuti e di evitare isterismi da pasdaran.