Il Consiglio comunale di Asti decide sul teleriscaldamento

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di Alessandro Mortarino.

Ancora una settimana densa di accadimenti attorno al discusso progetto del teleriscaldamento cittadino e lunedì 16, martedì 17 e mercoledì 18 gennaio si terranno tre consigli comunali che prevedono all'ordine del giorno la discussione della proposta di Variante urbanistica per l'area interna all'ospedale dove si vorrebbe costruire la centrale industriale. Al termine della discussione, il voto ...

La settimana ha avuto il suo apice giovedì 12 gennaio, con un partecipatissimo consiglio comunale aperto, durato fino a tarda notte, in cui cittadini, associazioni, comitati si sono alternati per esprimere le loro motivazioni contrarie al progetto (la gran parte degli interventi) o a favore (alcuni tecnici invitati dalla maggioranza consiliare).
Al termine i 14 consiglieri di minoranza (di centro-destra, Movimento 5 Stelle, Sinistra) hanno proposto un ordine del giorno per impegnare l'amministrazione a richiedere ad AEC e alla Provincia di Asti di sospendere temporaneamente il procedimento in corso e approfondire gli aspetti procedurali, valutare una collocazione in area industriale, riconsiderare l'approvazione di una Variante definita "un precedente pericoloso a seguito del quale qualsiasi porzione del territorio comunale, indipendentemente dalla sua destinazione urbanistica, potrebbe diventare sede impropria di insediamenti produttivi", consentire al Consiglio e alle Commissioni di adeguatamente poter valutare l'intera pratica e tutte le sue documentazioni.
L'OdG non è passato grazie al voto di un consigliere di maggioranza ormai sotto le coperte e richiamato in aula all'ultimo minuto ...

Sabato 14 si sono tenute due separate e consecutive conferenze stampa: la prima dei 14 consiglieri di minoranza, la seconda dei cittadini, associazioni e comitati; entrambe hanno ribadito la contrarietà della città all'impianto di teleriscaldamento e elencato una serie di iniziative che, qualora il consiglio dovesse approvare la Variante urbanistica, verranno in ogni caso messe in campo, dal punto di vista legale e di pressione civica.

Tra i due appuntamenti, venerdì, finalmente un cittadino astigiano è riuscito ad accedere ad un atto che in molti avevamo richiesto all'ASL di Asti, ovvero la copia del documento con cui l'avvocato romano De Marinis esprimeva la propria consulenza sulla questione della cessione dei terreni ospedalieri e sui successivi rapporti di fornitura tra AEC e il Cardinal Massaia. Un parere richiesto (e pagato ...) dall'ASL in primavera, ma stranamente non considerato finora da nessuno (tanto meno dall'ASL).

E' un documento piuttosto interessante che meriterebbe massima attenzione da parte di tutti i Consiglieri. In cui l'avvocato De Marinis evidenzia la debolezza degli intenti dell'ASL sul "venir meno delle funzioni di interesse pubblico alle quali in origine le aree erano destinate", in quanto "non è chiaro quale sia l'utilità, per l'ASL AT, di spogliarsi di tali proprietà".
Una utilità chiara per AEC ma non per l'Ente sanitario, dato anche il fatto che l'acquisto di beni e servizi non può essere frutto di una semplice trattativa commerciale diretta ma deve passare attraverso la centrale di acquisto nazionale/regionale CONSIP: "i contratti stipulati in violazione di tali indicazioni sono nulli, costituenti illecito disciplinare e causa di responsabilità amministrativa".
E senza trascurare l'esistenza di un rapporto contrattuale settenale in atto con un fornitore del calore, che "rappresenta circostanza contrastante con l'iniziativa che qui si discute" e esporrebbe l'ASL a sacrifici finanziari e rischi di richieste danni.

Conclude l'avvocato romano con una affermazione piuttosto chiara: "in termini puramente economici non sembrano profilarsi soverchi vantaggi dall'operazione prospettata, se è vero che stesse note dell'AEC ne stimano i conseguenti risparmi in termini alquanto contenuti e comunque da realizzarsi in un arco temporale di medio-lungo periodo".

I Consiglieri comunali ne terranno conto ?

Ci auguriamo di sì.
Ma nel frattempo cittadini, comitati e associazioni astigiane hanno formalmente ribadito che il vero "nodo" del dibattito sul teleriscaldamento sta in questa domanda: c'è differenza tra un impianto industriale oppure un giardino terapeutico all'interno del nostro fondamentale ospedale ?

Ecco il testo del loro ultimo appello:

Lo scorso 23 novembre oltre 4 mila cittadini astigiani e diverse associazioni del volontariato locale hanno inviato all'ASL di Asti e all'Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte un formale documento attraverso il quale hanno manifestato l'interesse a poter concorrere all'acquisizione dell'area interna all'Ospedale Cardinal Massaia, consapevoli della decisione di concederla a seguito di richieste da parte dell'amministrazione comunale di Asti per destinarla all'impianto industriale generatore del dibattuto progetto di teleriscaldamento.

Nel pieno spirito del lascito testamentario che ha consentito di destinare l'area all'edificazione dell'ospedale Cardinal Massaia, i cittadini hanno specificato la loro intenzione di creare in questo terreno un innovativo "giardino della salute" da mettere a disposizione del nostro ospedale, al fine di sperimentare pratiche di benessere naturale al servizio della cura della persona ed evitare, nel contempo, che impianti industriali possano snaturarne la funzione.

Al momento nessuna risposta è ancora pervenuta e la prossima settimana il Consiglio Comunale sarà chiamato ad esprimere il proprio assenso o dissenso alla proposta della Giunta di approvare una apposita Variante al Piano Regolatore per trasformare l'area ospedaliera da “
area per attrezzature sociali, sanitarie ed ospedaliere” ad “area per attrezzature pubbliche di tipo direzionale, di supporto logistico e tecnologico, aree per attrezzature di tipo direzionale di società che svolgono un servizio di interesse generale”, dovendo altresì aggiungere alla già evidente forzatura una ancora più grande: la destinazione produttiva, pena l’inammissibilità dell’intero investimento impiantistico.

L'eventuale approvazione sarebbe, a nostro parere, un atto gravissimo nei confronti dei diritti dei malati poiché peggiorerebbe - per sempre - le condizioni essenziali di quiete e serenità che un ospedale deve, invece, sapere garantire ai propri assistiti, anzichè negando ad essi un approccio di cura veramente innovativo per decine di anni.

Che un ambiente sereno e il "verde" abbiano effetti positivi sulla salute e sull’umore dell’uomo è un fatto ormai comprovato. Negli Stati Uniti, come in Gran Bretagna e in altri Paesi, molti medici e scienziati -  a cominciare dal prestigioso ricercatore Roger Ulrich - hanno trascorso decenni nel condurre studi per capire quanto significativamente la natura riesca ad influenzare il corpo e la mente, tanto da favorire i processi di guarigione.
I risultati? A dir poco sorprendenti: è stato accertato che, a parità di altri fattori, i pazienti che durante la loro degenza possono godere di una camera affacciata su un giardino o su un parco guariscono più in fretta, assumono una quantità inferiore di antidolorifici e presentano meno complicazioni rispetto a chi, invece, passa la sua convalescenza in una camera orientata verso un muro di mattoni.
Immaginiamoci se al posto del "verde" ci dovesse essere una centrale produttrice di energia, calore e raffrescamento con quattro camini per smaltimento fumi alti 35 metri ad una distanza di poche decine di metri dalle finestre dei reparti ospedalieri.

Ai giardini terapeutici sono oggi pienamente riconosciute, anche dalle più importanti riviste medico-scientifiche, le capacità di ridurre e attenuare le sindromi di deficit dell’attenzione e dell’iperattività (ottimo, quindi, per i bambini); sollevare l’umore e calmare lo stato d’animo nei casi di depressione; supportare e aiutare nella malattia di Alzheimer o di altre malattie senili e degenerative; controllare i sintomi del diabete e regolare sindromi legate al cibo; rilassare, calmare e migliorare il sistema immunitario; migliorare le condizioni di lavoro del personale medico e paramedico dell’ospedale (minore incidenza del burnout); diminuire l’uso dei medicinali; accelerare i tempi di guarigione soprattutto a seguito di interventi operatori o episodi legati ad eventi traumatici.

Detto che la Salute non ha prezzo, se si vuol ridurre comunque il tutto ad un dato meramente economico, all’accelerazione dei tempi di guarigione con conseguente diminuzione dei giorni di ricovero e al minor uso dei farmaci non può che corrispondere  un notevole risparmio di denaro pubblico ed un evidente vantaggio in termini di disponibilità dei posti letto di cui, basta leggere le cronache di questi giorni, c’è sempre più bisogno.
Le scelte dell’Ospedale San Luigi di Orbassano vanno in questa direzione. Se si vuole ridurre il tutto ad un livello prettamente economico, riteniamo che questa soluzione sia competitiva e migliore rispetto a quella offerta da AEC.

E' questo, a nostro avviso, il vero "nodo" del dibattito sul teleriscaldamento: c'è differenza tra un impianto industriale oppure un giardino terapeutico all'interno del nostro fondamentale ospedale ?
Noi non avremmo dubbi su quale ipotesi scegliere, ma spetta ora ai Consiglieri comunali esprimersi e fare la "cosa giusta" per tutta la città, tutta la provincia e tutti i cittadini, malati o sani che siano.

In ogni caso, noi siamo pronti ad acquisire l'area e farne un'isola di riposo terapeutico che possa diventare un esempio di autentica "funzione sociale" per tutti.
Ce lo permetteranno ? ...