Riflessioni sul tema dell’immigrazione: Rifugiati, richiedenti asilo o immigrati economici

di Seck Mamadou, Segretario Fiom/Cgil Asti.

Credo che sia giusto distinguere la differenza tra i rifugiati, i richiedenti asilo e gli immigrati economici ma tale differenza non può essere presentata come una distinzione sulla base della quale scegliere gli immigrati meritevoli da quelli non meritevoli, cioè quelli da accogliere e quelli da respingere ...

Esistono differenze giuridiche notevoli: i rifugiati sono protetti della Convenzione di Ginevra, i migranti economici rimangano in una zona grigia di disperazione. I primi attraversano il mare per sfuggire a conflitti, persecuzioni politiche, religiose, guerre alla ricerca della sopravvivenza. I secondi sono persone spinte ad emigrare a causa delle trasformazioni climatiche, della siccità e del depauperamento del suolo dovuto all'introduzione di monoculture da parte delle multinazionali occidentali e/o vecchi paesi coloniali, della corruzione, del nepotismo, della sovrappopolazione, della povertà, tutti fenomeni molto diffusi nei paesi di provenienza degli immigrati.

Come ben si evince, all’interno del fenomeno delle migrazioni, le motivazioni sia politiche che economiche sono spesso sovrapposte.
Possiamo affermare che solo i cittadini dei Paesi ricchi godono pienamente del contenuto dell’Art.13 della dichiarazione dei diritti dell’uomo, che recita che ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato, che ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese.

In questa fase, è giusto ricordare che nella Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo stanno le fondamenta della convivenza civile: dignità e diritti.
Sono evidenti le discriminazioni nell’applicazione del diritto internazionale alla libera circolazione.
Gli immigrati sono intrusi e indesiderati che, attraverso accordi politici con la Libia, Ciad, Turchia – Paesi dove vengono violati sistematicamente i diritti umani - l’Europa cerca di respingere con la costruzione di un cordone di sicurezza, costituito da centri di raccolta che sono a tutti gli effetti campi di detenzione e di tortura.

Sentiamo spesso dire che siamo invasi da immigrati, ma quando succede il contrario, tale spostamento è considerato quello dei potenti che possiedono soldi e un “buon passaporto” e possono andare ovunque alla faccia dell’esotismo.
Per questi motivi, riteniamo molto grave ed inaccettabile la decisione del Ministro degli Interni Matteo Salvini di chiudere i porti italiani affinché la nave Aquarius venisse respinta con 629 persone tra le quali alcune donne incinta, minori non accompagnati e bambini. Il Ministro è molto orgoglioso di aver impedito al bastimento di attraccare, contro la normativa internazionale del mare.

Rammentiamo che accogliere i richiedenti asilo e i rifugiati è nostro dovere ed un loro diritto giuridico soprattutto per quelli che hanno subito vessazioni, persecuzioni, violenze, incarcerazioni arbitrarie durante il viaggio. Il soccorso, in generale, è l’essenza della comunità globale e rappresenta il vincolo umano tra gli individui.
La crisi attuale ci ha dimostrato che non si può più stare illusoriamente al sicuro nella fortezza europea e l'Europa non può salvarsi finché ci saranno conflitti e carestie in altre parti del mondo. Siamo dentro la globalizzazione, dove il senegalese guadagna da vivere in America o in Europa, il cinese in Marocco o in Gabon, l’italiano in Venezuela, in Argentina o in Belgio, un indiano in Francia o in Inghilterra ... ecc.

Non si possono cancellare i segni visibili che fanno dell’Italia o dell’Europa un Paese o un continente multietnico con la presenza di persone di pelle, lingue e religioni diversi.
E’ opportuno consolidare gli ideali di solidarietà, democrazia, libertà, tolleranza, pace, eguaglianza, serena e civile convivenza cercando di travalicare le etichette politiche, economiche e gli interessi elettorali.

Purtroppo rammento che abbiamo assistito alla campagna elettorale più brutale nella storia della Repubblica Italiana. Oggi, pur avendo un governo i nostri politici non trattano i veri problemi degli italiani concentrando tutte le loro energie sul tema dell’immigrazione alla ricerca di capri espiatori e di bacini da cui attingere voti attraverso proposte nazionaliste e sovranazionali allo stesso tempo, come “prima agli italiani”, “aiutiamoli a casa loro”, “vengono qui a rubarci il lavoro, rimandiamoli a casa”.

Tutto questo alimenta una guerra tra poveri, una guerra sociale di tutti contro tutti passando dall’autocoscienza collettiva e solidaristica degli anni Settanta ad un basso livello di umanità e civiltà in cuila principale modalità di gestire e/o dare delle risposte è la costruzione di muri, politiche protezioniste e paura verso il “diverso”.

Crediamo che non si possa più continuare a pensare l’immigrazione come una crisi o un’emergenza ma che si debba trattarla per ciò che è: un fenomeno strutturale che deve essere governato seriamente mettendone in evidenza i lati positivi.
E’ un fatto che il tasso di natalità nei Paesi europei ed in particolare in Italia sia garantito degli immigrati. Gli immigrati sono cittadini produttivi che pagano le tasse e arricchiscono il Paese contribuendo alla vita economica, sociale, politica e culturale.

L’Europa è molto felice d’avere dei giovani immigrati perché la popolazione sta velocemente invecchiando e ha bisogno di giovani per poter mantenere lo stato sociale, la politica sociale, la politica previdenziale.
In maniera generale, tutti i Paesi europei beneficiano del lavoro degli immigrati, non è pertanto giusto continuare a dire “aiutiamoli a casa loro” perché tale affermazione è un vero e proprio inganno ai cittadini.

Solo questi cambiamenti ci aiuterebbero a combattere le diseguaglianze globali, nazionali, locali.
Sottolineiamo la necessità di non perdere il senso della solidarietà nella nostra società che dovrà essere necessariamente sempre più aperta a molteplici influenze culturali e in cui spetterà al Governo, alla società civile, alle rappresentanze sociali e soprattutto alle istituzioni scolastiche il compito di educare alla convivenza e di impedire il cumularsi di vecchi e nuovi odi.

In conclusione, crediamo che siamo di fronte a un periodo estremamente difficile ed inedito.
Rammentiamo che ci stiamo confrontando con atteggiamenti, prese di posizioni e provvedimenti di un governo votato dalla maggioranza delle persone che rappresentiamo. Tutto ciò può significare solo tanti anni di errori politici e di incapacità di affrontare e governare un fenomeno come quello dell’immigrazione.

Ora siamo costretti ad agire con maggiore responsabilità ed intelligenza, e a farci carico anche delle critiche, degli epiteti e delle ingiurie frutto dell’ignoranza.
Questo è il momento giusto di resistere e avanzare sulla nostra strada senza abbassare la guardia e senza mai perdere l’umanità e i nostri ideali solidaristici che ci contraddistinguono di fronte alle barbarie.
In questo scenario, dobbiamo continuare la formazione e l’informazione a tutti livelli, strumento fondamentale per poter elaborare proposte e risposte politiche adeguate, come ad esempio:

- progetti di corridoi umanitari;
- percorsi di accoglienza e di cittadinanza dei minori senza diritti – Ius soli, Ius culturae;
- pratiche di contrattazione sociale ed inclusiva a livello territoriale;
- corsi di lingua italiana per facilitare la convivenza;
- progetti di scambi culturali;
- sportelli informativi alle problematiche inerenti al soggiorno e alle pratiche amministrative.

 

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