Cinque è il numero perfetto

di Franco Negro.

Una sera di fine estate mi infilo in un cinematografo perché proprio quel giorno sento parlare del film. E ‘la vicenda di Peppino e Nino, nonno e nipote, entrambi guappi, nella Napoli degli anni Settanta. Quando il ragazzo resta ucciso, una serie di riflessioni sulla vita e la società scaturiscono nella mente di tutti i protagonisti...

Il regista è un certo Igort , pseudonimo di Igor Tuveri.

Tuveri è un fumettista romanziere e regista, nel film recita anche, e fa una considerazione sui fumetti all’interno del racconto filmico. Non gli piacciono i fumetti americani perché gli eroi sono sempre dalla parte della legge, sono sempre a sostegno del più forte e contro i delinquenti che vogliono scardinare il sistema americano e l’ordine costituito mentre, e qui sta il motivo del mio articolo, per gli italiani gli eroi sono sempre delinquenti, ladri o contro l’ordine costituito. In genere se non sono mariuoli sono eroi che vivono da furbi, ai margini della società.

Ecco, non avevo mai pensato a questa cosa.

Forse non è proprio sempre così ma nel film si fa l’esempio di Diabolik. E proprio di lui voglio parlare.

So che per i più giovani i fumettisti più conosciuti sono autori come Zerocalcare e altri ma Diabolik rappresenta un mondo che cambia a cominciare dalle inventrici, due sorelle Angela e Luciana Giussani.

Le due sorelle ormai scomparse raccontano che l’idea di Diabolik è nata quando trovarono un romanzo di Fantomas, dimenticato  da qualcuno sul treno;  sta di fatto che esce il primo numero con il sottotitolo “Il fumetto del brivido”. Era il novembre del 1962 e costava 150 lire. Il personaggio è innovativo così come il formato pocket; d’un tratto esplose il fenomeno Diabolik diventando un caso di costume con numerosi tentativi di imitazione.

Dunque nasce su un treno di pendolari, allora la carta costava poco e si poteva rischiare e fu subito una formula magica, un eroe (?) nell’ombra della notte, spietato e senza cuore.

Nato in un formato comodo da leggere, tascabile, e a guardarlo oggi come un grande videogioco. Diabolik precede di anni “quando il gioco si fa, duro i duri cominciano a giocare” (celebre frase detta da John Belushi) perché fa rapine senza precedenti e i colpi si susseguono e le contromisure di Ginko, il commissario, appaiono insormontabili e il lettore si chiede come farà Diabolik a superarle. Come sbroglierà la matassa in modo credibile perché noi lettori avevamo la certezza che ci sarebbe riuscito, ma come?

Qui, il grande gioco di arrivare all’ultima vignetta scoprendo l’esito finale.

Diabolik non è un politico, neppure un teorico, non esterna ne polemizza o discute: compie rapine!

Esprime così il suo dissenso e forse questo è il suo segreto di tanta popolarità negli anni del fine millennio.

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