… e il quattro vien da sè

di Paolo X Viarengo.

Non c’è due senza tre, recita il noto proverbio. Infatti, dopo il dimezzamento dei contributi all’Israt, arbitrariamente decisi in quanto l’intervento dell’amministrazione precedente non era della metà dei contributi ma molto meno, e la “querelle” del sottopasso Marconi, prima affidata a parole ad Asti pride e poi condivisa, successivamente, con l’associazione “Sole che sorgi” ora, sulla strada di trasformare la sorda e grigia aula del consiglio comunale di Asti in un bivacco di manipoli, viene messo un altro tassello. Nessun richiamo al fascismo, per carità!...

Seguendo l’esempio di “Sole che sorgi” che va a Dongo compatta come una legione perché Dongo è un bel posto per farci una gita e la legione è una formazione dell’antica Roma, anche il richiamo all’aula sorda e grigia non ha nulla a che vedere con nostalgie del ventennio. Ovviamente ogni aula è sorda in quanto non ha fisicamente le orecchie. Grigia perché c’è smog e il bivacco di manipoli è un richiamo alla riforma manipolare di Caio Mario. Mussolini non c’entra nulla, no?

Il terzo tassello, dicevamo, è la proibizione dell’uso di Piazza San Secondo per le manifestazioni. Il 7 ed il 20 giugno alcuni ragazzi astigiani avevano chiesto alla Questura la possibilità di utilizzare la piazza per due manifestazioni: la prima a fronte del cambiamento climatico e la seconda per dire no al razzismo. Entrambe le date sono state accettate ma non in Piazza San Secondo in quanto il Sindaco di Asti, Maurizio Rasero, non avrebbe piacere che si svolgano lì: spostate nella più defilata Piazza Statuto.  
Da qui nasce l’interpellanza dei consiglieri comunali di UnitiSiPuò e la risposta scritta del sindaco. I consiglieri segnalano come le manifestazioni, a norma dell’art. 17 della Costituzione italiana possano essere vietate solo e soltanto per comprovati motivi di sicurezza o incolumità pubblica. Bisogna darne preavviso al Questore almeno tre giorni prima, il quale le può a sua volta vietare per ragioni di ordine pubblico, moralità o di sanità pubblica. Infine, in questi tempi debbono essere rispettate, ovviamente, le misure Anti-Covid.

Rasero risponde che già nel settembre 2019 aveva rilasciato interviste in cui dichiarava pubblicamente che piazza San Secondo era una piazza di altissimo valore per la città di Asti in cui andavano fatte solo manifestazioni istituzionali o canoniche. Si riservava, infine, di fare “una bozza dei criteri di utilizzo della piazza” e di sottoporre la stessa “agli organi dell’Ente competente per la sua formalizzazione”. Nel mentre, la piazza è stata vietata ad un gruppo di ragazzi che, con mascherine e distanziati, pretendevano addirittura di esprimere il loro pensiero sotto le finestre dell’ufficio del sindaco.

Si, perché, per chi non è di Asti, in piazza San Secondo c’è il palazzo comunale. Oltre alla collegiata di San Secondo da cui la piazza prende il nome. Santo patrono di Asti, che la leggenda vuole decapitato perché non si sia piegato ai diktak del regime dell’epoca e credeva, in cuor suo, di poter professare la religione che meglio credeva. Di pensare con la sua testa. E, eventualmente, anche di parlarne con altri. Manifestare il suo pensiero ad alta voce. Magari in una piazza. Magari anche sotto le finestre del prefetto Romano o di chi l’Impero Romano aveva deciso di inviare a comandare Asti.

Ma la Storia è piena di questi martiri. Ma la Storia è piena di persone che hanno pensato con la loro testa e hanno condiviso le loro idee con altri. Ma la Storia è piena, ed in parte è stata anche fatta, da manifestazioni di piazza. Come non dimenticare il comizio del 1^ maggio del 1945, proprio in una gremitissima piazza San Secondo ad Asti, in cui i membri del Cln, guidati dal sindaco Felice Platone, celebrarono la liberazione dal Nazifascismo?

Noi adulti, spesso e volentieri, critichiamo i giovani perché passano le giornate al cellulare e sono avulsi dal sistema che un giorno sarà loro. La risposta non può essere lo spostamento delle loro manifestazioni da una piazza a un'altra perché l’una ha troppa visibilità ed è il cuore di Asti mentre l’altra, piazza Statuto, è più defilata e danno meno fastidio.
La risposta dovrebbe essere: venite ragazzi. Manifestate quanto volete, proprio nel cuore della città che sarà vostra, un giorno. Perché voi siete il futuro di questa città ed avete il diritto e il dovere di pretenderla migliore già da adesso. Parliamone assieme. Confrontiamoci. Vediamo se possiamo unire le forze, le idee. Ricordandoci sempre che anche se le idee sono diverse dalle nostre, devono comunque essere espresse.

Un gruppo di ragazzi, magari con cartelli o campanelli, che chiede con forza e determinazione un cambiamento dell’attuale sistema o urla il suo no al razzismo, non viola nessun dettame di legge. In qualunque piazza, via o corso questo avvenga. Non fa fare brutta figura alla città che li ospita. Non fa storcere il naso al turista, magari del nord Europa dove il tema “green” è particolarmente sentito.

L’unica cosa che si potrebbe pensare è: Asti è una città viva. I giovani si interessano del loro futuro. L’amministrazione comunale fa di tutto per permetterglielo.

Ma guarda un po’ che bella città!

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