Asti e altre 44 città danno il via alla Società della Cura

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di Alessandro Mortarino.

Lo scorso sabato 21 novembre si è avviato il primo atto formale di un percorso civico nazionale denominato "Per una Società della Cura. Fuori dall'economia del profitto": un'iniziativa che vede riunite 329 tra associazioni, Reti sociali, Movimenti di tutta Italia uniti nell'idea di costruire e proporre un nuovo modello di vita basato sull'uguaglianza, sulla condivisione dei Beni Comuni, sulla concretezza dell'uscire da una società dei consumi per ritrovare il senso della e delle comunità. Della vita vera, insomma...

Un percorso rigorosamente "dal basso" che ha preso forma nel pieno del primo lockdown, ha unito soggetti simili e prodotto un manifesto valoriale - condiviso e comune - molto chiaro che definisce in sette punti i cardini nevralgici di un cambio di rotta che la Politica odierna pare non considerare e che i cittadini ritengono debbano assurgere a parametri primari e indispensabili per affrontare le grandi crisi in cui già ci dibattiamo e che nel prossimo futuro saranno le assolute emergenze da affrontare:

1. Conversione ecologica della società
2. Lavoro, reddito e welfare nella società della cura
3. Riappropriazione sociale dei beni comuni e dei servizi pubblici
4. Centralità dei territori e della democrazia di prossimità
5. Pace, cooperazione, accoglienza e solidarietà
6. Scienza e tecnologia al servizio della vita e non della guerra
7. Finanza al servizio della vita e dei diritti.

Perchè Nessuno si salva da solo e Nessuno può essere lasciato indietro!
La crisi pandemica ha messo in mostra i limiti che in molti tardavano a vedere:

- Le crisi sanitaria, economica, ambientale e climatica vanno affrontate assieme, con un piano equo e unitario, bloccando le derive regionaliste.

L’emergenza non può comportare discriminazioni tra i diritti delle persone, tra chi ha accesso a cure e reddito e chi ne è escluso. 

– Così si fanno più profonde le diseguaglianze sociali, culturali e di genere, si frantuma la società in corporazioni, si rafforza la gerarchia fra vite degne e vite da scarto.

Sabato scorso si sono tenute 45 manifestazioni in altrettante città italiane, alcune "fisicamente" in piazza, le altre - in gran parte - su piazze virtuali. Tanto la manifestazione nazionale quanto quelle locali sono state disturbate per tutta la giornata dalle intrusioni di un gruppo di "guastatori" (ovviamente parliamo delle manifestazioni avvenute su piattaforme on line, perchè nelle piazze "fisiche" costoro non si sono fatti vedere....). Anche ad Asti l'avvio della manifestazione è stata turbata dalla presenza di partecipanti dai nickname particolarmente indicativi (ad esempio, il più ricorrente, Adolfo Itlero), che hanno ripetutamente impedito il corretto svolgimento dell'iniziativa, espulso i partecipanti "veri", costretto a silenziare microfoni e poi anche a migrare su altre piattaforme non note a questo manipolo di sabotatori che crediamo non possano essere semplicemente considerati come degli attivisti "goliardici" ma come autentici squadristi. La Polizia Postale, ci auguriamo, dovrebbe essere già sulle loro tracce.

Nonostante tutto, ad Asti come in tutta Italia, si è respirata un'aria di condivisione, solidarietà e concretezza. Con una serie di richieste di provvedimenti immediati da assumere da parte di una seria rappresentanza politica parlamentare:

- Reddito per tutti e aiuti adeguati fino alla fine dell’emergenza sanitaria;

- Vigilanza costante sul rispetto delle misure di prevenzione, salute e sicurezza in tutti i luoghi di lavoro;

- Investimenti e assunzioni per garantire sanità e istruzione pubbliche, infrastrutture sociali, accoglienza, casa, trasporti;

- Un piano di prevenzione primaria a tutela di salute, vita, beni comuni e territorio.

Considerando che le risorse ci sono e vanno recuperate attraverso:

- Tassa straordinaria su tutti gli alti redditi, patrimoni e rendite;

- Riduzione drastica delle spese militari;

- Abrogazione dei sussidi ambientalmente dannosi, tasse sulle emissioni di gas climalteranti e sulla plastica monouso;

- Blocco delle opere -grandi e piccole- dannose per l’ambiente, il clima e la salute;

- Utilizzo fondi di Cassa Depositi e Prestiti per gli investimenti pubblici sui servizi.

Se questi sono i grandi temi nazionali su cui ora andremo a confrontarci, tutti hanno convenuto che ogni territorio ha il compito di "tradurli" anche - ma non solo - sul piano locale.

Asti ha già battuto il primo colpo. Ora occorre procedere nella costruzione.
Di un nuovo mondo.
Un nuovo modello di società.
Giusto e di/per tutti.

Una Società della Cura...