Chiude dopo oltre 30 anni il Centro culturale San Secondo. Ma perchè?...

di Alessandro Mortarino.

La notizia era nell'aria da tempo ma c'è voluto un freddo e scarno comunicato della cooperativa «La strada» per rendere definitivo il quadro di una situazione che non pare prevedere alternative: il Centro culturale San Secondo di Asti chiude. Non per stanchezza, non per mancanza di motivazioni. Ma per l'ennesimo diktat dell'economia reale, che spinge la parrocchia di San Secondo a richiedere un canone di affitto, insostenibile...


Il risultato è dunque la chiusura ed è un finale inatteso e malinconico. Peggio: è un finale di cui nessuno pare voler rivendicare la paternità. E forse davvero nessuno lo ha scritto, questo finale, il che è ancora più grave. Perchè che vi potessero essere problemi di gestione, di costi manutentivi e di spese straordinarie per la sicurezza dei locali, era noto a tutti. Ma che la rigida gerarchia del bilancio (costi meno ricavi uguale profitto, altrimenti gettiamo tutto alle ortiche) potesse prevalere su scelte solidali e sulla valorizzazione di un ruolo culturale, questo davvero sorprende.

Per chi non conosce il Centro culturale San Secondo di Asti, diciamo che la struttura di via Carducci negli ultimi circa 35 anni è stato uno dei principali motori della cultura astigiana. Un grande salone convegni, diverse piccole sale, la biblioteca, il salone ipogeo, centinaia e centinaia di incontri ogni anno, un luogo multietnico sede abituale di associazioni, cooperative, progetti.
Nel nostro piccolo, qui si è sviluppato negli ultimi 15 anni il seme "del cambiamento" che ha portato alla nascita del primo Gruppo di Acquisto Solidale astigiano (Il Gasti), di Altritasti, del Comitato Astigiano a favore delle Acque Pubbliche, del Movimento nazionale Stop al Consumo di Territorio. Cioè Reti: fra persone, fra associazioni, fra persone e associazioni. All'interno di un contesto sociale aggregante, un "brodo culturale" che avvicina e contamina e crea. Se oggi alla Camera e al Senato sono in discussione due innovative Proposte di Legge per la salvaguardia del Bene Comune Acqua e per l'arresto del consumo di suolo, la catena consequenziale dei principi e delle idee ci porta proprio alle origini in via Carducci.

A gestire il tutto la cooperativa «La strada» che dal 2001 lo aveva in comodato d’uso gratuito attraverso un impegno scaduto a fine 2018 e ora oggetto di richiesta di affitto. Troppo per le casse esigue della cooperativa, costretta così a rinunciare alla sua gestione. La parrocchia di San Secondo pare avere avviato trattative con un privato, ma le informazioni qui si fanno nebulose e non si sa neppure se verrà mantenuta la destinazione d’uso della struttura, frutto della donazione di un privato cittadino (Mario Martinetti) che nel 1986 volle offrire alla città di Asti un luogo che si denotasse come laboratorio culturale, in grado di promuovere iniziative che favorissero il dialogo, l’apertura, il superamento del pregiudizio, la riflessione sul mondo contemporaneo.

Il rischio reale è di perdere per sempre un luogo-motore di sviluppo delle idee. Ma davvero non c'è alternativa? Davvero l'unica possibilità è trovare l'ennesimo privato pronto a pagare un affitto per avere in cambio un profitto o per garantirsi il soddisfacimento di un egoistico bisogno?

Se la Cultura è un Bene Comune, non sarebbe il caso di percorrere tutte le strade possibili per uscire dalla logica del bilancio e del denaro e provare a tratteggiare un reale sostegno al ruolo di questo luogo all'interno di una società che non ha bisogno di nuovi spazi ricreativi ma di autentici centri di rinnovamento mentale, di stimoli e comportamenti contro corrente?...



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Registrazione: Tribunale di Asti n. 7/2011 del 28.10.2011 - Direttore Responsabile: Alessandro Mortarino