E che la Giornata della Legalità sia ogni giorno ...



di Alessandro Mortarino.

Anche Asti ha partecipato alla Giornata della Legalità dello scorso 23 maggio, celebrata in tutta Italia nella data corrispondente alla strage di Capaci del 1992 in cui perirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre componenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Grazie a una iniziativa di Libera, in collaborazione con Altritasti, la città si è ritrovata unita per una colorata e pacifica manifestazione incardinata sull'identità della memoria come base di una prospettiva di futuro collettivo ...

Una manifestazione ricca di stimoli e di emozioni che consideriamo importante e che avevamo proposto per rispondere a un'esigenza certamente morale ma in qualche modo anche fisica, per ricostruire l'unità di una comunità che non perde memoria del passato e ne fa uso consapevole per costruire percorsi di cambiamento.

La Giornata si è sviluppata in tre distinti momenti. Il primo, più "istituzionale" si è celebrato nella sala del consiglio comunale, piacevolmente gremita. Qui i massimi vertici della Prefettura, della Questura, della Procura della Repubblica, della Casa di reclusione di Quarto, assieme al Sindaco Brignolo, sapientemente stimolati da Isabella Sorgon (referente astigiana di Libera), hanno raccontato come quotidianamente le nostre istituzioni locali combattono la criminalità organizzata, la strada percorsa dalla giustizia in questi ultimi 25 anni successivi alla strage di Capaci, le innumerevoli azioni che ancora dobbiamo (tutti assieme) perfezionare. Ognuno di loro ha anche voluto unire un personale ricordo di "quel" 23 maggio, ripercorrendo le loro emozioni di una giornata che resta uno degli episodi più gravi della nostra storia recente e che per alcuni significò l'inizio di un lungo periodo di difficili prove sul campo.

Al termine, tutte le persone presenti hanno formato un compatto corteo che si è snodato per le vie cittadine per raggiungere la seconda "tappa" ai giardini Alganon, dove alcuni Volontari di Libera e alcune studentesse hanno letto brani particolarmente toccanti, ricordando Mauro Alganon (il giovane astigiano che perse la vita il 2 agosto 1980 nella strage di Bologna) e facendo risuonare le struggenti parole di Tina, moglie di Antonio Montinaro (uno dei tre ragazzi della scorta di Falcone che perirono con lui nell'agguato di Capaci) dedicate al marito e a tutti i Servitori dello Stato vittime della ferocia mafiosa.

Il corteo, sempre più numeroso e con ancor più giovani che in partenza, ha poi proseguito il suo percorso per raggiungere il Tribunale, dove gli amici di FuoriLuogo attendevano per mettere a dimora una Fotinia (Photinia), una pianta da siepe che mantiene le sue foglie tanto in estate quanto in inverno: un gesto simbolico per tenere accesa ogni giorno la fiamma ardente della legalità.
Anche in questa terza "tappa" alcune studentesse hanno proposto letture toccanti e quando a Liliana Maccario (anima storica di Libera ma anche Ispettore e segretario del SIULP, il sindacato dei lavoratori della Polizia di Stato) è stata data la parola, le sensibilità di tutti i partecipanti raggiungevano un livello di intensità massimo, liberando qualche lacrima davvero benvenuta.

Personalmente credo che manifestazioni come questa facciano bene al morale (e alla salute), offrano speranza, indichino la strada.
E facciano pensare.
Nello specifico ci siamo trovati "costretti" a pensare a cosa è accaduto in questi 25 anni che ci separano dalla morte di Falcone. E che credo dimostrino come parecchi muri ideologici si siano finalmente disgregati.

Oggi sappiamo, infatti, che la Mafia non esiste: esistono le Mafie, al plurale.

Sappiamo che le Mafie non sono un episodio "geografico" e non sono un fenomeno esclusivo del Sud d'Italia: le Mafie sono ovunque. Ovunque vi siano capitali, affari, economia e finanza.

Sappiamo che i Mafiosi non sono le caricature sempre disegnate come individui rozzi, volgari, con i fucili a pallettoni bene in vista: hanno giacche a doppio petto e colletti bianchi.

Sappiamo che le Mafie hanno bisogno di Imprenditori compiacenti e di Politici disponibili, dunque di un "terreno mafioso" in cui i semi dell'illegalità possano germinare.

Possono apparire come deboli segni, ma sono invece ferree certezze, fondamentali per contrastare in modo civico ogni episodio contrario al bisogno di giustizia che le parole dei rappresentanti delle Istituzioni ascoltate nel 23 maggio astigiano e i volti decisi di tutti i partecipanti consegnano al nostro dovere di persone e di comunità.

Ma la democrazia non sempre vale per tutti, dunque occorrono atti tangibili per far sì che la voce dei cittadini venga ascoltata, che le istituzioni locali si sforzino di creare meccanismi per restituire sovranità alle istanze civiche, che si evitino di considerare i tanti "comitatini del No" come un ostacolo e li si valorizzi come risorsa vera. Avvicinare i cittadini alle Istituzioni è il primo atto di un'azione forte di contrasto alle criminalità.

Infine: il Sindaco Brignolo ha detto che le Mafie vanno combattute con una guerra sempre più militarizzata.
Il mio credo nonviolento mi porta a pensare che la vera guerra da scatenare sia quella del ricostruire una società priva di diseguaglianze, in cui tutti abbiano le stesse opportunità, dignità, lavoro, diritto di parola.
Diritti.
Le Mafie prospereranno sempre in un tessuto sociale privo di coesione e non saranno le armi o l'intelligence a fermarne le losche attività.
La società è l'arma della Legalità.

E la società è fatta di persone e di bisogni. Che non possono attendere ...

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