Asti progetta un nuovo centro commerciale. Anacronistico...

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di Alessandro Mortarino.

Se mettiamo in relazione due fatti registrati in questa settimana, credo abbiamo chiara l'evidenza del "cortocircuito" (e della "schizofrenia") di questo momento. Lo scorso 22 luglio SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente) e ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) hanno reso noti i dati del Rapporto 2020 sul consumo di suolo che segnala il continuo avanzare di un fenomeno grave che attende l'intervento della "politica", di un'emergenza in atto. I vertici dei due massimi Istituti scientifici dello Stato hanno sintetizzato la situazione con questa eloquente frase "Dal cemento non si torna indietro". Nelle stesse ore, ad Asti è trapelata la notizia che l'amministrazione comunale sta trattando con Provincia e Regione una variante urbanistica per trasformare un terreno in via Maggiora (davanti al Borgo di corso Casale) dalla attuale destinazione "a servizi" ad area commerciale: un nuovo L2 da ben 45.000 mq di superficie...

In quest'area molti anni fa era stata prevista l'edificazione del nuovo Palazzetto dello Sport, ora riprogettata in altra zona.
La scelta politica pare molto chiara: ottenere il via libera per la variante urbanistica, aprire un bando e augurarsi che qualche società offra quegli attesi 4/5 milioni di euro per costruire un nuovo centro commerciale, di cui i cittadini astigiani non avvertono alcuna esigenza e che, si potrebbe scommettere, produrrà la crisi di qualche struttura già in attività e la sempre più feroce competizione fra i grandi nomi della grande distribuzione organizzata (in attesa che una struttura commerciale più contenuta prenda forma in corso Savona al posto del dismesso mulino in zona lungo Tanaro, ovviamente...!).

Il tema del consumo di suolo non pare scalfire minimamente gli amministratori locali, che probabilmente ritengono che Asti non appartenga all'Italia (e neppure al Pianeta Terra) e non debba considerarsi parte integrante di un processo di tutela del suolo ancora non antropizzato. La parola e gli ammonimenti della scienza cozzano, ancora una volta, con le esigenze di cassa dell'Ente comunale, pronto a barattare benessere con finanza liquida.

Ma la cittadinanza osserva la questione con particolare attenzione, tanto che una petizione "dal basso" è già stata avviata e invitiamo tutte e tutti a sottoscriverla qui.

Questo è il testo (molto semplice e chiaro) della petizione:


No al nuovo centro commerciale, si ad ambiente e valorizzazione della nostra città

Nel momento storico in cui ci troviamo, caratterizzato da sconvolgimenti climatici e pandemie che spingono scienziati e governanti ad interrogarsi sulla necessità di rivedere vecchi modelli di sviluppo e puntare su una nuova economia che metta al centro la sostenibilità, ad Asti viene proposta l'ennesima colata di cemento con il progetto di un nuovo centro commerciale, denominato “Borgo 2".

Noi diciamo NO, pronti invece a sostenere tutti quegli interventi mirati a:

• Combattere il consumo di suolo, riqualificando le aree verdi della nostra città;
• Rimanere al fianco dei piccoli commercianti, perennemente penalizzati dalla concorrenza iniqua con la GDO;
• Non credere alle favole. Chi viene da fuori città per far spese nel Centro Commerciale svuota lì le proprie tasche e non porta un euro alle periferie;
• Ostacolare l’ennesima cattedrale nel deserto: Asti ne ha già troppe;
• Creare posti di lavoro reali e stabili, in contrasto con le politiche aziendali della GDO;
• Interrompere un trend che non è applicabile ad Asti, città con un bacino di abitanti troppo piccolo per poter sopportare una tale prolificazione di grandi catene commerciali. La città è satura, il rischio è quello di scatenare una guerra fra poveri;
• Lasciare il terreno espropriato a fini collettivi, come era stato immaginato, per migliorare la qualità della vita. Non si può speculare sulla pelle delle persone;
• Contrastare l’aumento del traffico veicolare per tutelare l’ambiente. Il livello di inquinamento della nostra città è fuori controllo da troppi anni ormai.

Per questi ed altri motivi vi chiediamo di firmare la petizione, una richiesta che nasce da cittadini come voi, arrabbiati di fronte al menefreghismo della nostra amministrazione, di fronte all’indifferenza verso gli evidenti problemi della nostra città. Chiediamo che venga aperto il dialogo alla cittadinanza, alle associazioni di categoria e portatori di interessi diffusi in modo da valutare insieme i pro e i contro sotto ogni punto di vista, prima di un definitivo via libera al progetto.

Costruendo un nuovo Centro Commerciale non faremo altro che condannare a morte i piccoli commercianti e ostacolare quella svolta ecosostenibile oggi così necessaria.