Una diga sul Tanaro

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di Paolo X Viarengo.

Si erge per un altezza di un metro e ottanta. Tra il ponte della ferrovia Asti-Acqui e lo scarico del depuratore. Con i suoi gonfiabili che sbarrano lì il corso del fiume, serve a creare un invaso. Un lago artificiale, le cui acque vengono incanalate nelle turbine delle centrale idroelettrica incassata nel cemento armato sulla sponda destra del Tanaro. Quasi di fronte al depuratore. Produrrà, quando in funzione, circa 8 milioni di Kw di energia pulita e genererà circa 30.000 euro annui di oneri di compensazione per il Comune di Asti. Genererà anche utili al suo gestore privato che venderà l’energia prodotta alla rete pubblica...  

Il progetto è del 2013, quando la ditta Valp.el di Torino ottenne il nulla osta dalla Provincia di Asti. Poi nel 2014 la Valp.el divenne Valp.el 2 e lo è tutt’ora. Quattro soci: la vecchia Valp.el, la  Ruscalla Energia Srl, la Finav di Como e la cuneese Scotta Hydro. Presidente Roberto Ruscalla. Sede in Asti, via Provenzano 6 dove ha sede la Ruscalla Renato, storica ditta astigiana di costruzioni. Con forti legami con la Tubosider e, di conseguenza, col Gruppo Gavio. Lo stesso gruppo che fino a poco tempo fa - grazie alla maggioranza in Nos SpA, il socio privato di Asp, con la società Asta srl, e a patti parasociali decisamente particolari - nominava l’amministratore delegato della nostra ex municipalizzata: cioè la massima carica operativa dell’Ente.
La digressione dalla centrale idroelettrica all’Asp è pertinente in quanto quest’ultimo è anche il gestore delle rete fognaria di Asti.

Ma andiamo con ordine. Il progetto del 2013 ha subito ben 17 prescrizioni da parte dell’Aipo, la massima autorità di bacino, contro le due o tre che, di media, subisce un progetto simile. Nasce, quindi, non bene e così prosegue. Allo stato attuale presenta tre grossi problemi: lo scarico del depuratore poco distante, la foce  del Borbore e lo scarico fognario d’emergenza.

Lo scarico del depuratore è situato subito dopo la diga e, quando questa è alzata, sussiste il fondato rischio che il flusso d’acqua, incanalato per lo più nelle turbine che producono energia elettrica, non sia sufficiente a diluire i liquami. Potenzialmente ricchi di batteri pericolosi per l’uomo.
Mi viene in mente l’Escherichia Coli che prospera in tali circostanze, ma ce ne saranno sicuramente anche altri.
Tutto questo è ampiamente dimostrato da una prova di invaso, peraltro non autorizzata, fatta il 29 giugno in cui si vede come le acque non passino proprio più da dove scarica il depuratore, consentendone l’accumulo di liquami. Prova che ha deviato improvvisamente il corso del fiume e ha lasciato la fauna ittica in preda alla lenta morte per asfissia nelle piccole pozzanghere, rimaste dove un tempo scorreva il Tanaro: un bel risultato per chi vuole produrre energia “pulita”.

Prova non autorizzata che ha portato ad una lettera di richiesta di spiegazioni da parte del Comune di Asti, indirizzata all’azienda e a tutti coloro i quali dovrebbero vigilare sul suo operato, a firma del dirigente del settore Ambiente, Arch. Angelo Demarchis, purtroppo ancora senza risposta.
Uno scempio che ha ricordato molto da vicino quei reportage fatti nei paesi del terzo mondo. Dove la Natura viene stuprata e mercificata a causa della povertà e della corruzione imperanti: forse per questo più comprensibile, anche se non scusabile, rispetto a quanto avvenuto nel nostro cosiddetto occidente ricco e civilizzato.

Poi c’è il Borbore. Le genti rivierasche di Asti sanno che è sicuramente più pericoloso del Tanaro per le alluvioni di cui la città è a rischio. Vedasi quella del 1948. Dopo l’alluvione del ’94 il suo corso è stato deviato ed è stato fatto sfociare in prossimità del ponte di Tanaro su corso Savona, quando tutti sanno che un ponte ad arcate costituisce, di fatto, una diga: quindi buttiamogli sotto due corsi d’acqua, no?
In corso Alba c’è un ponte. peraltro bellissimo, risalente a fine ‘800. Basso. Ad Arcate. Costruito quando le piogge erano minori e la stupidità dell’uomo non aveva ancora dato il via al cambiamento climatico attuale. Del tutto inadatto ad accogliere le piene dei giorni nostri e l’acqua che cala dal cielo durante gli attuali acquazzoni.
Su tutto questo si innesta ora la diga, il cui invaso non solo impedisce alle acque del Borbore di defluire nel Tanaro ma addirittura fa risalire alle acque di quest’ultimo il corso del torrente, con problemi facilmente immaginabili.

Infine, ma non ultime. le fognature. Nel 2009 è stato costruito un capace collettore che dal Cardinal Massaia, raccoglie le acque e scarica in pozzetti, tecnicamente Clapet, posto nel Parco Lungo Tanaro. In caso di eventi atmosferici eccezionali, per non intasare la rete, il Clapet p2, ad esempio, scarica direttamente in Tanaro. Tutto ciò è permesso dalla Legge in quanto, in caso di bombe d’acqua, i liquami sarebbero abbondantemente diluiti dalle acque piovane. Eppure, l’invaso della diga continua ad accumulare limo e “paltrame” davanti a questi scarichi d’emergenza: attualmente sono ostruiti al 30% circa. Occorrerebbe, quindi, installare potenti pompe, con spese milionarie, che possano sparare l’acqua oltre il limo ed oltre l’invaso.
Ma chi le dovrebbe pagare: il privato costruttore della diga, beneficiario dei proventi della centrale idroelettrica, creatore del problema e, fino a poco tempo fa, ben presente in Asp o l’Asp stesso in quanto gestore delle fognature?
Magari spalmandone il costo sulle tariffe che applica ai cittadini astigiani in cambio di migliori deflussi d’acqua nel caso di abbondante pioggia? Evitando, così, le frequenti intasature di questo piovoso agosto e le conseguenti cantine piene di acqua, fango e liquami di fogna?

Una centrale idroelettrica è un'opera “verde” per sua natura e dovrebbe avere il minore impatto possibile sull’ambiente, anzi dovrebbe contribuire a salvaguardarlo e non a "stuprarlo". La prova d’invaso e la conseguente secca del fiume a valle della diga ha svelato migliaia e migliaia di blocchi di cemento sparsi sul greto. A rovinarlo. Blocchi di cemento molto simili a quelli che erano serviti a deviare il corso del fiume in attesa della costruzione dei gonfiabili attuali. E del tutto simili a quelli che, prima ancora, proteggevano la massicciata della vicina ferrovia ed i piloni del suo ponte.
Ora sono sparsi qua è là nel fiume: da dove arrivano, chi li ha buttati lì e chi li toglierà, resta allo stato attuale, un mistero.

Un segreto: come quelli che aveva Pulcinella. Forse siamo di nuovo di fronte all’ennesimo mascheramento del Capitale, predatorio e mercificatore. Mascherato da ambientalista per i suoi scopi di lucro. Incurante dell’ambiente. Della salute. Della città. Del presente. Del futuro.

In questo video potete vedere qualche immagine che illustra il progetto della centrale sul Tanaro e soprattutto le prove di invaso effettuate.