Faldone Falduto

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di Alessandro Mortarino.

Leonardo Falduto è un docente universitario di Economia Aziendale dell'ex Facoltà di Scienze Politiche di Alessandria, ora DiGSPES-Università Piemonte Orientale. Vanta una grande esperienza diretta anche nella gestione di Enti pubblici (è stato direttore generale del Comune di Savona e consulente in molti progetti organizzativi in Liguria, Veneto, Piemonte) e per queste sue caratteristiche è stato scelto dall'amministrazione comunale di Asti, attualmente in carica, per guidare un gruppo di studio finalizzato all'analisi e valutazione della governance e del sistema di affidamenti relativi alla ex municipalizzata ASP SpA. A lavoro completato, il professore ha relazionato per oltre due ore in un consiglio comunale tematico. E da qui si sono aperte le cateratte del cielo...

Oltre alla lunga e dettagliata esposizione orale, il professor Falduto e il suo team hanno prodotto anche un analitico documento di più di 90 pagine. Un documento indubbiamente da studiare, ma che risulta indisponibile in quanto "secretato". I consiglieri comunali che ne hanno fatto richiesta hanno potuto ritirarlo solo a fronte dell'impegno formale (con tanto di firma) di non divulgarlo a nessuno.
Eppure a molti sarà capitato di andare a prendere un caffè in uno dei bar nei dintorni di piazza San Secondo e lì incontrare gruppi di consiglieri intenti - a voce alta - a discutere di qualche passaggio della relazione, rigorosamente con il loro faldone in bella vista.

A qualcuno sarà anche capitato di avere la possibilità di sorseggiare il suo caffè sbirciando qualche frase vergata in una delle oltre 90 pagine del corposo faldone.
E a qualcuno, infine, sarà addirittura capitato di trovare a terra - dentro o fuori dal bar - qualche pagina "dimenticata" (per sbadataggine o calcolo?).
I segreti sono segreti quando non si accennano. "So ma non ti posso dire" equivale, spesso, a dire più di quanto non si dovrebbe...

Non sappiamo con esattezza ciò che il faldone di Falduto e del suo team riporti, ma sappiamo quello che il professore ha pronunciato in pubblico. Non una radiografia dello stato di salute di Asp, ma una storia di leggerezze e di atti probabilmente non perfettamente regolari, che rimettono in questione l'intero progetto pubblico/privato a cui ci eravamo abituati.

Dalle parole del prof. Falduto in consiglio comunale e dalle "sbirciate furtive" si materializzano alcune questioni; citiamo le più "calde":

1. Il Consiglio di Amministrazione di ASP è stato eletto senza tenere conto delle disposizioni normative allora vigenti, che prevedevano la possibilità di un semplice Amministratore Unico;

2. In caso di dimissioni anche di un solo membro del Cd'A, l'intero organo avrebbe dovuto decadere;

3. I patti "parasociali" che regolano il rapporto tra il socio pubblico e i soci privati, in realtà (secondo la formulazione dell’art. 2341-bis) risultano essere veri e propri accordi di joint venture e come tali non dovrebbero consentire all'Amministratore Delegato di ASP di inserire nello statuto solo alcune clausole, isolandole dalle altre: questo finirebbe per alterare e sbilanciare i complessi equilibri che gli stessi “accordi di joint venture” si sono proposti di disciplinare. Ad esempio la possibilità di affidare incarichi/lavori/servizi alle imprese private socie di ASP, i criteri di valorizzazione della partecipazione di NOS profondamente differenti dal criterio-base patrimoniale inizialmente stabilito in sede di gara (oggi il "valore" della quota del socio privato NOS pare quasi doppia rispetto ad un corretto calcolo);

4. Il Comune di Asti si è trovato nella condizione contemporanea di “Cliente” di ASP e anche di "Socio". E l'allora Segretario Generale del Comune in un ruolo contrastato: Responsabile dell’anticorruzione, da un lato (con il compito di  porsi “al di fuori” di tutte le attività gestionali) e intestatario di tutte le competenze relative ad ASP, dall'altro (controllore delle attività di ASP, sottoscrittore dei Contratti di servizio, liquidatore delle fatture ecc.);

5. La cessione del 45% di GAIA SpA avrebbe forse dovuto basarsi su una Gara che prevedesse un ribasso rispetto al corrispettivo di allora, cioè con una base d’asta inferiore al valore complessivo delle tariffe in essere e l’obbligo di rilancio ad incrementare ulteriormente il risparmio sulle tariffe già previsto a base di gara. Il che avrebbe favorito la riduzione delle tariffe pagate dai cittadini per portarle per lo meno vicino ai livelli medi piemontesi.

Ovviamente il faldone del team di Falduto si occupa anche di teleriscaldamento, di illuminazione Pubblica, di AEC SpA e di molto altro.
Ma le 90 pagine, come detto, sono "secretate" e quindi noi non le abbiamo ancora potute valutare... Peccato.
In attesa che le rilevazioni tecniche del prof. Falduto vengano diffuse, la domanda resta la medesima di sempre: servizi essenziali come quello della gestione del servizio idrico integrato non sarebbe meglio fossero interamente curati da un Ente rigorosamente pubblico (magari in forma non di SpA ma di azienda di diritto pubblico, come ABC di Napoli)?

Parliamo di acqua.

Un diritto. Non una merce...