Un grande messaggio riapre il Cinema-Teatro Balbo a Canelli

di Alessandro Mortarino.

Le parole sono importanti. Ma molto più importanti sono le emozioni. Il 10 maggio una partecipata e corale cerimonia ha salutato la riapertura del Teatro Balbo (ma io preferisco chiamarlo Cinema-Teatro) dopo 1597 giorni di chiusura e l'ostinata volontà dei giovani del comitato spontaneo "Su il Sipario" e, in particolare, di Alessandro Negro. Un primo momento di parole ed emozioni che hanno fatto da preludio al vero nuovo atto di una rinascita culturale affidata alla proiezione, domenica 19 maggio, di un film che molto più delle parole ha simboleggiato i contenuti di un messaggio - forte e viscerale - che penso lascerà segni tangibili nei tanti cittadini presenti...

Il film era "Pina", l'autore niente meno che Wim Wenders. Regista visionario che qui introduce la tecnica 3D per trasferire sul grande schermo l'arte di Pina Bausch, coreografa tedesca, una delle massime espressioni di tutti i tempi del teatro-danza.

Cinema. Teatro. Danza.
No, non può essere un caso che per la "prima" del Balbo si sia scelto questo film. Un film di ritmi, di movimenti, di gesti, di espressioni. Immagini vorticose che non lasciano spazio al pensiero; tutto vibra attorno e dentro lo spettatore. Vita e impegno. Illusioni e speranze. Vita che è arte. E quotidiana fatica.

Quando la macchina da presa inquadra i volti dei danzatori-attori di Pina, le bocche sono serrate. Eppure ascolti parole e ti domandi se siano suoni e come possano rimbalzare con tutta quelle semplicità. Parole che escono dai loro cuori, ma davanti hai solo donne e uomini. Normali. Ricordi episodici che si scolpiscono. E non sono le parole che segnano il confine. Sono i corpi, le emozioni vissute, la complicità, gesti e sguardi.

Non le parole.

Le parole non riescono mai ad esprimere il tutto. Sono un'elaborazione del pensiero, non il pensiero.

I corpi non tradiscono.

E' questa la lezione di Pina, la lezione di "quelli del Balbo": esiste un futuro. Sottile. Robusto. Anche a Canelli, se sapremo portare con noi l'esempio di una comunità fatta di slanci non trattenuti e di elargizioni spontanee. Di relazioni e non di "cose".

Cinema. Teatro. Danza.
Arte? O vita vera?...

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